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Omofobia o terrorismo? Misteri di un massacro
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Omofobia o terrorismo? Misteri di un massacro

La peggior strage con armi da fuoco. 50 morti e altrettanti feriti. Un bilancio scottante, apparso su tutti i giornali, è quello dello scempio di Orlando

La peggior strage con armi da fuoco. 50 morti e almeno altrettanti feriti. Un bilancio scottante, apparso su tutti i giornali, è quello dello scempio di Orlando, città della Florida. Omar Mateen, guardia giurata, anno di nascita 1986, americano e figlio di genitori afgani, armato di fucile AR-15, è stato l’artefice di questa carneficina che si è svolta il 12 giugno scorso nella discoteca Pulse, locale gay.

È stato un crocevia di fuggitivi, che si appellavano al web, ai messaggi, alla speranza, per non morire, ancora giovani, per colpa dei proiettili che volavano. Erano le 2.03, un mattino rosso sangue, che nessuno scorderà, tra quei tanti ragazzi che ci erano andati per assaporare la vita, ma sono stati accolti da una morte gelida. Non sono ancora chiare le cause dell’atto, poiché le ipotesi da vagliare sono molteplici.

Mossa omofoba di un singolo? Attacco terroristico, collegato al caso californiano, per cui è stato arrestato James Howell, diretto al Gay Pride di Los Angeles con un arsenale nell’auto? Ennesimo caso di follia e instabilità, imprescindibile da giudizi di natura sessuofoba e da caratteristiche filo-terroriste?

Insospettisce il fatto che la moglie di Mateen sia stata a conoscenza dei progetti del marito. Il carnefice aveva, dunque, premeditato il suo gesto, riferendolo persino alla coniuge, che, nonostante avesse provato a dissuaderlo, non ha mai accennato a una denuncia per fermarlo, trasformandosi, volontariamente o no, in complice.

È, inoltre, emerso, da alcune fonti più recenti, che Omar Mateen fosse conosciuto dall’FBI come simpatizzante dell’Isis. Nemmeno quest’indizio, però, ha permesso agli inquirenti di scartare le altre ipotesi circa il movente dell’accaduto. Tra la confusione generale, il cordoglio dei parenti delle vittime, ma non solo, si fa ancora più disperato.

Un grido possente si alza contro la libera commercializzazione di armi, negli USA. E a placarlo non bastano nemmeno le parole toccanti di Barack Obama. D’altra parte, le manifestazioni a favore dei diritti LGBT aumentano, caricandosi del rancore nei confronti di quanto successo. Così, tra i fiori e le foto, fanno bella mostra di sé bandiere arcobaleno, simbolo della lotta contro l’omofobia.

Le hanno lasciate centinaia di mani di giovani, che si sono posate, tra le lacrime e la rabbia, ad accarezzare le foto di chi ormai non c’è più, qualcuno come loro, che probabilmente non avevano mai conosciuto, ma che aveva intrapreso la loro stessa lotta. Qualcuno che, purtroppo, è stato privato dei colori della vita, quelli che si possono ammirare, non senza tristezza, ad Orlando.

Irene Conte

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