“Tommy” Debenedetti, storia di un calciatore “di successo”
«Ci sono tre qualità che un individuo deve avere per raggiungere il successo: la pazienza di un monaco, il coraggio di un guerriero, l’immaginazione di un bambino». Se pensiamo al percorso di vita di Tommaso Debenedetti, lo sentiamo raccontare la sua infanzia, individuiamo scanditamente la pacatezza, l’intraprendenza, e la capacità di tramutare l’utopia in una possibilità. Ecco quindi che questo aforisma calza perfettamente quando raccontiamo il percorso che ha portato un baby calciatore di talento a diventare un manager di successo.
Un orgoglio astigiano, che ha scelto di abbandonare gli scarpini e le fatiche sul rettangolo di gioco per sudare sui libri. Una vita di successo, scandita dalla presenza di una bella famiglia accanto, e la percezione che la realizzazione personale non sia altro che riuscire a fare della propria esistenza quello che si desidera. Una splendida compagna al fianco, tre bei pargoli, la passione ancora viva per l’attività ludico-ginnica, vissuta oggi come una fuga dalla quotidianità, per vivere la natura e lo sport.
Tommaso, classe 1983, centrocampista di fosforo e intelligenza (guarda caso…) muove i primi passi al Don Bosco e sboccia come atleta di razza coi galletti dell’Asti: «La passione per il calcio ha radici nella mia infanzia – racconta Debenedetti – A quattro anni le prime esperienze col Don Bosco, poi l’Asti. La fatica, il divertimento, la gioia per un gol. Adoravo l’idea di fare sport in gruppo, ricordo bene tutti i miei mister, da Amisano a Crispoltoni, poi Bravo, Brumana, Paolo Rossi, Gamba. In realtà non posso dire altrettanto dei miei insegnanti, ho piena memoria di tutti i miei compagni di squadra, più ancora che di quelli di classe, a dimostrazione di come nella nostra vita lo sport avesse un ruolo preponderante. Un grande collettivo di amici, coi quali sono tuttora in contatto».
L’Asti dei ragazzi del 1983 aveva in rosa Conti, Pollina, Gallino e molti altri atleti di prospettiva, te compreso… «Erano i biancorossi della storica triade Piacenza-Chiesa-Turello. Remo è certamente una guida ottima dal punto di vista sportivo, che incontro tuttora con piacere. Ricordi belli e impegnativi, il divertimento nelle giovanili, l’esordio in prima squadra, e la percezione che a quel punto una passione sarebbe potuta diventare una professione. Meno divertimento, maggiore gratificazione per un gol, un passaggio. Ho svolto dei test con il Torino, vestito la maglia della Rappresentativa Regionale, e, quando ho concluso le Scuole Superiori, mi sono trovato di fronte a una scelta. Ho capito che per me il calcio era passione, e per questo ho scelto di studiare per diventare manager».
Obiettivo raggiunto dopo tanti anni alla Bocconi e non solo… «Ho studiato a Milano e in Università prestigiose come Berkeley negli USA, oltre che in India. Ho avuto la fortuna di iniziare il mio percorso da manager alla McKinsey, che mi ha dato la possibilità di completare gli studi con dei Master in Business Administration, in Francia e a Singapore. Ho viaggiato tanto, insomma, poi, cinque anni fa, dopo un bel percorso, è arrivata la possibilità di lavorare per Amazon, con il ruolo di responsabile del “pricing” per l’Europa. Ora il mio ruolo è cambiato, sono divenuto general manager, con responsabilità in diversi stati europei».
Davide Chicarella
Articolo completo sull’edizione di martedì 24 dicembre 2019