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Sport

Valter Pusceddu si aggiudica
il Gran Premio del "Collegio"

Le precarie condizioni della pista del "Censin Bosia", che soprattutto nelle due curve non fornivano sufficienti garanzie di sicurezza per cavalli e fantini, hanno indotto il Collegio dei

Le precarie condizioni della pista del "Censin Bosia", che soprattutto nelle due curve non fornivano sufficienti garanzie di sicurezza per cavalli e fantini, hanno indotto il Collegio dei Rettori a rinviare per ben due volte la riunione di corse originariamente in programma sabato. Il primo posticipo è stato deciso dopo un sopralluogo mattutino, optando per il pomeriggio del giorno successivo. L'indispensabile ricontrollo del fondo della pista, effettuato domenica in tarda mattinata, ha costretto l'organizzazione ad un ulteriore rinvio, stavolta temporalmente più stretto (solo tre ore). Infine alle 18 di domenica, la riunione, assai attesa, è andata in scena. Tutto ha funzionato al meglio, il fondo dell'ovale di gara è via via migliorato, il meccanismo del canapo ha risposto nel migliore dei modi, nessun fantino è caduto e i purosangue sono tutti rientrati nei box in perfette condizioni. Senza infamia e senza lode l'operato del mossiere Gennaro Milone, svelto e pronto in alcune circostanze ma persin troppo permissivo in altre. Il programma prevedeva quattro corse secche, più tre batterie e la finale del Gran Premio sponsorizzato dalla Cassa di Risparmio di Asti. Quarantadue (su 46 previsti) i cavalli al canapo, in seguito ad alcune defezioni dell'ultimo momento.

Nella prima corsa secca buona impressione ha suscitato "Il Blasco", purosangue montato da Enrico Bruschelli, che ha preceduto sul palo d'arrivo Martin Ballesteros e Simone Mereu. Più staccati, nell'ordine, Alessandro Colombati, Antonio Villella e Ivan Cavatore. Nella seconda Bruschelli junior tentava il bis, partendo davanti a tutti. Bravo Calvaccio prima a prendergli la scia e poi a passarlo, andando ad ottenere un meritato trionfo davanti a Nicolas Saccu, rinvenuto forte dalle retrovie. Terzo Carìa e solo quarto Bruschelli. A chiudere Salvatore Lomanto e Di Piazza.

Via poi alla prima batteria del Gran Premio, con l'ennesima eccellente prestazione di Calvaccio che faceva corsa a sè. Dietro, dopo la "bagarre" iniziale, si mettevano in luce Mulas e Pes, che guadagnavano la finale a scapito di Bandini, Piras e Giacomo Lo Manto. Più lineare la seconda batteria, caratterizzata dall'ottima prova di Valter Pusceddu che non concedeva spazio alle altre accoppiate. Bighino partiva davanti e lì restava, tagliando il traguardo davanti ad Arri e a Chiavassa. Mulas e Colombati gli esclusi dalla finale. A seguire la terza e ultima corsa di qualificazione del Gran Premio, con ottimo spunto iniziale di Andrea Chessa che andava a vincere precedendo Mulas e Coppa. Quarto si piazzava Ferrero e quinto Di Piazza. Cinque soli i partenti, in seguito al ritiro di Alessio Migheli.

Nell'attesa della finale del Gran Premio si disputavano le ultime due corse secche. Nella terza, confermandosi in giornata di grazia Pusceddu dettava legge, rintuzzando senza soverchi problemi il tentativo di Martin Ballesteros di superarlo all'esterno. Dietro ai due dominatori della corsa si piazzava Mulas, mentre nettamente più staccati chiudevano Chiavassa, Santoro, Ferrero e Mereu.
La quarta e ultima "secca" era ravvivata dalla vivacità alla mossa di Rapsodia (nome evocativo in casa moncalvese), montata da Giacomo Lo Manto, che rubava la partenza inducendo all'errore Milone. Dietro si posizionavano Colombati e Chiavassa. Il leader della corsa calava alla distanza, facendosi beffare nell'ultimo giro da Chiavassa ma riuscendo comunque a difendere la seconda posizione. Terzo Colombati, quarto Gheduzzi e quinto Coppa.

A completare il programma, l'ultimo atto del Gran Premio: Pusceddu, protagonista indiscusso della riunione, sfidava Dino Pes, Mulas, Arri, Calvaccio, Chessa, Chiavassa e il ripescato Bandini. La vittoria non era mai in discussione, poichè il cavallo di Bighino viaggiava come un treno. Apprezzabili le rimonte di Pes (L'Inglese), poi secondo, e dell'ottimo Arri (Giorgio), terzo, entrambi bravissimi nel risalire diverse posizioni. Calvaccio chiudeva quarto, precedendo Bandini, Coppa, Chessa e Chiavassa.

Massimo Elia

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