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Firme per salvare la collina Canuto dalla piscina
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Firme per salvare la collina Canuto dalla piscina

Oltre 200 persone hanno aderito all’invito del Comitato Amici di Canuto nato in seguito all’approvazione, da parte del Comune di Aramengo, di una variante al piano regolatore in vista di un progetto di costruzione di una grande piscina e centro benessere alimentati con una centrale a biomasse

Incontro affollato quello di ieri sera sotto l’Ala di piazza Don Bosco a Castelnuovo: oltre 200 persone hanno aderito all’invito del Comitato Amici di Canuto nato in seguito all’approvazione, da parte del Comune di Aramengo, di una variante al piano regolatore in vista di un progetto di costruzione di una grande piscina e centro benessere alimentati con una centrale a biomasse, su una collina della frazione verso Marmorito.

Una serata che ha viaggiato su più binari. Da una parte la riproposizione dei motivi di scetticismo e di opposizione al progetto per come si conosce al momento. Anzi, al “non progetto”, come ha sottolineato Andrea Pirollo, fra le anime del Comitato, visto che formalmente esistono solo atti preliminari ad esso ma ancora di studi compiuti non se ne sono visti.

A questo ribadire le ragioni di una forte resistenza alla costruzione dell’impianto natatorio con centrale annessa, si sono affiancate le testimonianze di esponenti di comitati spontanei di cittadini di città e paesi non lontani da Aramengo, che hanno portato la loro esperienza di battaglia contro progetti a forte impatto ambientale e hanno riferito, quando questi poi sono stati realizzati, la differenza fra le promesse fatte ad amministratori e cittadini e la realtà dei fatti.

Uno di questi, ad esempio, ha riguardato una centrale pirolitica a Crescentino, presentata come motore di sviluppo ed occupazione che, nelle parole di uno dei suoi oppositori, Salvatore Sellaro, si è invece dimostrata un progetto che ha consentito l’assunzione di un solo operaio part time ma che ha portato tutti gli svantaggi già anticipati da chi si opponeva alla sua costruzione.

Un altro importante momento ha riguardato gli interventi più tecnici sull’insieme delle valutazioni da fare prima di dare il via libera ad un impianto come quello prospettato (e sostenuto) dall’amministrazione di Aramengo.

Così, dopo alcuni dati forniti da Sandro Mortarino del Movimento Stop al Consumo che ha ricordato come sia l’Europa che l’Italia stiano andando verso una filosofia di salvaguardia del suolo, con il ricorso alle nuove costruzioni solo se strettamente necessarie. E in questo panorama la Regione Piemonte ha approvato un piano paesaggistico molto restrittivo. Il progetto di Aramengo andrebbe invece in una direzione totalmente opposta a queste direttive.

Tecnico anche l’intervento dell’ingegner Alberto Poggio del Politecnico di Torino, esperto di gestione delle risorse forestali, che ha esordito dicendo che«di impianti a biomasse esistenti e funzionanti in forma efficiente non ce ne sono in giro, perchè si tratta di una tecnologia ancora immatura». E quando parla di efficienza ha sottolineato quella ambientale, quella di esercizio e quella economica.«Non ci riescono impianti industriali a trovare l’equilibrio per questo tipo di produzione di energia elettrica, figuriamoci una centrale su piccola scala come quella prospettata» ha concluso.

Importanti dati medici sono stati forniti dal dottor Federico Balestreri, esperto di problemi alla salute legati all’inquinamento atmosferico. Dal crescente trend di mortalità imputabile alla cattiva qualità dell’aria che respiriamo, è finito nel ricordare che anche la combustione della legna non è così innocua come crediamo, visto che produce sostanze come diossine e benzene.

Ma l’incontro si era proposto anche come incubatore di idee alternative all’impianto natatorio con centrale a biomassa e qualche idea è uscita.

Visto che il Comitato ha più volte ribadito di non avere una preclusione a priori a progetti di sviluppo territoriale a patto che siano compatibili con la vocazione agricola, paesaggistica e turistica della zona, lo stesso ingegner Poggio ha proposto, ad esempio, di realizzare la piscina e di alimentarla per larga parte da un impianto termico-solare e, solo in supporto, una caldaia (non un impianto) a biomasse con un piano di rifornimento concordato localmente che preveda l’uso di scarti e non l’impiego di materia prima come combustibile.

Per chi invece di impianto non ne vuol sentir parlare e vuole mantenere la collina Canuto così com’è, è arrivato il suggerimento dell’ingegner Marco Devecchi, presidente dell’Osservatorio del Paesaggio, sulla possibilità data dalle nuove normative di far dichiarare la collina un luogo di notevole interesse pubblico. Dichiarazione che ha già riguardato altri siti astigiani, fra i quali il borgo storico di Schierano e il viale di tigli di Montafia, Comuni molto vicini ad Aramengo.

Fra i presenti è già partita mercoledì sera la raccolta di firme per presentare la richiesta.

E mentre, nelle stesse ore, il consiglio comunale di Aramengo approvava in via definitiva la variante che spiana la strada al progetto, dallo stesso Andrea Pirollo  è arrivata una dura conclusione:«Questo è un progetto che nasce da un ego politico prima che da una reale necessità pubblica».

Daniela Peira

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