Campanile, il trainer che lanciò in Serie D il Canelli di Lentini e Fuser
Sono passati quattordici anni da quel giorno magico. Era il 30 aprile del 2006 e il Canelli Calcio, nel modo più incredibile possibile, tornava in Serie D. L’ultima avventura tra i Dilettanti degli azzurri era datata 1977, il ritorno in LND della squadra del patron Franco Gibelli venne vissuto con empatia ed entusiasmo non solo in Valle Belbo, ma in tutto il Piemonte. Non solo perché al “Piero Sardi” il pubblico è costantemente capace di far sentire il proprio supporto, gremendo spesso le tribune, ma anche perché quella versione degli spumantieri era senza dubbio la più spettacolare e mediatica della storia del club. Un Canelli “rock’n roll” vista la presenza in squadra di tre ex formidabili professionisti: Paolo Danzè, Diego Fuser e Gianluigi Lentini, tre “figli del Filadelfia”, due dei quali capaci di vincere tutto in Italia e in Europa, oltre che di vestire la maglia della Nazionale. Il regista del capolavoro vallebelbino era Giulio Campanile, centrocampista di qualità tra i Dilettanti, allenatore di buon senso, pacatezza e lungimiranza “da grande”. Già, perché ora Giulio di anni ne ha sessantatre, ma sembra sempre un ragazzino. Il suo fu un apporto fondamentale: riuscì a dare equilibrio al gruppo, diede spazio alle abilità indiscusse delle sue stelle, arrivò sulla panchina del Canelli al posto di Maffettone quando la squadra era ultima e, con il formidabile trio di campioni, guidò la remuntada. Da sette punti in quindici gare nel 2004, al quinto posto a fine campionato, per poi lanciare la corsa alla Serie D l’anno successivo. «Canelli è senza dubbio il mio più bel periodo da allenatore, per risultati ottenuti e importanza mediatica, grazie alla straordinaria popolarità di campioni come Fuser e Lentini, oltre che Danzè – racconta il mister – Dopo un ottimo girone di ritorno, in cui apportai alcuni cambiamenti, come spostare Mirone alto a sinistra per sfruttarne le abilità di calcio, in estate confermammo la rosa, sostituendo solo Basano, per motivi famigliari, con Frasca». Una stagione intensa, che si concluse nel modo più inaspettato: «Nel penultimo turno pareggiammo in casa contro il Borgosesia, e tutto sembrava perduto. Lottavamo con il Biella V.L., che giocava un gran bel calcio. Non a caso il loro mister, Luca Prina, ha fatto parecchia strada. Nell’ultima giornata il Gozzano, grazie alle parate del suo portiere, che colgo l’occasione per ringraziare, bloccò sulla parità il Biella, noi vincemmo in rimonta e con l’uomo in meno a Santhià, grazie ai gol di Gigi e Diego. Il rientro in piazza Gancia fu trionfale, un’emozione indescrivibile». Sulla gestione del gruppo Campanile ci racconta alcuni aneddoti: «Lentini è un talento tecnico naturale, Fuser un campione dotato di una fisicità che molti ventenni gli possono invidiare tutt’oggi. Entrammo subito in sintonia. I tre professionisti sono stati fondamentali per il nostro trionfo: Danzè era già un allenatore in campo e gli affidavo gli esercizi con la difesa, Lentini e Fuser erano trascinatori incredibili per tutto il gruppo. La loro professionalità, la disponibilità ad allenarsi la sera tre volte alla settimana anche con neve e ghiaccio, dimostra il loro amore per il calcio. Tutti diedero un grande contributo, Lovisolo e Busolin si completavano, uno tecnico e leggerino, l’altro un carro armato. Colusso, Alestra, Navarra completavano la difesa, Martorana ed Esposito erano giovani di grande valore, Greco Ferlisi ha garantito reti a raffica. Uno dei nostri segreti era la partitella di fine allenamento. Mettevo sempre Fuser contro Lentini e nessuno dei due voleva perdere. Gli ho visto compiere gesti tecnici pazzeschi». (FOTO SPRINT & SPORT, che ringraziamo per la collaborazione)
Intervista completa nell’edizione di martedì 28 aprile, consultabile anche in digitale