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Incontro ravvicinato con Forza Nuova" alt="La moschea, l'immigrazione, i gayIncontro ravvicinato con Forza Nuova" loading="lazy" />
Attualità

La moschea, l'immigrazione, i gay
Incontro ravvicinato con Forza Nuova

Forze dell'ordine in allerta per il comizio di Roberto Fiore, leader del partito di estrema destra Forza Nuova. L'appuntamento elettorale ha sollevato numerose polemiche, a partire dalla concessione della sala da parte del Comune. La nostra intervista esclusiva

E’ domenica, e nella Sala Consigliare di Asti c’è un incontro con il leader di Forza Nuova Roberto Fiore. Fiore è anche cofondatore del movimento europeo Terza Posizione. Dopo che sono stati trovati degli esplosivi negli uffici del movimento, è stato vent’anni in Gran Bretagna per sfuggire all’arresto. Ha sostituito Alessandra Mussolini al Parlamento Europeo. Nazionalista, neofascista, fervente cattolico. Mi presento davanti al portone in piazza San Secondo, e trovo davanti a me due poliziotti. “Chi è lei?” mi chiedono subito. “Non posso entrare?”, rispondo. “Sa com’è, sono di estrema destra: ci dobbiamo preoccupare della sicurezza”, mi spiegano. Insisto: “L’incontro non è aperto a tutti?”. Mi fanno capire che ci sono solo simpatizzanti e tesserati. E quando dico di voler intervistare Fiore, mi chiedono quali sarebbero le mie domande, ma io mi rifiuto di riferirle. Si consultano con gli altri, e considerando che ci sono poliziotti anche nella sala dove si tiene l’incontro, finalmente mi lasciano entrare. Forse è eccessiva, tutta questa cautela?

Marina Mazzari, candidata astigiana di Forza Nuova, stava parlando del matrimonio omosessuale: “Il matrimonio dovrebbe suggellare soltanto relazioni naturali”. Poi prende la parola Fiore, per spiegare la sua posizione per quanto riguarda la possibilità di una moschea ad Asti: “La moschea è un pugno alla struttura culturale, architettonica e storica delle nostre città. C’è una grossa differenza tra la legge cristiana, europea e civile, e quella musulmana. Una moschea è come un buco nero, che comincia ad allargarsi: l’islam è notoriamente una religione di conquista. Vorranno che noi accettiamo la Sharia. Dobbiamo opporci da un punto di vista certamente religioso, ma anche culturale, sociale e artistico. Bisogna fare una raccolta di firme per impedire la costruzione di questo scempio”.

Dopo queste dichiarazioni, mi avvicino al leader di Forza Nuova per intervistarlo, focalizzandomi in particolare sul tema dell’immigrazione.
Che cosa pensa della legge Bossi-Fini? Va rivista?
Noi siamo sempre stati contrari. E’ una legge contraddittoria, l’espulsione non è mai un’espulsione netta. Non c’è il concetto per il quale chi entra ha un motivo specifico, un lavoro, una motivazione chiara. Si impiega troppo tempo a espellere i clandestini, e sono operazioni costosissime. La Bossi-Fini è molto responsabile del caso dell’immigrazione. Noi la opponiamo da un punto di vista anti-immigrazione.
Per quanto riguarda i rifugiati?
L’Italia è stata sempre un Paese d’asilo, fermo restando che l’immigrato abbia un titolo serio per essere considerato rifugiato. E’ giusto che, per il periodo in cui rischiano la vita, l’Italia possa offrire un certo tipo di protezione.

Che cosa significa essere anti-immigrazione? La comunità immigrata oggi crea tra l’11 e il 12% del PIL italiano.
Sì, ma ci sono anche tantissimi costi. Noi riteniamo che in questo momento ci sia un’immigrazione assorbibile, perché cristiana e di cultura sostanzialmente europea; ma c’è anche un’immigrazione difficilmente assorbibile, per la quale sarebbe più corretta, anche nel loro interesse, l’espulsione. Non prendo neanche in considerazione chi è clandestino e chi commette crimini: loro ovviamente non possono restare sul territorio italiano.
Che cosa significa? Stilare una lista di Paesi sì e una lista di Paesi no?
Certo: per quanto riguarda la cittadinanza, ad esempio, bisogna giudicare la persona in base alla capacità di capire la nostra cultura. Proprio qualche giorno fa ho sentito la notizia di un marocchino a cui è stata bloccata la procedura per l’acquisizione della cittadinanza perché aveva picchiato la moglie. Il giudice ha fatto una considerazione: questa è una cultura estranea alla nostra, quindi non può diventare italiano.

Lei crede che le violenze alla moglie fossero dovute alla sua religione?
Questo è quello che ha affermato il giudice. Evidentemente ha constatato che le violenze erano dovute al fatto che la religione musulmana non ha una visione della donna come quella che abbiamo noi.
In realtà in Italia sono di più gli italiani a commettere violenza sulle donne tra i muri di casa, che non gli stranieri.
Sì, ma non è la stessa cosa. Non si può dire che la nostra visione della donna sia uguale a quella dei Paesi islamici, no?
Non lo so, mi dica lei.
E’ musulmana per caso?
Mi sta dicendo che accoglierebbe solo gli immigrati di una precisa religione?
Ne faccio decisamente una questione religiosa.
Ma il nostro non è uno Stato laico?
Lo stato laico di per sé è un errore grave. Lo stato laico vuole che ogni religione abbia la stessa dignità. Allora il satanismo?

Non rispondo alla provocazione. Cambio argomento:
Che cosa sceglierebbe fra ius sanguinis e ius soli?
Ius sanguinis, assolutamente. E’ giusto il concetto fondamentale per cui hai la cittadinanza italiana se sei italiano, se hai un’ascendenza italiana. Lo puoi diventare per motivi particolari, ad esempio se frequenti qui una scuola, se crei qui la tua famiglia. Io ho vissuto in Inghilterra per vent’anni, ma non ho mai pensato di diventare inglese. E’ una questione di sangue, di cultura. Ma qual è la differenza tra la cittadinanza italiana e quella senegalese?
Se vive in un Paese da anni e paga le tasse, non le sembra giusto poter avere diritti politici?
Alle amministrative i rumeni possono votare.
E tutti gli altri?
Se noi concediamo la cittadinanza italiana a tutti i giovani di questi Paesi, priviamo questi della loro forza lavorativa, creando un danno sia per noi che per loro.

A quel punto si avvicina Marina Mazzari, dicendo: “Sa che io ho sentito degli albanesi in un bar che dicevano “italiani di m***a”? Io ho delle care amiche albanesi, però… Noi non vogliamo essere razzisti, ma vogliamo avere gli stessi diritti che vengono concessi agli stranieri, di cui noi invece veniamo privati”.
A quel punto sorrido e saluto le persone in sala, circa una ventina. I poliziotti, all’uscita, mi chiedono: “Tutto bene?”. “Direi che sono sopravvissuta”, rispondo.

Ornella Darova

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