Massimo Cotto in conferenza stampa con Morgan
Sarà ricordato come il Festival degli “Amarello” (Amadeus e Fiorello) oppure quello di Bugo e Morgan? I vertici della Rai non esitano a definire il 70° Sanremo come l’edizione del millennio per numeri, pubblico e, ovviamente, ricavi; si deve tornare indietro nel tempo (precisamente al 1999) per trovare un anno paragonabile alla kermesse appena conclusa. Di record battuti ce n’è uno, però, che, probabilmente, non era previsto e voluto: la prima eliminazione per defezione della storia della manifestazione. Ebbene si, il cantautore milanese Bugo (al secolo Cristian Bugatti) ha lasciato il palco del festival in polemica con il suo compagno di viaggio Morgan che aveva stravolto il testo della canzone.
Cotto e “l’indomabile” amico
I fatti e le dinamiche di quanto accaduto sono ormai note, raccontate, in ogni versione, in trasmissioni televisive e conferenze stampa.
Proprio in una di queste, all’indomani del fattaccio, era presente l’astigiano Massimo Cotto che ha avuto il non facile compito di dirigere l’indomabile Morgan nel suo primo incontro con i giornalisti. Lo abbiamo voluto sentire per farci raccontare il suo punto di vista.
Marco, un caro amico
“Marco (il vero nome di Morgan, ndr) è un amico – dice Cotto – quando è con me si sente tranquillo e protetto. Ero a Sanremo e mi ha chiamato per chiedermi di partecipare perché sapeva che non lo avrei mai messo in difficoltà. Ho cercato, però, di essere imparziale di tirare fuori quello che è veramente successo”.
Hanno perso tutti
Massimo Cotto, nella correttezza che gli è propria, prosegue dando la sua interpretazione dei fatti: “Credo che, in questa vicenda, abbiano perso tutti. Se fossi stato nei panni di Morgan non mi sarei comportato così ma, neppure, come ha fatto Bugo. Al suo posto avrei fermato l’orchestra e avrei detto che non era il testo della mia canzone. Così ti blocchi e attribuisci tutta la responsabilità a Morgan”. Per Cotto, Sanremo ha la sua sacralità e, a Morgan, tutta la vicenda è un po’ sfuggita di mano: “O finisce tutto a tarallucci e vino, con la consapevolezza che è stato un modo per far parlare di sé, oppure francamente la vicenda è da denuncia penale con tutto quello che si sono detti”.
I grandi artisti, a volte, vivono in un mondo a parte
“Il problema degli artisti – spiega Cotto, che ha vissuto tutta la vita a stretto contatto con grandi cantanti – è che ogni tanto vivono in un mondo a parte e si convincono che quello che pensano, e che quello che credono di vedere, sia la realtà. E agiscono di conseguenza.
Sono convinto della buona fede di Morgan: davvero credo che Marco pensi quello che dice ma non sono sicuro che le cose siano andate così”. Cotto non ha dubbi nel difendere Valerio Soave, produttore della casa discografica nicese “Mescal” che segue Bugo e che Morgan ha pesantemente attaccato: “Lo conosco da oltre 30 anni e mi rifiuto di pensare che possa aver compiuto una forma di boicottaggio di quel tipo. Voglio un bene dell’anima a Marco, siamo molto amici ma è uno che, ogni tanto, vede fantasmi dove non ci sono. Detto ciò non posso esprimere un giudizio perché non c’ero quando litigavano. Mi sembra strano, però, che due persone che sono amiche da 17 anni rompano un’amicizia per colpa di un manager. Lo dico anche a beneficio di Valerio Soave e della Mescal”.
Siamo andati a dormire quando era ora di fare colazione
Non potevamo, inoltre, non farci dare un commento da Massimo Cotto sul festival appena concluso: “Di sicuro ci siamo divertiti. Non sono mancati i colpi di scena. Siamo tornati ai tempi di Pippo Baudo che si andava a dormire quando era ora di fare colazione”. Sul vincitore non ha dubbi: “Felice che abbia vinto Diodato – dice Cotto – l’ho sentito dopo la prima serata e neppure minimamente pensava di classificarsi tra i primi tre. L’idea che la canzone fosse dedicata a Levante, sua ex compagna, intenerisce molto”. Cotto che è anche direttore artistico di “Area Sanremo”, l’accademia della canzone per giovani promesse, chiede maggiore tutela per le nuove proposte: “Il regolamento prevede scontri diretti ed è penalizzante.
Più visibilità ai giovani
I giovani devono esibirsi più volte per il bene della loro carriera. Devono essere più protetti”. Infine un’ultima battuta sulla prossima edizione di Asti Musica: “L’idea è quella di celebrare al meglio queste nozze d’argento, 25 anni d’amore con la città. Siamo in attesa di capire la location. Se piazza Alfieri o meno. Per intanto sogno un sindaco che si assuma le sue responsabilità e dica che il bene della città viene prima degli interessi dei singoli. Sostenga che siano fisiologici qualche temporaneo disservizio a fronte di un servizio alla collettività con una manifestazione trainante in termini di partecipazione e turismo”.
Diego Musumeci