La vicenda del super rincaro delle tariffe orarie delle palestre scolastiche di proprietà della Provincia fa venire in mente lapologo (o modo di dire, scelga liberamente il lettore) che racconta
La vicenda del super rincaro delle tariffe orarie delle palestre scolastiche di proprietà della Provincia fa venire in mente lapologo (o modo di dire, scelga liberamente il lettore) che racconta di un marito che per far dispetto alla moglie decise di tagliarsi gli attributi. Un modo chiaro, anche se non particolarmente raffinato, per far intendere come la precipitazione e soprattutto la scarsa intelligenza-lungimiranza possa portare ad effetti devastanti e deleteri. In ogni scelta quotidiana, anche quella più banale, ci sono sempre, eccezion fatta per quella ultima e fatale, almeno due alternative, una delle quali, in genere, più difficile ma anche più efficace. Proprio quella che la Provincia, in uno dei suoi ultimi colpi di coda prima delle intempestive ma per certi aspetti astute dimissioni della sua presidente, si è presa ben ben guardia (il lettore ci scuserà il piemontesismo) di prendere. E stato detto, a giustificazione di una decisione che non potrà non avere effetti assai negativi sullattività delle società che finora avevano usufruito delle palestre provinciali, che non si poteva fare diversamente viste le norme della cosiddetta spending rewiew governativa e che in ogni caso le tariffe stesse erano ferme da anni e avrebbero dovuto comunque essere sottoposte a revisione. In tempi di fortissima crisi come quelli attuali, lidea di risolvere i problemi con laumento delle tariffe è non solo irritante per chi già ha il fiato corto, ma del tutto controproducente come dimostra lintenzione di più di una società di rinunciare alluso della palestre stesse con il risultato pratico che nelle casse della Provincia non entreranno più nemmeno gli affitti fin qui pagati e, in secondo luogo – se proprio di revisione si doveva trattare, gli aumenti della Provincia, oscillanti tra il 60 e il 160 per cento, hanno laspetto della provocazione più che di un adeguamento allaumento generale dei costi. Naturale chiedersi risposta ovvia – dove stia in questo caso il servizio ai cittadini.
Paolo Monticone