La nascita dell’Astimacobi, le telefonate dal bar e i match in Serie C
Ed eccoci all’estate del ’68, nel corso della quale nasce l’Astimacobi dalla fusione tra l’A.C. Asti (retrocesso in Promozione) e il G.S. Macobi. Presieduto da Bruno Cavallo, quest’ultimo sodalizio, secondo nel girone A di Serie D, è appena salito di categoria al posto della neopromossa Pro Vercelli, accusata però di illecito sportivo.
In Serie C, la nuova squadra rimane tuttavia per una sola stagione dopo aver affrontato formazioni blasonate come Piacenza (poi promosso in “B”), Triestina, Treviso, Udinese, Alessandria, Novara e Venezia. Memorabili, comunque, i successi casalinghi su Triestina (1-0 il 20 ottobre ‘68) e Venezia (3-1 il 2 marzo ‘69). Sempre sul terreno amico, da segnalare anche l’1-1 con l’Udinese l’8 dicembre ‘68 e il 3-3 con la Pro Patria il 13 aprile ‘69. In quest’ultima compagine milita Luciano Re Cecconi, campione d’Italia con la Lazio nel ’74 e ucciso da un gioielliere il 18 gennaio del ’77 nel quartiere “Flaminio” a Roma dopo aver simulato una rapina.
Nel campionato di “C”, oltre ai portieri Odasso, Riva e Parisio, l’Astimacobi schiera, fra gli altri, i seguenti giocatori: Avere, Carlo Unere, Rambaldelli (difensore proveniente dal Catania), Pitton, Vannicola, Marmo, Zanelli, Pandolfi, Chiaranda, Mantovani, Dorini, Venturello, Dubourgel, Marengo. Il 15 giugno 1969, al Comunale contro il Treviso (1-0 per i veneti), esordisce in prima squadra il difensore del ’51 Maurizio Zanutto.
Con la maglia granata dell’Astimacobi prima e con quella biancorossa dell’Asti poi, Zanutto collezionerà 336 gettoni di presenza in campionato fino al termine della stagione 1979-80.
In quel torneo di Serie C sono numerosi gli sportivi astigiani che seguono la squadra nelle partite casalinghe, ma molti, dopo una settimana di duro lavoro, vanno anche in trasferta godendosi una bella domenica all’insegna del turismo, oltre che della passione per il calcio. Una curiosità per quell’epoca: anche se mancano ancora circa 25 anni all’avvento dei cellulari, alcuni tifosi telefonano dal bar dello stadio astigiano per conoscere il risultato finale degli altri incontri, soprattutto di quelli che vedono impegnate le dirette rivali. Addirittura, in occasione dell’ultima giornata di campionato, qualcuno manda sul posto, anche negli anni successivi, una voce amica per evitare che gente del luogo si diverta ad illudere chi sta dall’altra parte del filo. La voglia di sapere subito le cose, quindi, era già viva a quei tempi, durante i quali l’A.C. Asti del presidente Alessandro Mentigassa si era classificato due volte secondo a una sola lunghezza dalla capolista, dietro allo Spezia nel ’65 e, come abbiamo già ricordato, alle spalle del Pavia nel ’67. Allora, però, saliva in “C” soltanto la prima di ogni girone.
Promozione sfiorata
Stesso discorso nel ’72, quanto l’Astimacobi, secondo in classifica a pari merito con la Biellese, fallisce il salto di categoria per un punto in meno nei confronti della Cossatese. In quella squadra militano, fra gli altri, Giovannini, Cappellazzo, Castelli, Victor Panucci (padre di Christian, ex difensore della Roma e della Nazionale), Trevisani, Bertuzzo e, dulcis in fundo, Giancarlo Antognoni.
Antognoni, esordio con gol
All’esordio con gol in prima squadra nella stagione precedente (2-2 a Ivrea il 7 febbraio 1971), il formidabile centrocampista umbro (classe 1954) verrà ceduto alla Fiorentina nell’estate del ’72.
Diventerà campione del mondo con la Nazionale dieci anni dopo in Spagna, e nell’83, malgrado alcuni infortuni di una certa gravità, chiuderà la carriera in azzurro con 73 presenze e 7 reti.
Ancora due stagioni, e Bruno Cavallo lascia la presidenza a Marco Gastino, che guiderà la società (denominata nuovamente ”A.C. Asti” con tanto di colori bianco e rosso come quelli della città) fino all’80. Il miglior piazzamento i galletti di Gastino lo ottengono al termine dell’annata 1976-77 sotto la guida dell’allenatore astigiano Bruno Nattino. Si classificano infatti secondi, nel girone A di Serie D, alle spalle dell’Omegna. Restano quindi nella quarta divisione nazionale nonostante la presenza di giocatori del calibro di Sacco (ex Juventus), Albrigi (ex Torino), Carlo Unere, La Torre, D’Agostino e Menabreaz. L’anno successivo veste la maglia biancorossa anche Giuseppe Unere, fratello di Carlo, ormai a fine carriera dopo aver giocato per molti anni in Serie B. Beppe se ne andrà purtroppo nel giugno del 2008 a causa di un male incurabile.
Al termine della stagione 1977-78, l’Asti retrocede in Promozione, ma viene ripescato due mesi dopo al posto del Cuneo, che ha rinunciato alla categoria. Tra il ’78 e l’80 i biancorossi disputano quattro derby in Serie D con un’altra squadra astigiana, la Torretta Santa Caterina: riescono però a condurre in porto soltanto due pareggi.
Gianni Truffa