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Attualità

Movicentro: «Resta una sensazione di imbarazzo»

Il consigliere Rovera replica al vice sindaco Coppo sulla questione sicurezza nella piccola sala d’attesa alla stazione dei bus

Sala d’attesa: continua il “feuilleton”

Continua ad appassionare il “feuilleton” sulla sala d’attesa – chiusa – del Movicentro che, puntata dopo puntata, si alimenta di nuovi interventi pronti ad accendere il dibattito politico. La storia è nota ed è iniziata diversi anni fa: aperta, chiusa, riaperta, richiusa più volte per questioni di sicurezza e per consentire lavori di pulizia e di manutenzione straordinaria, la sala d’attesa è tornata di grande attualità con il cambio dell’amministrazione comunale, ma soprattutto con l’ultima chiusura disposta a gennaio. Il problema, fino ad ora mai risolto, è quello di garantire che gli spazi siano usati dai viaggiatori delle linee extraurbane e non come luogo di bivacco, spaccio o altri atti delinquenziali da parte di non ben precisati gruppi di extracomunitari. Fino ad oggi gli sforzi fatti per tenere il locale fuori dalla portata dei soliti ignoti non hanno sortito gli effetti sperati, né sembra essere servito come deterrente l’impianto di videosorveglianza installato tra quelle quattro mura. La sala d’attesa è di proprietà del Comune, come il resto del Movicentro, ma gestita dall’Asp. Di solito accoglierebbe i viaggiatori più anziani, ma atti vandalici e presenze sgradite l’hanno resa una specie di “limbo d’attesa”. L’ultimo in ordine di tempo a mettere il dito nella piaga “cittadina” della sala d’aspetto è stato il consigliere di minoranza Beppe Rovera (Ambiente Asti). Quest’ultimo aveva interpellato il sindaco per conoscere i motivi della chiusura a tempo indeterminato, ma è stato il vice sindaco Coppo ad annunciare l’escamotage con cui l’amministrazione intende riaprire la saletta garantendone l’accesso solo ai viaggiatori.

Il futuro ruolo del barista

Si sta studiando un nuovo regolamento che prevede l’affidamento del controllo al barista titolare dell’attività che si trova a ridosso della saletta: sarà lui ad occuparsi di tenere d’occhio gli utenti, negli orari di apertura della sala d’aspetto (che saranno gli stessi del bar) e a impedire l’accesso ai non autorizzati, chiamando il 112 se necessario. In cambio otterrà uno sconto sul canone di affitto dei locali. Ma per Rovera, questa soluzione sarebbe abbastanza inusuale.

«Colpisce – replica il consigliere – il rilancio del vice sindaco Coppo: sia il vicino barista a regolare il flusso di accesso. Come dire: non sappiamo più che che fare, occupatevene voi, cittadini direttamente “confinanti” col problema. Barista cinese, peraltro; quasi un “appello intercontinentale”, dunque». Il consigliere di minoranza in una lunga nota ricorda tutte le travagliate vicende che hanno coinvolto la sala d’attesa e gli interventi posti in essere, anche durante la precedente amministrazione, sia Comunale, sia dell’Asp, per ripristinare i locali dopo i danni patiti.

Le tante soluzioni finali

Una vicenda che ha avuto vari attori pronti a dichiarazioni più o meno “definitive” dopo aver ipotizzato la soluzione alla “vexata quaestio” che appassiona l’opinione pubblica.

Rovera ricorda anche il tentativo fatto dall’allora consigliere alla sicurezza e al decoro urbano dell’amministrazione Brignolo, Andrea Visconti, di rimettere in funzione la sala. Un tentativo che, partito bene, non era destinato a durare. «Interessante ciò che accadde dopo: quando cioè si appurò che era “impossibile” mettere d’accordo Comune, Asp e chi di competenza su chi dovesse fungere da “custode diurno” della micro struttura – prosegue Rovera – e si addivenì alla salomonica soluzione secondo cui “non toccherà ai titolari del bar gestire la stanzetta, come dapprima ipotizzato, ma verrà aperta da lunedì a sabato, dalle 7 alle 19, senza la presenza stabile di un custode”. E, “qualora venissero segnalati soggetti potenzialmente pericolosi, toccherà alle forze dell’ordine intervenire con tempestività per evitare che la saletta torni ad essere, ancora una volta, una zona off limits”».

«Nulla di nuovo sotto il cielo, – insiste il consigliere – comprese le parole recenti del vice sindaco Coppo, che riavvolge il nastro della registrazione di una querelle destinata a non finire mai».

«Non vorrei dovessimoricorrere all’ONU»

In attesa di affrontare la questione in Consiglio comunale, il rappresentante di Ambiente Asti fa però un’amara analisi: «Resta la sensazione di imbarazzo per una città che si ingarbuglia persino intorno ai venti metri quadri di una sala d’attesa, alle prese con rimpalli di responsabilità, fino al riaffidarsi ciclico al… barista di turno. Verrebbe da sorridere pensando che il Movicentro non è, in fondo, una esclusiva astigiana; che altre grandi, medie e anche piccole città italiane ed estere usufruiscono di tale servizio e hanno in qualche modo affrontato e risolto la questione dell’ospitalità dei loro viaggiatori. Non vorrei dovessimo, unici nel panorama europeo, ricorrere all’Onu per sbrogliare con una “risoluzione internazionale” l’infelice intrigo. Lasciare chiuso quel luogo utile a studenti, anziani e passeggeri in genere per non saper garantire sicurezza e pulizia, è come rinunciare a costruire case per paura dei terremoti. La francese Nizza ha pianto morti per l’attentato jhadista, ma non s’è neppure sognata di impedire l’accesso alla sua Promenade».

Riccardo Santagati

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