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Cronaca

«Dopo un anno voglio la verità sulla morte di mio figlio»

L’appello del padre di Daniel, allievo cuoco di 16 anni deceduto alla fine di agosto 2017 in un incidente a Nizza. Per la Stradale si è trattata di una fuoriuscita autonoma, per la famiglia, invece, la dinamica è un’altra.

Un anno fa l’incidente in cui morì Daniel

Da un anno, almeno tre volte al giorno, Loris Lattanzio affida a Facebook il suo “buongiorno”, il suo “buon appetito”, la sua “buonanotte” e poi il suo “buon natale”, il suo “buon compleanno”, a Daniel.
Un rito straziante per chi conosce la sua storia.
Daniel era suo figlio, allievo cuoco di 16 anni. E’ deceduto esattamente un anno fa all’ospedale Cto di Torino dopo una corsa disperata in eliambulanza da Nizza, da un fossato di strada Colania. Lì l’aveva trovato la madre (la coppia era separata da tempo), disteso lungo un fossato, senza conoscenza, con gravissime lesioni. Era andata a cercarlo perché Daniel era uscito di casa per provare la moto Aprilia 50 che aveva aggiustato da solo. Ma non tornava. Senza casco, perché contava solo di fare poca strada giusto per vedere se la riparazione funzionava, è stato ritrovato nel fossato di una stradina secondaria con la moto appena rovinata appoggiata ad un terrapieno pochi metri prima di lui.

Daniel Lattanzio, 16 anni

Nessun dubbio per la Polizia

La Polizia Stradale, chiamata per il rilievo dell’incidente, ha concluso per una fuoriuscita autonoma del ragazzino il quale, con la moto, sarebbe andato a sbattere contro il terrapieno e, non portando il casco, avrebbe riportato lesioni così gravi da condurlo alla morte nella notte successiva al ricovero.
Una ricostruzione alla quale la famiglia proprio non crede e da un anno il padre Daniel si batte affinchè vengano eseguite nuove indagini sulla reale dinamica.
«Nulla riporterà in vita mio figlio, lo so – dice Loris Lattanzio – ma questo non mi distoglie dalla mia ricerca per la verità su come sono andate le cose quel maledetto pomeriggio. All’ultimo saluto prima di chiuderlo nel feretro gli ho promesso che l’avrei cercata, quella verità e non intendo venir meno alla promessa».
Ripercorrendo tutto quello che a Loris e alla famiglia “non quadra”.

Posizione di lui e della moto

A partire dalla posizione. «Mio figlio è stato ritrovato dietro alla moto e non davanti come sarebbe normale se fosse stato sbalzato dopo il colpo contro il terrapieno e aveva la testa rivolta in direzione contraria a quella del muso della moto.
Nessun segno di terriccio
Non c’erano segni di terriccio sulla manopola della moto contro il terrapieno, quindi viene meno la teoria dello “strisciamento” che l’ha tenuta in piedi dopo il colpo.

Ferite solo da una parte

E poi le ferite.
Mio figlio era gravemente ferito sulla parte sinistra mentre non aveva neppure un graffio sulla parte destra del corpo. Nè i suoi vestiti, nè le sue scarpe riportavano segni di sfregatura con l’asflalto e non riportavano terriccio del canale nel quale è stato ritrovato. No, non può essere andata come ci hanno raccontato».

La ricostruzione secondo la famiglia

Per Loris e la famiglia quella di Daniel non è stata una fuoriuscita autonoma ma l’incidente è stato provocato dall’urto contro un’auto o un furgone che lo ha “preso” in centro strada e fatto cadere, salvo poi ricomporlo nel fossato e appoggiarvi davanti la moto».
Ma testimoni non ce ne sono, tranne una donna che però è passata di lì a passeggio ma non nel momento preciso delluscita di strada.

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Appello sempre valido

Ancora valido, dunque, nonostante sia passato un anno, l’appello a qualche testimone che possa sapere qualcosa in più su quell’incidente. E un altro appello agli inquirenti affinchè riaprano il caso.
Ad esempio facendo nuovi sopralluoghi sul luogo dell’incidente o un’analisi approfondita della moto del ragazzino, mai sequestrata ma da allora conservata nel garage di casa senza averla più toccata.

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