L’incertezza per le scuole dell’infanzia e gli asili ai tempi del Covid
“La certezza è vero che può essere dolore, ma al contempo la mancanza di essa è pura agonia”. Il compianto Giorgio Faletti definiva così un termine che volge verso all’infinito, che apre alla possibilità ma non dà sicurezza: l’incertezza. Ed è di stabilità che oggi, ancor più di ieri, tutti noi abbiamo bisogno. L’incubo Covid-19 ha negato ai cittadini libertà, abitudini, sicurezze, prima di tutto sanitarie ma anche economiche. Numeri e criticità che hanno reso il coronavirus una sorta di “guerra psicologica” per molti, una battaglia sul campo per medici e infermieri, intenti a salvare vite e a sconfiggere un male difficile tuttora da affrontare e conoscere sino in fondo. In questi giorni l’Italia inizia, confortata da numeri fortunatamente in calo (anche se meno soddisfacenti per la regione Piemonte), a muovere i primi passi verso la ripresa. Del resto all’impellente necessità di salvaguardare vite occorre anche sommare il bisogno di fare ripartire la vita stessa, sia essa fisica o economica. In molti, mentre giungono le prime indiscrezioni sulle riaperture delle attività, si chiedono che ne sarà degli asili e delle scuole d’infanzia. Un riferimento indispensabile per le famiglie e i loro figli. Dopo quasi due mesi di lockdown i gestori e responsabili delle varie location astigiane, giustamente, hanno necessità di prepararsi alla riapertura e uniformarsi alle richieste di eventuali variazioni alla struttura che il virus imporrà: “In alcuni Paesi del Nord Europa, come la Danimarca, gli asili hanno ripreso l’attività, anche se ovviamente in questa incertezza molti genitori hanno palesato preoccupazione – ammette Silvia Debenedetti, tra le responsabili del baby parking “Bim, Bum, Bimbo” di via dell’Arazzeria, esprimendo un pensiero all’unisono assieme alle socie Elena Palumbo e Roberta Rovero – In molti si sono mossi per avere delucidazioni, a livello nazionale e regionale, anche attraverso petizioni. Con la ripresa del lavoro le famiglie necessitano di conoscere se potranno affidarsi agli asili in questi mesi oppure no, al contempo noi del settore abbiamo necessità di capire le dinamiche della riapertura, proprio per informare i genitori. Dar loro certezze, nel limite del possibile e consci del momento di enorme difficoltà che stiamo attraversando, ma anche sapere come attrezzare le strutture per essere a norma e garantire la sicurezza. Vale per le scuole in genere, ancor più per le location che ospitano bimbi piccoli, abituati a gattonare, perchè la priorità sarà certificare la mancanza di rischi per i fruitori dei nostri servizi”. Per le strutture è stato approvato a inizio aprile un sostegno diretto alla fascia 0-6 anni per supportare i servizi all’infanzia pubblici e privati che prevedono il pagamento di una retta. L’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino ha messo a disposizione, complessivamente, 15 milioni di euro), suddivisi in 10 milioni di euro per la fascia 0-2 anni e 5 milioni di euro per la fascia 3-6 anni. Tra le tante difficoltà delle scuole dell’infanzia, c’è ovviamente anche quella economica: un ulteriore dato di incertezza, visto che per ora non sono ancora giunti in molti casi i contributi e le location sono chiuse. Il ruolo di educatore è fondamentale nel rendere facili aspetti complessi, nel non confondere l’immobilismo con il bene e la mobilità con il male: proprio per questo, per chi opera nel settore, per le famiglie che necessitano riferimenti, è tempo di attendere informazioni concrete: con un traguardo all’orizzonte sarà più facile risollevarsi, il sorriso dei più piccoli farà il resto.