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altarino elena ceste
Cronaca

Caso Ceste quattro anni dopo

I nonni chiedono il pignoramento dei beni di Michele che non provvede da un anno e mezzo al mantenimento dei figli

 Caso Ceste a distanza di quattro anni

Caso Ceste dopo quattro anni. «Sono tornato da portare a scuola i miei quattro figli e mia moglie non era più in casa. Vicino al cancello c’erano i suoi vestiti e lei è scomparsa. Dovete aiutarmi a ritrovarla». E’ con questa telefonata che è iniziata una delle storie di cronaca più drammatiche e seguite dall’opinione pubblica.
Oggi è  l’anniversario della scomparsa di Elena Ceste dalla sua casa di via San Pancrazio di Motta di Costigliole. Da quel giorno sono stati scritti fiumi di articoli e consumate ore di reportage giornalistici televisivi su un caso che ancora oggi fa discutere.

Un processo ancora aperto

Un caso che, giudiziariamente, non è ancora terminato. E’ fissata per il 17 maggio, infatti, l’udienza a Roma, in Corte di Cassazione, per il ricorso avanzato dagli avvocati di Michele Buoninconti, il marito di Elena, già condannato in due diversi gradi a 30 anni di carcere perchè ritenuto l’omicida della moglie.
Lui non ci sta a questa accusa e si è sempre dichiarato innocente.

I quattro figli

Fra Elena deceduta e Michele in carcere, ci sono loro: i quattro figli della coppia che oggi hanno fra gli 8 e i 17 anni. Due maschi e due femmine che vivono con i nonni materni a Govone. Quattro ragazzini che hanno già vissuto tutto: la vita in famiglia con una madre tenera, affettuosa e molto presente ma succube di un padre rigoroso, geloso con l’ossessione della forma e dell’educazione. Hanno vissuto il dramma della scomparsa della madre e un anno, quello successivo, sotto i riflettori dei media con un padre che (come emerge da molte intercettazioni ambientali) tentava di manipolare ricordi e di isolarli dal resto del mondo. Hanno vissuto l’allontanamento del padre dopo l’arresto, con tutto quello che ne è conseguito: soprattutto la figlia più grande ha appreso particolari delle accuse che hanno messo in dubbio tutte le sue certezze.

Il processo parallelo per l’affidamento

Hanno vissuto il loro coinvolgimento diretto prima nelle indagini, seppur con tutta la delicatezza possibile e poi nel parallelo processo di affidamento ai nonni, al quale si è opposto con tutte le forze il padre, non meno delicato e doloroso del primo.
Su di loro hanno vegliato in questi cinque anni i due nonni, la zia e lo zio, le comunità di Govone e Costigliole e una nutrita schiera di consulenti per l’infanzia che li stanno traghettando verso una ritrovata serenità.

Michele non provvede ai ragazzi

Ancora da risolvere il versante economico. Michele, nonostante le promesse, non ha mai rinunciato alla sua parte di eredità della moglie a favore dei figli e questo, di fatto, impedisce la vendita della casa di Motta di Costigliole, tristemente famosa. Da oltre 1 anno e mezzo, poi, non contribuisce più al mantenimento dei ragazzi, lasciando la responsabilità economica esclusivamente sulle spalle dei nonni. E’ in atto un procedimento di pignoramento del suo conto corrente, ma i tempi sono molto lunghi.
Pochi mesi fa ha chiesto ed ottenuto il trasferimento dal carcere di Ivrea a quello di Alba ma i figli continuano a non volerlo incontrare, né di persona, né via epistolare.

Il caso in Cassazione a metà maggio

In corte di Cassazione, a maggio, per l’ultima volta Michele porterà la sua versione della fine della moglie: morta di freddo dopo aver vagato per la campagna, nuda, in stato confusionale.

Daniela Peira

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2 risposte

  1. I nonni hanno ragione a chiedere il pignoramento dei beni …anche xche’ .. i nipoti sono e saranno segnati x tutta la vita

  2. che dopo 4 anni si parli ancora di omicidio,quando neanche un’autopsia sia riuscita a stabilire le cause della morte è dire tutto ???

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