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Caso Ceste: la difesa del marito parte all'attacco
Cronaca

Caso Ceste: la difesa del marito parte all’attacco

Sarà presa fra una settimana esatta la decisione su eventuali perizie disposte dalla Corte d’Assise d’appello sul processo Buoninconti che si è aperto stamattina a Torino

Sarà presa fra una settimana esatta la decisione su eventuali perizie disposte dalla Corte d’Assise d’appello sul processo Buoninconti che si è aperto stamattina a Torino.
Come anticipato, la difesa di Michele, condannato a 30 anni in primo grado ad Asti per l’omicidio della moglie Elena Ceste, ha chiesto ai giudici che venissero approfonditi con perizia tre punti nodali della vicenda giudiziaria che continua ad appassionare l’Italia: causa della morte, analisi delle celle telefoniche e terriccio sui vestiti di Elena. A questa richiesta si è nettamente opposta la pubblica accusa sostenuta anche in appello dalla dottoressa Laura Deodato.

La PM ha spiegato, soprattutto in relazione all’autopsia che, oggi, non ci sono elementi nuovi per arrivare ad una conclusione diversa da quella di due anni fa, quando è stata depositata. Si tratterebbe di una perizia su base fotografica e documentale di atti noti e disponibili da tempo. La difesa non ha esplicitamente chiesto la riesumazione della salma di Elena. Sulla nuova ipotesi di causa della morte avanzata dalla difesa, ovvero quella di assideramento dopo caduta accidentale nel rio Mersa derivante dall’osservazione delle condizioni del coccige, la PM contesta che non si tratta di frattura bensì di effetti dell’erosione alle intemperie essendo la parte più esposta visto che la donna è stata ritrovata in posizione prona.

Con un piccolo giallo su una foto prodotta in un’integrazione della difesa che non è presente negli atti dell’inchiesta. La Deodato non si è opposta alla sua produzione decisa a capirne la provenienza. Michele era presente in aula accanto ai difensori Scolari e Marazzita con un atteggiamento dimesso. Capelli medi, sbarbato, testa in basso, non ha cercato lo sguardo dei genitori di Elena, anch’essi presenti con gli avvocati di parte civile Abate Zaro e Tabbia.

La foto al centro di una vibrata critica della PM Deodato fa parte dei motivi di appello aggiuntivi che la difesa ha prodotto a firma del dottor Varetto. “Si tratta – spiega l’avvocato Scolari – di una foto scattata nel mese di agosto nello stesso tratto di canale in cui venne ritrovata Elena per dimostrare la reale portata del corso d’acqua e l’inaccessibilità da parte di un uomo che trasporti un cadavere”. A sostegno della richiesta di ulteriori perizie, l’avvocato Scolari ha portato ad esempio due recenti casi di cronaca in cui, seppur a distanza di tempo, perizie e analisi hanno rivelato importanti novità: il caso Cucchi e quello del delitto Rosboch per quel che riguarda la madre di Gabriele Defilippi. In entrambi i casi ci sono state importanti svolte per i soggetti coinvolti. ” Ho chiesto ai giudici d’appello se fossero così sicuri che non servissero le perizie – prosegue Scolari – se così fosse, si limiterebbero a fare i notai di una impostazione della Procura e allora tanto varrebbe finire in fretta per consentirci di andare in Cassazione”.

Daniela Peira

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