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Motocross: braccio di ferro tra sì e no
Attualità

Motocross: braccio di ferro tra sì e no

Acceso confronto in teatro, a Castagnole Monferrato, per discutere della pista che si intende realizzare in frazione Valenzani

Di sicuro i castagnolesi ora sanno dell’esistenza di un progetto sul motocross e riconoscono chi di loro si è schierato a favore, e chi contro. Il piano, che interesserà un’area di 40 ettari, pari al 5% dell’intero territorio comunale, ha animato gli animi e affollato il teatro dove tra una maggioranza di cittadini attenti e determinati a capire, ha predominato la minoranza delle opinioni gridate per avere ragione, dei cori di approvazione e degli insulti delle fazioni del “sì” e del “no”. Probabilmente in molti, partecipando all’incontro pubblico “Conosciamo il progetto motocross”, promosso dal Comitato Vigilanza Motocross per informare la popolazione, si aspettavano di entrare nel dettaglio del come e del perché l’investimento potrebbe incrementare il giro di affari delle attività commerciali e ricettive presenti in paese, ma, a parte qualche dato indicativo sull’affluenza al circuito, nessuno ha parlato di studi di settore sul possibile indotto creato dal crossodromo.

Trasparenza

A scatenare la prima scintilla è stata sicuramente la mancanza di informazione sull’esistenza del progetto, costata non poche critiche al sindaco Baraldi che, come ha ricordato un residente, si è presentato alle elezioni del 2012 con un programma centrato sull’ascolto dei cittadini e sulla valorizzazione delle peculiarità del territorio. «Il progetto della pista – ha risposto il sindaco dichiarandosi favorevole – nasce da un iter burocratico seguito con scrupolo dall’amministrazione, interessa una zona riconosciuta da tutti in paese col nome di “Val an Gerusalemn”, per indicare un luogo abbandonato da oltre cinquant’anni perché troppo lontano dal centro abitato, e rappresenta un “di più”, che nulla ha a che fare con la zona vitata».

Il sindaco di Castagnole illustra il progetto ai cittadini

I favorevoli

«La pista – ha proseguito Baraldi – rappresenta un’occasione per riqualificare un’area di gerbido impenetrabile (e luogo prescelto per l’abbandono abusivo di rifiuti) con percorsi pedonali e ciclabili a beneficio dei castagnolesi e di tutti i visitatori che la pista potrebbe attrarre con il relativo ritorno economico per le attività commerciali e ricettive». A sostenere le ragioni del “sì” numerosi interventi di motocrossisti e appassionati che si sono concentrati sull’aspetto sportivo del progetto, sottolineato la presenza di regole stringenti in materia di sicurezza, rumore e polveri, costantemente monitorati da parte della Federazione Motociclistica Italiana, la mancanza di piste di prima categoria in Piemonte (l’unica è quella di Mirabello Monferrato, a 30 km da Castagnole, nrd.) e l’afflusso turistico garantito dalle gare.

Il fronte del no

Tra le voci del “no”, un’agente immobiliare, un ex viticoltore, l’Associazione Produttori Ruchè e la titolare di un Bed&Breakfast, intervenuta anche a nome dei colleghi, si sono appellati all’impatto negativo che l’attività motocrossistica avrà sul valore degli immobili, soprattutto in relazione alla vicinanza alle abitazioni (500 meri in linea d’aria dalle ultime case di frazione Valenzani, 630 metri da Cascina Borso, 650 da I Gelsi, 830 da Tenuta del Re, 1100 della Barcara), sull’immagine del Ruchè e sulle piccole realtà ricettive, per le quali, anziché rappresentare un bacino di potenziali turisti, la presenza del crossodromo potrebbe allontanare la loro clientela di amanti della natura, dell’enogastronomia e del “turismo lento”. Non da ultimo un giornalista del settore wine che ha invitato amministratori e castognolesi a pensare bene al tipo di futuro che intendono dare alle loro colline: «Dal crossodromo non si torna indietro – ha avvertito – Non sbagliate la pista perché una volta che l’avrete realizzata potrete dire addio all’opportunità Unesco».

I numeri del progetto

A entrare nel merito del progetto Gaja Grosso, titolare della società proponente Monferrato srl., che ha illustrato su una carta numeri e percorsi. Dei 40 ettari, 8 saranno quelli oggetto della variante strutturale del piano regolatore per la realizzazione di 2 piste da motocross, una di prima e una di seconda categoria, 3 ettari di parcheggio ai lati della strada bianca privata che attraversa l’area, 3 ettari destinati a paddock e campeggio camper, un’area servizi e un bar di circa 60 mq. «Le strade di accesso sono e resteranno strade bianche così come il parcheggio – ha precisato – Non ci saranno né cemento né asfalto, ma sono previsti l’utilizzo di pietre di fiume e la piantumazione di nuove alberature per garantire l’ombreggiatura nel periodo estivo. Nell’area accanto al bar realizzeremo una zona picnic con tavoli e panchine, mentre la restante area di bosco sarà ripulita dai rifiuti e dalle specie invasive e dotata di sentieri e percorsi ciclabili».
«Le piste – ha proseguito – potranno ospitare un massimo di 40 motocrossisti per volta. Nei fine settimana ci aspettiamo tra le 100 e le 150 persone; una volta all’anno, in occasione della gara internazionale, prevediamo, tra atleti e spettatori, 2.000 – 3.000 presenze».
“Piccolo” qui pro quo invece sull’ammontare dell’investimento: ai 200 mila euro spesi per l’acquisto di 40 ettari di terreno da 97 proprietari la signorina Grasso aggiunge altri 100 mila euro di allestimenti, cifra poi prontamente corretta dal padre in 1 milione e 200 mila.
Nessun dubbio invece sulla prosecuzione del progetto in merito alla realizzazione di un’analoga pista a Felizzano, distante appena 13 chilometri: «Noi andremo avanti comunque».

Marzia Barosso

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