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Attualità

Un anno fa ci lasciava l’imprenditore Francesco Goria

I ricordi, le passioni, come lo sport e la musica, a dodici mesi dalla scomparsa

Un anno fa ci lasciava l’imprenditore Francesco Goria

Il ritmo come anima della vita, per far scaturire passioni, sentimenti. Definirlo è una questione più profonda delle parole: una scena, un’emozione scatena un’onda nella mente, prima ancora di individuare le parole adatte. E grazie al ritmo, di una batteria, è nata una storia d’amore, che ha portato a un lungo percorso, di lavoro, sport, musica e, soprattutto, famiglia. Concetti che hanno scandito, con fare imperioso, vivace, come solo chi ha gioia di vivere sa fare, l’esistenza di Francesco Goria. Imprenditore, figura di riferimento, accanto al fratello Renato, dell’Alplast, ma molto altro. Soprattutto, questo lo si evince chiaramente dai racconti della moglie Tiziana e da quelli delle tre figlie, Francesca, Michela ed Eugenia, un uomo estremamente presente, che attraverso le passioni ha condiviso talmente tante esperienze con le sue care da rendere indivisibile ciò che il destino, un anno fa, purtroppo, ha diviso. Dietro a ogni grande uomo c’è una grande donna, recita un “abusato” aforisma, nella famiglia Goria sono quattro le donne che hanno accompagnato e sostenuto, appunto, con ritmo rigorosamente vivace, l’esistenza di “Cecco”. Un percorso che nasce grazie alla musica. Era il 1975, un ballo a palchetto e Francesco alla batteria con il suo gruppo. Uno sguardo, e scocca la scintilla: lui e Tiziana diventano indivisibili. Diciotto anni lui, quindici lei, e tanta voglia di percorrere un lungo tragitto di vita l’uno al fianco dell’altra.

La passione per il calcio

Tra i grandi amori di Francesco figura certamente il calcio: un idolo assoluto, Diego Armando Maradona (e come dargli torto…), ancora una volta l’entusiasmo e la voglia di condividere questa passione con gli amici. A inizio anni Ottanta nasce così la formazione dell’Alplast, che per anni disputa campionati di Seconda e Terza Categoria: è la squadra in cui militano, tra gli altri, anche il compianto Osvaldo Giordano, i fratelli Chiaranda, il cognato Flavio, Pietro Froio e il talentuoso Perry Bellacomo, scende in campo a Tigliole. Belle vittorie, qualche sconfitta, a corollario l’immancabile presenza a bordo campo di due tifose doc, le figlie Francesca e Michela, nate da pochi anni. Tanti aneddoti, tra risate, gol, e una certezza, un “Cecco” sempre in campo e, l’ha sostenuto con un certo orgoglio, mai costretto a rinunciare alle partite per infortunio. Meglio giocare però su terreni pesanti, per esaltare lo spirito guerriero dei protagonisti. Dimostrazione di tempra e volontà.

Tennis e famiglia

La stessa volontà che l’ha spinto a dedicarsi al tennis: un incitamento per la figlia Michela, con cui ha anche diviso il rettangolo nel classico misto “padre e figlia”. Un idolo di gioventù, lo svedese Borg, un’icona negli anni recenti, “King” Roger Federer (e qui c’è lo zampino di Micky…). Il tennis è lo sport amato anche dal fratello Renato, preciso e costante come un metronomo, solido come una roccia, senza sbavature, al cospetto di “Cecco”, più incostante, capace di vivere tante partite nella stessa. Per le persone che amano la vita, per i soggetti curiosi e intraprendenti, è impossibile confinare le passioni in un unico contenitore virtuale: sono tante, assumono colori diversi, ed emergono accanto agli interessi dei famigliari: le immersioni con la figlia Francesca, il windsurf durante le vacanze accanto alla moglie Tiziana, la musica, il primo amore.

La musica

Già, la musica: batterista quando conobbe la sua metà, e anche al fianco della figlia Francesca, tastierista. Il primo gruppo, i “Roccaforte”: un madley generazionale, prima accompagnando, con gli amici, i primi passi musicali della primogenita, poi aggregandosi ai gruppi dei coetanei di Francesca. L’arte, astratta e magicamente sconfinata, che ha sempre scandito il percorso della figlia più piccola, Eugenia, ballerina professionista e cantante. Testarda e determinata da inseguire i propri sogni con caparbietà, ha sempre avuto al fianco un papà capace di sostenerla, e mai giudicarla. Un tifoso, discreto e orgoglioso. Quando Francesca racconta della musica e del rapporto con il padre, ricorda distintamente il concerto più bello: quello, a Londra, dei Van der Graaf Generator, una “reunion” avvenuta nel 2005.

Una canzone, Man Erg, che adora e che ha saputo commuoverli. Osservando il percorso di Francesco Goria emerge chiaramente il “fil rouge” della sua esistenza: la voglia di condividere, e partecipare attivamente, al percorso dei propri cari, al netto di una vita imprenditoriale certamente intensa. E’ difficile sopperire all’assenza di qualcuno capace di riempire l’animo degli affetti con così tanti momenti, attenzioni e passioni comuni: resta certamente una sensazione di incompiutezza, di vuoto. Da un anno Cecco non c’è più: non c’è cura purtroppo alla morte, ma la consapevolezza di aver vissuto il lungo intervallo della vita con il sorriso, con il travolgente entusiasmo nello scoprire, sperimentare, nell’emozionarsi, ci sforziamo di credere possa aver dato pace a Francesco, anche quando la malattia l’ha sopraffatto.

E che queste straordinarie condivisioni possano aver irrorato le anime di amici e affetti. Un gol di Maradona, un tweener di Federer, le note di Man Erg, faranno per sempre nascere una lacrima, e un sorriso, in tutti coloro che l’hanno amato profondamente. Perché i musicisti, gli artisti, ma soprattutto le persone di valore, in fondo, vivono per sempre. Perché, parafrasando i Van der Graaf, “Gli angeli vivono dentro di noi, li sentiamo sorridere”.

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