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Partita l’avventura “Tour dei tre mari”

L’impresa, o se si preferisce, l’avventura battezzata “Tour dei tre Mari” l’hanno pensata, studiata, pianificata tre appassionati biker canellesi. Franco Robino, Alessandro Squillari e Giuseppe Occhiogrosso sono partiti ieri dal mare Adriatico, in Puglia. Meta, il Parco nazionale del Cilento

Gli americani la chiamano coast-to-coast: migliaia di chilometri attraverso paesaggi unici da una parte all’altra dell’Atlantico. La road a stelle e strisce nello Stivale è il giro del bacino del Mediterraneo. Che assume una valenza tutta sua se per coprire i 400 chilometri di strade si usa la bicicletta.

L’impresa, o se si preferisce, l’avventura battezzata “Tour dei tre Mari” l’hanno pensata, studiata, pianificata tre appassionati biker canellesi. Franco Robino, Alessandro Squillari e Giuseppe Occhiogrosso sono partiti ieri dal mare Adriatico, in Puglia. Meta, il Parco nazionale del Cilento.

Ma pedaliamo con ordine. L’idea matura nelle lunghe serate invernali, quando la bicicletta giocoforza deve rimanere in garage: unire i tre mari, tutto con la forza dei muscoli.

Ma “i tre mari devono essere italiani, devono essere nostri – dicono  alla vigilia della fatica -. Bisogna conoscere un po’ di geografia, altrimenti non si riesce a mettere insieme un percorso che abbia un minimo di criterio. Allo stesso tempo bisogna che siano itinerari che non si snodino su direttrici autostradali e ti permettano di visitare luoghi meritevoli di una fermata, a prescindere dall’inserimento in guide turistiche sponsorizzate”.

Dall’Adriatico, dunque, dopo aver visitato alcune splendide e poco conosciute cattedrali romaniche, ruota verso le Murge per raggiungere Matera, la città dei famosi Sassi. Sosta e via verso lo Ionio, il secondo mare, sempre in Basilicata. Attraversando il Parco Nazionale del Pollino e i monti dell’Appennino lucano arriveranno a Maratea e, da qui, di volata verso Tirreno, terzo e ultimo mare, e delle coste del Parco Nazionale del Cilento. Più di quattrocento chilometri in cinque giorni “con paesaggi marini e montani poco noti al grande pubblico da godere e gustare nell’ottica di una presenza sempre meno invasiva e consumistica come, invece, accade per le località di massiccia presenza”.

g.v.

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