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Attualità

Asti, case popolari: «Viviamo in tre con meno di 600 euro al mese»

La testimonianza di una inquilina dell’Atc che ha ricevuto la lettera di richiesta di saldo del debito pena la decadenza dell’assegnazione

Testimonianza di una lettrice

«Sono disperata, da quando ho ricevuto questa lettera non vivo più. Se ci mandavano via anche da qui, non ci resta che vivere sotto i ponti. Io, mia madre di 78 anni invalida e mia figlia». A parlare è Roberta Cadeddu, una delle assegnatarie di alloggio Atc che ha ricevuto la lettera con la minaccia di decadenza.
Roberta Cadeddu vive in una casa popolare dal 1999 e dal 2005 ospita la madre in seguito a problemi di salute sia suoi che dell’anziana donna. Vivono, in tre, solo con l’assegno sociale della madre, circa 600 euro al mese e hanno accumulato debiti con l’Atc.
«Non nego la mia situazione di morosità – dice la Cadeddu – ma contesto che mi venga addebitata come morosità colpevole. Con 600 euro al mese dobbiamo mangiare in tre, pagare le bollette e sostenere le spese mediche non coperte dal servizio sanitario. Non ce la facciamo ad arrivare a tutto».

«Come faccio a saldare il debito?»

Fino all’anno scorso, la famiglia di Roberta Cadeddu era iscritta al fondo sociale, ma dal 2017 non più. «Ho un debito di 6 mila euro con l’Atc complessivamente e quando ho ricevuto la lettera ho chiesto come avrei potuto fare per non perdere la casa. Mi è stato proposto di dare subito fra i mille e i 1200 euro per rientrare nel fondo sociale. Ma dove li trovo questi soldi nel giro di 15 giorni? Per me è impossibile. A giorni mi staccheranno anche l’erogazione del gas, adesso che siamo in vista dell’inverno così saremo senza riscaldamento, senza gas per cucinare, senza acqua calda».
La Cadeddu lamenta molta solerzia dell’Atc nel chiedere i debiti alla quale non corrisponde altrettanta efficienza per i problemi di manutenzione e gestione degli alloggi.
«Avevo chiesto un cambio alloggio per andare in un condominio con l’ascensore, visto che mia madre si muove solo in sedia a rotelle. Mi hanno proposto una casa sporchissima, con la porta bruciata e ancora i segni della morte che aveva colpito la donna che occupava prima quell’alloggio».

«Metterebbero in strada due persone invalide»

«Non voglio neppure pensare che arrivino davvero a decretare la decadenza e lo sfratto perché metterebbero per strada due persone invalide. E se non arriveremo a tanto, è comunque una violenza bella e buona inviare una lettera come quella che abbiamo ricevuto la scorsa settimana perché va a moltiplicare il disagio che la mia e tante altre famiglie vivono ogni giorno da sempre».
E poi tira fuori il problema che da sempre aleggia sulle assegnazioni delle case popolari.
«Possibile che non riescano a decidere caso per caso? A valutare la situazione e le esigenze di ogni famiglia? Perché non fanno controlli attenti sulle assegnazioni, su chi non ha più diritto alla casa popolare perché ha redditi alti, oppure perché non abita più lì ma subaffitta ad altri. Senza parlare degli alloggi vuoti che rimangono tali mentre centinaia di persone aspettano la casa».

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