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Cultura e Spettacoli

Diego Bongiovanni, chef televisivo
che ha saputo chiedere aiuto

Quando lo incontro, Diego Bongiovanni sfoggia un abbigliamento trendy e difficilmente passa inosservato con quei capelli che sfidano la forza di gravità formando un alto ciuffo impreziosito da

Quando lo incontro, Diego Bongiovanni sfoggia un abbigliamento trendy e difficilmente passa inosservato con quei capelli che sfidano la forza di gravità formando un alto ciuffo impreziosito da qualche spruzzata di biondo. Oltre all'acconciatura, noto pure le braccia decorate con vari e colorati tatuaggi ma soprattutto rimango positivamente colpito dal sorriso sincero, un "accessorio" che davvero non guasta mai. Si presenta all'intervista con Clara, la sua inseparabile fidanzata, conosciuta due anni fa: «Ha fatto lei il primo passo anche perché io sono esuberante nel lavoro ma timido nella vita privata. Dopo qualche settimana che ci frequentavamo siamo andati a convivere. Guarda qui sul braccio l'ultimo tatuaggio che ho fatto: è una crocerossina e rappresenta proprio Clara che all'università sta studiando Infermieristica. Avevo bisogno di una persona che mi desse sicurezza e mi indicasse la retta via. E poi, tra l'altro, lei mi aiuta molto attivamente nelle mie iniziative di show-cooking con i bambini». Alle belle parole pronunciate da Diego, Clara ricambia guardandolo con dolcezza e intanto ci accomodiamo ad uno dei tavolini del dehor del "Caffè degli Artisti", in via al Teatro, poco distante dal ristorante "Tacabanda" dove il trentaduenne chef originario di Motta di Costigliole ha lavorato per otto anni: «Come puoi notare dal mio aspetto esteriore, ho una personalità un po' strana e ho sempre avuto la pazzia di smettere alcune cose della mia vita e di inventarne altre come quando appunto ho lasciato il mio lavoro di cuoco nei ristoranti per lanciare le mie iniziative di cucina e spettacolo. Sono sempre stato un po' particolare nel vestire e nel mio modo di vivere ma, al di là di come posso apparire, sono una persona seria ed è per questo che ho raggiunto i miei primi traguardi e realizzato piccoli sogni credendo in cose innovative come cucinare con i fiori. Già dieci anni fa con un piccolo editore realizzai un libro di ricette che utilizzavano proprio i fiori». Gran parte della popolarità di Diego è dovuta alle sue ospitate alla trasmissione televisiva "La Prova del Cuoco".

Protagonista con la Clerici
Parlando dell'esperienza romana nella cucina del mattino di Rai Uno, emerge una caratteristica di Diego: non mollare mai l'osso, come si suol dire, fino a che non arrivano le cose desiderate: «Per ciò che voglio sono un treno con un biglietto di sola andata, e credo che questo sia un mio pregio. Nel 2005 nel programma di Rai Uno nacque questo contest chiamato "Caccia allo Chef" dove giovani cuochi si sfidavano in un torneo il cui vincitore si sarebbe aggiudicato la possibilità di fare parte del cast della trasmissione. Pensa che io mandai per 365 giorni, ogni mattina, una mail alla redazione pregandogli di farmi fare un provino e, forse prendendoli per sfinimento, mi diedero un'opportunità. Il provino andò bene ma fui eliminato praticamente quasi subito, dopo un paio di puntate. La mia ostinazione mi ha però portato a mandare ogni anno nel mese di giugno la richiesta di partecipazione mentre nel frattempo la mia vita è cambiata perché ho smesso di lavorare nei ristoranti e sono dimagrito un bel po'. Finalmente nel giugno 2013 mi hanno convocato per un'audizione, sempre negli studi di Roma, e ci sono arrivato da persona totalmente diversa rispetto a circa dieci anni prima, sia esteriormente che interiormente e questa volta mi hanno preso per il concorso "Super Chef", inserito sempre ne "La Prova del Cuoco" ma purtroppo non ho vinto, uscendo in semifinale. Tuttavia la conduttrice Antonella Clerici ha creduto nelle mie capacità e mi ha voluto ugualmente con lei per dare un tocco di vivacità e "pepe". Antonella è una persona forte ed è sempre pronta a darti la parola giusta e il sostegno morale».

Sconfiggere la depressione
Nel difficile quanto inevitabile cammino di crescita e scoperta della propria autenticità, Diego si è trovato ad affrontare un periodo cupo, ormai superato grazie alla sua volontà, alle cure mediche e, soprattutto, all'amore delle persone che gli hanno voluto bene da sempre. Qualche anno fa pesava 130 kg e, volendo dimagrire, era arrivato a pesarne solo 50: «Ero diventato praticamente anoressico e sembravo un'ameba. Devo dire grazie a mia mamma Giuliana che mi ha saputo cavare da quel buco schifoso che è la depressione, malattia di cui ho sofferto. Quando ha visto che ero arrivato ad un limite spaventoso mi ha detto "o ti curi o ti faccio curare io" e da lì ho capito che dovevo ripartire, che doveva ripartire tutto quanto nella mia vita. In quel periodo ho scritto tantissimo?era tutto il mio modo di esprimermi e dire quello che ero dentro, anche se poi tutto ciò che scrivevo lo buttavo perché volevo che nessuno leggesse. La depressione è una malattia di merda perché ci si aspetta che gli altri ti aiutino ma parallelamente ti vergogni di farti vedere in difficoltà. Dopo molta titubanza ho deciso di farmi curare rivolgendomi ad alcuni specialisti: ho fatto psicoterapia, sono andato da neurologi e ho seguito una nuova dieta che mi fatto lentamente riprendere qualche chilo. Però posso dirti che quel periodo mi è servito perché allora la mia vita era in bianco e nero mentre adesso è tutto a colori. Dopo la depressione apprezzo e do più peso ad alcune piccole cose che magari prima davo per scontate, come quando al mare mi stupisco nel vedere la bellezza del volo di un gabbiano». Chiedere aiuto alla famiglia, agli amici e ai medici e ripartire puntando sulle proprie passioni, è questo il consiglio che darebbe Diego a chi si trova a fare i conti con la depressione, patologia molto diffusa di questi tempi.

Cucina come gioco
La più grande passione di Diego è, ovviamente, la cucina. L'ha sentita dentro, da sempre: «È stata una cosa per me naturale, nata prima che io riuscissi a capire il mondo che avevo intorno. Pensa che all'asilo nella bella stagione tutti gli altri bimbi facevano con la sabbia le piste per le biglie e costruivano i castelli mentre invece io facevo le forme delle torte e le decoravo con i fiori? Più grandicello, alle feste di paese, quando mamma e papà mi perdevano di vista sapevano che mi avrebbero sicuramente ritrovato nelle cucine, dove andavo a sbirciare e "aiutare". Quindi già allora mi divertivo, l'ho sempre vissuta come un gioco».
Forse sarà proprio per questo motivo che Diego si trova a suo agio ad insegnare ai bambini l'affascinante "gioco" della cucina: «Nel 2011 alcuni amici hanno organizzato a Costigliole un'iniziativa con la presenza di una cover band per raccogliere fondi per aggiustare le giostre del castello del paese e mi hanno proposto di tenere un corso di cucina per i più piccoli. C'erano una settantina di bambini, e il più grande avrà avuto dodici anni! Dalla partecipazione dei bambini ? un pubblico sincero che non sa mentire ? e anche dal coinvolgimento dei genitori, ho capito che quella poteva essere una figata e così ho riorganizzato un evento del genere qualche mese più tardi riconfermando il successo avuto la prima volta. Da lì ho pensato che poteva diventare un business per me e, con l'appoggio di qualche sponsor come la Saclà che permette ai bambini di partecipare gratuitamente, ho messo in piedi "Mani in pasta", un vero brand, con il quale nei fine settimana vado in giro per l'Italia a proporre questi corsi-spettacolo divertenti ma anche utili sia per i piccoli sia per i loro genitori».
Diego mi svela con rammarico un'ultima cosa: «Da quando la mia carriera è iniziata a salire non riesco a dedicarmi molto agli altri e quando torno alla mia casa di Motta di Costigliole me ne sto spesso a casa tranquillo ma sono un po' deluso dal comportamento di qualche amico che si è allontanato da me per paura che io non fossi più lo stesso di prima».

Bartolo Gabbio

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