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Lettere di licenziamento a 85 dipendenti Askoll
Economia

Lettere di licenziamento a 85 dipendenti Askoll

Sono arrivate giovedì mattina le lettere di licenziamento agli 85 lavoratori in cassa integrazione per cessazione di attività della Askoll di Castell’Alfero dallo scorso 1° settembre

Sono arrivate giovedì mattina le lettere di licenziamento agli 85 lavoratori in cassa integrazione per cessazione di attività della Askoll di Castell’Alfero dallo scorso 1° settembre. Proprio nel momento in cui gran parte degli interessati stava partecipando ad un incontro con i sindacalisti di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, nel teatro di Castell’Alfero, per capire cosa ne sarebbe stato del loro futuro. La riunione era infatti stata convocata dai sindacati a seguito dell’incontro avuto la scorsa settimana con la proprietà dell’azienda, tenutosi all’Unione industriale.

«In quell’occasione – spiega Silvano Uppo, segretario provinciale Uilm Uil – l’azienda ha spiegato che non avevano avuto alcun seguito le manifestazioni di interesse emerse nei mesi scorsi nei confronti dello stabilimento. Tramontata ogni ipotesi di acquisto, svanisce quindi anche la possibilità, prevista per legge, di prolungare l’ammortizzatore sociale di ulteriori 6 mesi. E, anche, di garantire un riassorbimento dei lavoratori, almeno in parte. La conseguenza è che dal prossimo 1° settembre, come scritto nelle lettere che i lavoratori hanno trovato a casa dopo la fine della riunione e annunciate dalla proprietà nei giorni scorsi, i dipendenti saranno in mobilità».

La mobilità seguirà ancora le “vecchie regole”, in quanto le modifiche introdotte recentemente a livello di ammortizzatori sociali partiranno dal 2017. Ciò significa che durerà 18 mesi per gli ultra50enni e 12 mesi per tutti gli altri (in questo caso gli assegni saranno in generale di 1.100 euro lordi al mese). «Diversa, invece – continua Uppo – la situazione inerente gli sgravi fiscali previsti per i datori di lavoro che assumeranno i dipendenti in mobilità. Questi sgravi, infatti, sono previsti fino a dicembre, per cui coinvolgeranno solo chi riuscirà a trovare un nuovo posto di lavoro entro la fine dell’anno».
Amaro il commento sulla vicenda.

«Con Askoll – conclude – l’Astigiano conta l’ennesimo stabilimento chiuso, con ulteriori lavoratori ratori in cerca di un posto. Insomma, un altro fallimento». La Askoll, produttrice di motori per lavatrici, è stata chiusa nel 2015, dopo anni di difficoltà legata alla crisi del settore degli elettrodomestici, con la produzione trasferita interamente in Slovacchia. Prima della chiusura si contavano ancora 140 dipendenti, un numero comunque nettamente inferiore ai 600 di metà anni Novanta, quando l’azienda si chiamava Ceset.

Intanto il mondo sindacale commenta anche le 4 ore di sciopero nazionale dei metalmeccanici che si sono svolte mercoledì. La manifestazione – promossa a livello nazionale da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil – è stata indetta per riaprire la trattativa sul contratto nazionale Federmeccanica, scaduto lo scorso 31 dicembre (almeno per quanto riguarda quello firmato da Fim e Uilm). Nell’Astigiano le aziende interessate dallo sciopero erano 18, per un totale di 2.600 dipendenti. Secondo i dati pubblicati dalla Uilm sulla propria pagina Facebook, è stata registrato un’adesione media pari all’85% dei lavoratori.

«La manifestazione è andata bene – commenta Silvano Uppo, segretario territoriale Uilm Uil – e ha visto aziende in cui l’adesione, soprattutto da parte della categoria degli operai, è stata molto alta, e altre in cui è stata più bassa. Quasi dappertutto, comunque, sono stati organizzati presidi fuori dagli stabilimenti». Ma quali sono le principali richieste espresse dagli scioperanti? «La richiesta fondamentale – sottolinea Uppo – è la necessità di adeguamento salariale. Una questione importante non solo per questa categoria, ma in generale. I metalmecanici in Italia sono 1,6 milioni: adeguare i loro stipendi significa far circolare più denaro nelle tasche delle famiglie, in modo da agevolare la ripartenza dei consumi».

Elisa Ferrando

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