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Una spiacevole mattinata alle Poste
Cronaca

Una spiacevole mattinata alle Poste

Siamo alla follia, o perlomeno, ci stiamo arrivando. Una lettrice l’altro giorno mi ha riferito la sua avventura alla sede centrale delle Poste di Asti, in corso Dante, che credo valga la pena

Siamo alla follia, o perlomeno, ci stiamo arrivando. Una lettrice l’altro giorno mi ha riferito la sua avventura alla sede centrale delle Poste di Asti, in corso Dante, che credo valga la pena raccontare, proprio perché emblematica dei tempi che stiamo vivendo.

La signora trova nella buca delle lettere del suo alloggio la tradizionale cartolina che la invita a recarsi alle Poste Centrali per ritirare una raccomandata. Voi sapete le code che bisogna fare per arrivare ad uno sportello e parlare con un’impiegata delle Poste, soprattutto in certi giorni? Ebbene, dopo una lunghissima coda la signora arriva allo sportello e, stanca e già un po’ innervosita dall’attesa, porge la cartolina per ritirare la raccomandata.

L’impiegato consegna la lettera nella mani della signora, che subito capisce che all’interno della busta non c’era nulla o almeno così sembrava. Apre la busta di fronte all’impiegato e all’interno trova un bigliettino con su scritto che la multa, a cui faceva riferimento la cartolina, era già stata ritirata qualche giorno prima dalla signora stessa, a domicilio. “Cosa? – ha subito detto la signora all’impiegato, ben sapendo che la responsabilità non poteva essere la sua – Mi avete fatto venire fino qui, fare tutta questa coda per dirmi che la raccomandata l’avevo già ritirata io qualche giorno prima? Ma ne ero perfettamente al corrente, non sono impazzita”.

La signora forse no, ma alle Poste qualche dubbio sulla funzionalità organizzativa è lecito averlo. Sembra che, a quanto affermato dall’impiegato, non sia un errore ma una procedura da seguire per consentire all’utente di fare ricorso. Una risposta poco comprensibile, ma se così fosse allora è chiaro che qualcosa da rivedere alle Poste c’è veramente, perché non è possibile che una persona sia costretta a farsi code e a perdere tempo agli sportelli per sentirsi dire che la “raccomandata l’aveva già ritirata lei stessa” qualche giorno prima. Pensate ad un pensionato, ad un anziano! Una vera follia.

Ma non è tutto. La stessa signora, non ancora paga del tempo perso e di quella scena da “scherzi a parte” di cui era stata vittima, si è avvicinata ad un altro sportello, questa volta per pagare il bollo dell’auto. Fatta la dovuta coda (la seconda della mattinata), e compilato il modulo, consegna il Bancomat per effettuare il versamento ed ecco l’inghippo. “Signora, la sua auto è stata immatricolata ad Asti?”, chiede l’impiegata. Sì, risponde con qualche perplessità la sfortunata astigiana. “Allora non può pagare con il Bancomat – replica prontamente l’impiegata – con il Bancomat si possono solo effettuare pagamenti per le auto di fuori regione”. Altra follia.

Ma il “Pos” non è obbligatorio per tutti sopra i 30 euro di spesa o di versamento?, ha pensato la signora. In altre parole per pagare il bollo dell’auto alle Poste con il Bancomat è necessario avere un’auto immatricolata in Lombardia o magari in Liguria, diversamente devi effettuare il versamento in contanti. Ma c’è una possibilità: avere un conto alle Poste, allora pare che tutto diventi possibile. Un modo un po’ singolare per accaparrarsi nuovi clienti. A questo punto la signora ha ritirato il suo modulo compilato e se ne è andata, portando con sé oltre al modulo stesso, anche il Bancomat, una considerevole dose di rabbia e una consapevolezza maggiore di come funzionino in Italia gli uffici, soprattutto quelli aperti al pubblico.

f.d.

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