Cerca
Close this search box.
Indovina chi viene all'asilo?
Altro

Indovina chi viene all’asilo?

Ieri sera facevo zapping col telecomando quando mi sono imbattuto in uno dei miei film preferiti

You’ve got to give a little, take a little, / And let your poor heart break a little.

That’s the story of, that’s the glory of love.

You’ve got to laugh a little, cry a little, / Until the clouds roll by a little.

That’s the story of, that’s the glory of love.

Ieri sera facevo zapping col telecomando quando mi sono imbattuto in uno dei miei film preferiti. Sapete, di quelli che uno rivede centinaia di volte senza un perché, se non il fatto di non riuscire a staccarsi dallo schermo appena ascolta un paio di dialoghi. “Indovina chi viene a cena?” (1967) è un film talmente moderno che sembrerebbe essere stato girato nel 2016, altro che cinquant’anni fa!

E’ una storia che parla di genitori, di figli, di diversità e di tantissima diffidenza dettata dalla paura di non allinearsi al sistema.

La storia è nota, quindi la riassumo in poche parole: due genitori bianchi scoprono all’improvviso che la loro unica figlia si è innamorata di un ragazzo nero, conosciuto dieci giorni prima, e che intende sposarlo dopo aver ottenuto la loro approvazione. L’arrivo dei consuoceri al seguito del papabile genero, mette in campo ogni tipo di conflitto (sociale, morale, culturale) che però viene superato grazie al buonsenso e all’amore: genitori, figli, bianchi o neri, hanno provato o provano gli uni per gli altri amore incondizionato e questo basta per andare oltre all’aspetto esteriore.

In un blog che parla di genitorialità 2.0, “Indovina chi viene a cena?” è un film manifesto come pochi altri. Per chi ha bimbi, in età da scuola materna, riscoprire la morale del film (come nelle favole) è semplice: quando accompagno il mio alla scuola dell’infanzia, incontro genitori di culture, religioni e colori diversi. La diffidenza iniziale causata da queste diversità viene spazzata via dai discorsi dei bambini nei quali non ho mai sentito accenni alle differenze che li divide, ma sempre a ciò che li unisce.

Oggi il problema non è più, come negli anni ’60, nella diversità di colore della pelle (è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta) quanto in quello della religione. Lo scontro raccontato nel film è attuale perché si è spostato su altri campi anche se la morale non cambia: sapere accettare le scelte altrui senza pregiudizi.

Per i bambini è naturale, per gli adulti molto meno. D’altro canto il film non spiega come vivranno i due giovani una volta sposati, né se la loro unione riuscirà a superare gli ostacoli annunciati da entrambi i genitori. Probabilmente sì, almeno così vengono convinti gli spettatori. Nella realtà le cose sono un po’ più complesse, ma la società è in continua evoluzione e il film resta una luce sempre accesa in questo tunnel di conflitti, non solo religiosi, che stiamo attraversando con molta fatica.

Io consiglio a tutti i neo genitori, quelli che non hanno mai visto “Indovina chi viene a cena?”, di guardarlo almeno una volta, magari insieme ai bambini. Sarà molto educativo sentire i loro ragionamenti quando vi chiederanno perché quei due ragazzi non dovrebbero sposarsi.

Non sarà tempo sprecato… per gli adulti, sia chiaro.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Edizione digitale
Precedente
Successivo