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Mensa ospedale, i pasti in più donati ai poveri
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Mensa ospedale, i pasti in più donati ai poveri

I pasti non distribuiti nella mensa del “Cardinal Massaia” saranno raccolti e consegnati gratuitamente alla mensa sociale comunale di corso Genova

Il recupero delle eccedenze alimentari passerà anche dall’ospedale. E’ stato infatti siglato lunedì il protocollo di intesa in base a cui i pasti non distribuiti nella mensa del “Cardinal Massaia” – ma ancora perfettamente utilizzabili e sicuri sotto il profilo igienico-sanitario e nutrizionale – saranno raccolti e consegnati gratuitamente alla mensa sociale comunale di corso Genova, frequentata dalle fasce disagiate della popolazione.

A firmarlo diversi attori: l’Asl, il Comune, la cooperativa sociale Elsa, la casa di riposo “Città di Asti”, l’associazione di volontariato Auser. Tutti con uno specifico ruolo per concretizzare il progetto, denominato “Asti SoLidalmente”, presentato in conferenza stampa, ed in procinto di partire nelle prossime settimane.

Come ha spiegato Luca Casile, lo studente universitario che ha collaborato alla sua stesura, ogni giorno alle 14.30 saranno ritirate le derrate non distribuite, che verranno portate al centro cottura dagli operatori della cooperativa sociale Elsa, sotto la supervisione degli addetti della cucina Asl, e poste in un abbattitore di temperatura tutta la notte, all’interno di contenitori forniti dalla casa di riposo “Città di Asti”. Il mattino dopo saranno prelevate dai volontari dell’associazione Auser che guideranno il pulmino messo a disposizione dalla casa di riposo “Città di Asti” e portate alla mensa sociale di corso Genova.

«Questa mattina – ha esordito il direttore generale dell’azienda sanitaria, Ida Grossi – dimostriamo come il coordinamento fra tanti soggetti dia risultati importanti. Da alcuni anni, con Maria Luisa Amerio (responsabile del reparto di Dietologia e Nutrizione clinica del “Cardinal Massaia” fino allo scorso febbraio e ora consulente dell’Asl, ndr), si prospettava questa iniziativa, in base alla legge 155 del 2003 che disciplina la distribuzione di prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale. Ora ce l’abbiamo fatta, grazie al lavoro di Maria Luisa e delle varie strutture dell’Asl coinvolte dal progetto, dalla cucina al Sian.»

«E grazie anche al confronto con la casa di riposo “Città di Asti”, la cooperativa sociale Elsa, l’associazione Auser, l’Università di Torino. Insomma, attori interni ed esterni all’azienda hanno lavorato insieme per arrivare al protocollo, che poggia su due motivi fondamentali. Primo, il fatto che lo spreco è immorale dal punto di vista etico e rappresenta un costo dal punto di vista della raccolta dei rifiuti. Secondo, il fatto che ha un fine solidale, e quindi è giusto percorrere questa via». Per poi fornire dati significativi: «Si calcola – ha affermato – che ogni giorno al “Massaia” non vengano distribuiti circa 30/40 pasti».

D’accordo Maria Luisa Amerio, riconosciuta dai presenti come il “motore” dell’iniziativa: «Sono veramente felice – ha affermato – che questo progetto inizi il suo cammino. Analizzare la possibilità di attuarlo era stato un obiettivo della struttura che guidavo, ma non si erano verificate le condizioni ideali per portarlo a termine. Ringrazio quindi tutti i soggetti coinvolti, comprese le dietiste che hanno verificato il numero di porzioni partendo dalle eccedenze, ma in particolare il direttore Ida Grossi per aver avuto la voglia di portarlo avanti». Per poi sottolineare che «le porzioni che vengono solitamente preparate dalla mensa sono abbondanti per cui, considerando anche l’esperienza di altri ospedali che stanno già attuando progetti di questo tipo, si potranno recuperare anche più di 40 pasti al giorno».

Un plauso all’iniziativa è giunto dal consigliere regionale Angela Motta, presente alla conferenza stampa insieme a varie altre autorità cittadine. Nello specifico, Motta ha ricordato la legge regionale sullo spreco alimentare da lei fortemente voluta. «Una legge – ha sottolineato – contro lo spreco, non solo alimentare ma relativo in generale ai beni invenduti. L’intenzione è di allargare questo modo di agire alle scuole, ai Comuni, alle aziende sanitarie e a tutti gli Enti interessati affinché si possano aiutare le persone più bisognose e in difficoltà».

Elisa Ferrando

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