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Attualità

Storia di Giuseppe Masoero, astigiano nella Campagna di Siberia

Fra il 1918 e il 1919 venne mandato in Estremo Oriente nell’operazione che mirava a contrastare la Rivoluzione Bolscevica che tanta preoccupazione aveva suscitato in Europa. Originario di Castiglione, la sua storia è stata recuperata dal pronipote Giovanni Masoero

Da Castiglione a Vladivostok

Ricorre quest’anno il centenario dalla fine della guerra mondiale che vedrà certamente molte commemorazioni: in questo contesto, vale la pena ricordare la vicenda di un astigiano che visse una storia molto particolare, riemersa dalla memoria del pronipote Giovanni Masoero.
La vicenda è quella di Giuseppe Masoero, fu Giovanni, nato il 2 luglio 1875 a Castiglione d’Asti.
Masoero è uno degli italiani che parteciparono alla cosiddetta “Campagna di Siberia” nel 1919. Una pagina poco sconosciuta della storia della Prima Guerra Mondiale.
La storia militare di Masoero comincia nel dicembre del 1893 quando fu registrato al Distretto militare di Casale il suo arruolamento nel 3° Reggimento Fanteria e nel giugno 1894 Masoero venne promosso caporale di contabilità. Venne Inviato in Africa nel dicembre del 1895, fu congedato nel giugno 1896, ma successivamente richiamato in servizio nel maggio 1898, quindi nuovamente posto in congedo nel successivo mese di luglio 1898.
Richiamato alle armi il 16 gennaio 1917, venne comandato a prestar servizio nell’amministrazione delle Ferrovie dello Stato: nel marzo 1918 tale incarico cessò e Masoero fu registrato come volontario di guerra: messo in forza al 1° Reggimento Bersaglieri del “Contingente Estremo oriente”, si imbarcò a Napoli sulla nave “Roma”, che trasportava le truppe del Corpo di spedizione in Russia (in Siberia).
Sbarcato a Vladivostok il 7 gennaio 1919, l’8 febbraio fu inserito nel Plotone autonomo del 7° Genio Telegrafisti.
Promosso sergente il 1° maggio 1919, il 26 novembre 1919 si reimbarcò a Chino Jang Tao, giungendo a Brindisi il 30 gennaio 1920: il 4 febbraio 1920 fu posto in congedo.

A Masoero venne poi attribuita nel 1935 la Croce al merito di guerra.

Giovanni Masoero

Anche se “Non esiste la Campagna di Siberia”

E’ interessante notare come il libretto matricolare di Masoero riporti la sua partecipazione alla “Campagna di Siberia”: accanto a queste parole, si trova però questa correzione: “Non esiste la campagna siberiana: è la campagna di guerra 1918-19”.

Il colpo di stato operato dai bolscevichi con l’assalto al Palazzo d’Inverno e la presa del potere da parte di Lenin avevano suscitato molta preoccupazione nelle potenze occidentali ed avevano determinato lo scoppio della guerra civile, in cui si scontrarono le truppe filo monarchiche (Armate bianche) e quelle bolsceviche (Armata Rossa).

Ma che cosa ci faceva un astigiano in Siberia?

Il corpo di spedizione italiano di cui faceva parte Giuseppe Masoero era destinato in Manciuria, comandato dal colonnello Fossini Camossi e costituito da un battaglione di fanteria, da una sezione di Carabinieri e da una sezione di artiglieria da montagna; era giunto a Vladivostok il 17 ottobre 1918 ed era stato inquadrato in una Divisione cecoslovacca.
Il 17 maggio 1919 questi reparti si scontrarono con sei reggimenti di fanteria bolscevica, e occuparono Rubenskey; il 1º giugno parteciparono al combattimento di Alexejevska, e alla difesa della testa di ponte sul Leiba.
Giuseppe Masoero, inquadrato nel plotone autonomo del 7° Genio telegrafisti e sbarcato a Vladivostock il 7 gennaio 1919, visse in prima persona questi scontri, anche se il suo foglio matricolare non ci dice nel dettaglio a quali scontri abbia partecipato. Fu però certamente testimone di una vicenda che assunse per certi versi un carattere quasi romanzesco, in cui spiccarono personaggi degni di essere protagonisti cinematografici.

Il ragioniere eroe

Uno di questi è Andrea Compatangelo, un ragioniere nativo di Benevento che aveva interessi commerciali in Russia. Improvvisatosi capitano, Compatangelo riuscì a liberare centinaia di soldati di etnia italiana, precedentemente in servizio nell’esercito austriaco, essendo nativi di paesi del Trentino e della Venezia Giulia, allora sotto il dominio austriaco; con questo reparto, chiamato “Battaglione Savoia”, si distinse in diverse azioni militari a fianco delle truppe cecoslovacche, sempre proseguendo nel tentativo di spostarsi in treno verso l’Oriente, attraversando le gelide terre della Siberia, per raggiungere la legazione italiana di TienTsin. Insieme a Compatangelo, altri due uomini operavano per il salvataggio degli italiani: il primo era il colonnello Achille Bassignano, a cui sin dall’agosto 1916 era stato affidato il compito di recuperare gli italiani appartenenti alle terre irredente e rinchiusi nei campi di prigionia zaristi: Bassignano radunò oltre 1700 uomini, che però non riuscì ad imbarcare per l’Inghilterra, a causa del precipitare della situazione politica in Russia.

 

Masoero incontrò anche Cosma Manera, il comandante della Legione Redenta

Così, gli ex prigionieri vennero affidati all’astigiano Cosma Manera, maggiore dei Carabinieri inviato in Russia con il compito di riportare in patria quei soldati di lingua italiana che erano stati prima arruolati nell’esercito austro ungarico, poi caduti prigionieri dei russi, contro i quali erano stati inviati a combattere.
Infatti, i comandi austriaci diffidavano dei soldati giuliani o trentini, che parlavano la stessa lingua del nemico; da qui la decisione di impiegarli in Russia, su di un fronte lontano, dove non potessero fraternizzare con il nemico.
Cosma Manera raccolse quasi 2000 uomini, che giurarono fedeltà all’Italia e vennero inquadrati nella “Legione Redenta”, suddivisa in tre battaglioni ed inquadrata nel Corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente. Raggiunta poi la legazione di Tien Tsin sia gli ex prigionieri, sia gli altri sodati italiani vennero gradualmente rimpatriati.

Il ritorno a casa nel 1919

La missione italiana terminò il 9 agosto 1919, quando il corpo di spedizione fu richiamato in patria dal Governo Nitti: Masoero sbarcò a Brindisi nel gennaio del 1920, fu congedato e riprese la sua vita: successivamente andò in Messico e si occupò del commercio di vini, quindi rientrò in Italia e si stabilì a Castiglione, dove concluse la sua esistenza.
Il 23 aprile 1933 i componenti del “Plotone della Siberia” si ritrovarono a Milano ed un caloroso invito a partecipare fu inviato anche a Giuseppe Masoero: fu l’occasione per rievocare un momento vissuto in uno scenario fiabesco ma molto pericoloso, in cui la morte poteva arrivare dagli uomini e dalla natura.
Al nipote Giovanni, ritrovati i documenti dello zio, è parso giusto ricordare una vicenda pressoché sconosciuta ai più, ma che all’epoca aveva significato attraversare il mondo, dalle colline di Castiglione a Tien Tsin, dall’Italia alla Siberia.

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