Il Tour de France per ora resiste
A Parigi i giganti delle manifestazioni sportive crollano sotto i colpi del Coronavirus, uno dopo l’altro: Europei di calcio, Olimpiadi, Wimbledon. Incurante delle avversità, il Tour de France non molla. La Grande Boucle conferma l’edizione numero 107 e vuole che rappresenti proprio la ripresa della Francia, dopo la terribile esperienza dell’epidemia, agli occhi di tutto il mondo. Se gli organizzatori – la potente società Aso (Amaury sport organisation) – non ha finora parlato di altre date se non quelle stabilite dal programma, sembra improbabile che si parta come previsto il 27 giugno da Nizza, per arrivare il 19 luglio sugli Champs-Elysées. Anche l’organizzatore del Tour, Christian Prudhomme, ha parlato di una corsa che «partirà forse un po’ più tardi e magari sarà un po’ più corta». A convincere Aso a cogliere quest’opportunità è stato lo spostamento delle Olimpiadi di Tokyo al 2021, con conseguente e provvidenziale liberazione del calendario a luglio. Uno scivolamento in avanti di due o tre settimane – dicono a Parigi, fonti vicine all’organizzazione – consentirebbe di superare le residue resistenze di chi teme una coda estiva dell’epidemia. Si sta lavorando sulla possibilità di un traguardo a Ferragosto (o il 16 agosto), con partenza il 25 luglio, in ritardo di un mese, che rassicurerebbe tutti. Al momento, questa ipotesi si scontra però con quella di far correre anche la Vuelta, la corsa spagnola anch’essa in mano ad Aso, che partirebbe – secondo i programmi – proprio il 14 agosto per arrivare il 6 settembre. Ma la gravissima situazione epidemica della Spagna lascia a tutt’oggi pesanti interrogativi sul rispetto del programma. Anche in questo caso, si lavora su un’edizione ridotta di una settimana (partenza il 21). A infondere fiducia nell’impresa di tenere in vita la Grande Boucle e l’intera carovana del ciclismo, sono state in questi giorni le parole di Raphael Geminiani, 94 anni, intervistato da L’Equipe. «Il Tour», ha detto, uno dei pochi corridori al via nel 1947, il primo dopo la fine del 2° conflitto mondiale, «ci fece dimenticare la guerra. Per questo spero che anche quest’anno si possa correre».