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Eco-compattatori, finisce il sogno ecologico
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Eco-compattatori, finisce il sogno ecologico

Era un esempio di “economia circolare” perfetto che si è trovato a fare i conti con burocrazia, leggi sui rifiuti e contratti di appalto. Parliamo del progetto sugli ecocompattatori che un gruppo di giovani imprenditori

Era un esempio di “economia circolare” perfetto che si è trovato a fare i conti con burocrazia, leggi sui rifiuti e contratti di appalto. Parliamo del progetto sugli ecocompattatori che un gruppo di giovani imprenditori due anni fa aveva sposato e nel quale aveva investito tutti i risparmi. La piccola società aveva acquistato tre ecocompattatori che andavano sistemati in diversi luoghi della città accanto ad esercizi commerciali particolarmente frequentati.

Quello che ha ottenuto più successo è stato quello posizionato accanto al punto vendita di corso Alessandria della Cooperativa della Rava e della Fava. Il meccanismo dell’eco compattatore era molto semplice: i cittadini erano invitati a conferire gli imballaggi di plastica e, ad ogni bottiglietta portata, l’apparecchio corrispondeva 5 centesimi che venivano caricati su una “card” e davano diritto ad un buono da spendere in uno dei negozi convenzionati con la Green Horizon, la società di giovani imprenditori con spirito ecologista. Per la società il reddito derivava dalla vendita della plastica alle aziende che la riciclano e dalla pubblicità dei negozi convenzionati nella cartellonistica intorno agli ecocompattatori; i negozi potevano contare su clientela nuova e i cittadini monetizzavano con lo sconto una buona prassi ambientale. Tanto che, quando entrò in funzione quello alla Rava e alla Fava, erano molti i clienti che raccoglievano per strada le bottigliette abbandonate per avere le ricariche di 5 centesimi.

A fermare quasi subito l’attività è stata la Provincia di Asti, che in una nota esplicativa aveva sottolineato come gli imballaggi da utenze domestiche debbano essere conferiti unicamente ai gestori del servizio di raccolta e di trasporto dei rifiuti solidi urbani differenziati. I rifiuti urbani, infatti, sono di proprietà del Comune al quale, oltre all’onere della raccolta, viene anche riconosciuta la quota dei consorzi di filiera per ogni tonnellata di materiale riciclato. Se vengono sottratte quantità a questo ciclo, oltre a diminuire i contributi dei consorzi, diminuisce anche la percentuale totale di raccolta differenziata dalla quale derivano altri benefit. Così come è strutturata oggi, la legislazione dei rifiuti non prevede che quelli urbani possano essere conferiti a soggetti diversi dalle aziende municipalizzate o da quelle private che si sono aggiudicate l’appalto dai Comuni.

Valentina Anzalone e i soci di Green Horizon si sono rivolti alle istituzioni per trovare un modello di impresa sperimentale che mettesse insieme le esigenze legislative allo spirito della loro singolare start up, ma non ne è uscito nulla di apprezzabile e ieri, lunedì, dopo molti mesi di inattività e un ingente mutuo da ripagare alla società produttrice degli eco compattatori, le apparecchiature sono state rimosse. «Il nostro non era un semplice business – dice Valentina – ma un progetto che avrebbe creato un sistema tecnologico e all’avanguardia nella città e che avrebbe permesso di diffondere la cultura e l’importanza del rifiuto come nuova risorsa attraverso il piccolo incentivo dei buoni sconto».

Per non lasciare però cadere completamente questo progetto che tanto successo ha riscosso, la Cooperativa della Rava e della Fava ha annunciato una raccolta di pareri e giudizi sul sevizio degli ecocompattatori e una contestuale raccolta di firme per metterlo a sistema.

Daniela Peira

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