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Vescovo Prastaro e Michelino Musso
Attualità
Chiesa

«Ecco come abbiamo utilizzato i 2 milioni di euro legati all’8 per mille»

Il vescovo Marco Prastaro ha illustrato le modalità di impiego nella diocesi astigiana, tra progetti solidali e restauri delle chiese

“Una firma che fa bene”. E’ lo slogan lanciato dalla Conferenza Episcopale Italiana per promuovere l’8 per mille a favore della Chiesa cattolica. Un invito ripreso nei giorni scorsi dal vescovo Marco Prastaro all’insegna della trasparenza, illustrando alla stampa il modo in cui i fondi ad esso legati vengono impiegati nella diocesi astigiana. Parliamo del gettito Irpef che ogni cittadino contribuente, anche chi non presenta la dichiarazione dei redditi, può scegliere di destinare a 13 enti religiosi, tra cui appunto la Chiesa Cattolica.

Il sostentamento del clero

La Diocesi di Asti ha ottenuto nel 2023 circa 2 milioni di euro, destinati alle tre finalità individuate dalla Chiesa: le esigenze di culto, il sostentamento del clero e gli interventi caritativi. Ad esempio, vengono ristrutturati oratori e chiese, aiutate le fasce povere della popolazione e retribuiti in parte i sacerdoti (per il resto se ne occupa l’Istituto centrale di sostentamento del clero). «A questo proposito – ha specificato il vescovo – vorrei ricordare che un sacerdote percepisce mille euro al mese, che non superano i 1.400 per un vescovo».

I progetti solidali

Come accennato, i fondi dell’otto per mille vengono utilizzati per portare avanti progetti consolidati della Caritas, come il dormitorio per senzatetto e l’emporio solidale: «I servizi che offriamo a livello diocesano – ha affermato Beppe Amico, direttore provinciale Caritas – vengono sostenuti attraverso due canali distinti: l’otto per mille gestito da Caritas Italiana, partecipando a progetti e appositi bandi, e quello della Diocesi. Nel 2024, ad esempio, Caritas Italiana ha finanziato, per un totale di 170mila euro, vari progetti, come “Un tetto per domani”, volto ad offrire a persone in grave disagio abitativo un appartamento in convivenza e un percorso personalizzato di raggiungimento dell’autonomia. Parimenti, per fare altri esempi, la Diocesi ha provveduto alle spese di gestione del centro diurno per i senzatetto “Il samaritano” e la convivenza autogestita per donne in difficoltà “Le querce di Mamre”».
Tra i progetti finanziati anche uno degli ultimi nati. Denominato “Nardos”, come ha spiegato don Simone Unere, rettore del santuario Beata Vergine del Portone, ha consentito «l’avvio di una sartoria liturgica presso i locali attigui al santuario e di un laboratorio sociale, incentrato sulla tessitura, per persone svantaggiate».

L’ambulatorio medico

Si è poi parlato dell’ambulatorio medico “Fratelli tutti” di via Giobert, dedicato alle persone indigenti, altra realtà nata grazie all’otto per mille.
«I fondi – ha spiegato Tiziana Stobbione, responsabile della Pastorale della salute che ha fortemente voluto la struttura – sono stati fondamentali per consentire la ristrutturazione dei locali, con un costo totale di 110mila euro, e lo sono tuttora per la gestione dell’attività, ad esempio per finanziare l’acquisto di farmaci e protesi dentarie mobili per i pazienti».

Restauri e lavori nelle chiese

Una parte significativa dei fondi legati all’otto per mille è destinata poi a opere di restauro delle chiese, che, come ha ricordato il vescovo, «non sono solo luoghi di culto, ma anche di attrazione turistica».
«La fetta più consistente dei contributi richiesti dalla nostra Diocesi – ha spiegato Marialaura Roselli, responsabile dell’Ufficio Beni Artistici della Diocesi – ammonta a 490 mila euro annuali, ed è destinata a sostenere interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo di chiese, cappelle, case canoniche, oratori e saloni parrocchiali esistenti, con 16 cantieri conclusi negli ultimi tre anni».

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