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Chiusa indagine sui vendemmiatori in nero
Cronaca

Chiusa indagine sui vendemmiatori in nero

Sono una quarantina i braccianti impiegati irregolarmente da cooperative e aziende agricole durante la vendemmia in corso, scovati dalla Guardia di Finanza e dagli ispettori dell’Inps di Asti che hanno concluso proprio in questi giorni una lunga indagine iniziata l’anno scorso

Sono una quarantina i braccianti impiegati irregolarmente da cooperative e aziende agricole durante la vendemmia in corso, scovati dalla Guardia di Finanza e dagli ispettori dell’Inps di Asti che hanno concluso proprio in questi giorni una lunga indagine iniziata l’anno scorso.

I quaranta nuovi casi di irregolarità (si tratta soprattutto di macedoni e bulgari)  vanno ad aggiungersi agli altri già individuati ed intercettati nel corso dell’operazione, arrivando ad un totale che sfiora la quota di 150 lavoratori in nero.

Nel mirino ci sono sia aziende agricole che cooperative che forniscono manodopera per le operazioni vendemmiali.

Proprio negli uffici di una di queste erano stati trovati e sequestrati 200 pacchetti di sigarette di contrabbando che si sospetta fossero destinati ai lavoratori come parte di ricompensa.

Lavoratori che, essendo in nero e non potendo disporre di denaro per trovarsi sistemazioni decenti, sono spesso stipati in rifugi di fortuna.

Sempre nel corso dell’indagine della Finanza, infatti, era stato trovato, a dicembre dell’anno scorso, un dormitorio abusivo nel comune di Castagnole Lanze. Si trattava di una vecchia cascina fatiscente, senza luce né acqua e con le stufette a gas per riscaldamento con alto rischio di intossicazione da monossido di carbonio. La struttura era stata fatta sgomberare con provvedimento di urgenza del sindaco.

Nel quadro dell’inchiesta che è stata condotta in questi mesi dalla Guardia di Finanza di Canelli, è emerso che molti lavoratori non solo lavoravano in vigna senza le previste tutele previdenziali ed assicurative, ma spesso erano sconosciuti agli imprenditori agricoli che, a loro volta, stringevano accordi con obbligo di risultato a terzi, senza intervenire in alcun modo nella gestione delle maestranze mascherando, scrive la Finanza, un vero e proprio impiego di manodopera alle dirette dipendenze dell’agricoltore senza però gli oneri derivanti.

Ai già salati “conti” presentati in questi mesi a cooperative ed aziende, se ne aggiunge un altro ad un cooperativa recentemente oggetto di verifica cui sono state contestate violazioni fiscali relative all’omesso versamento di Iva, ritenute fiscali e contabilizzazione di costi per circa 150 mila euro.

d.p.

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