«Nel 2020 le sale cinematografiche piemontesi hanno perso 47 milioni di euro di incasso, con oltre l’80 per cento di presenze in meno rispetto agli anni precedenti. Sono dati disastrosi per le oltre 300 aziende del settore, con 800 dipendenti e un indotto importante, molte delle quali rischiano di chiudere se non intervengono misure di sostegno efficaci».
Lo hanno riferito in un’audizione della Sesta commissione sulla situazione dei cinema in relazione all’emergenza Covid i presidenti di Agis e Anec Piemonte, rispettivamente Luigi Boggio e Arrigo Tomelleri.
Per i vertici delle due associazioni il comparto potrà avere una ripresa non prima dell’estate, con il rischio che molti esercenti decidano di cessare l’attività perché non più in grado di coprire i costi fissi.
I consiglieri Gianluca Gavazza (Lega), Daniele Valle (Pd) e Francesca Frediani (Movimento 4 ottobre) hanno chiesto chiarimenti per capire come si possa intervenire sul bilancio regionale per andare incontro alle esigenze della categoria e quali siano i bandi di maggior interesse per il comparto. L’assessore alla Cultura Vittoria Poggio è intervenuta per ricordare che incontrerà le associazioni il 18 febbraio per discutere in modo più approfondito la questione.
Il commento di Enrico Pesce
A guardare con preoccupazione il futuro delle sale cinematografiche è anche Enrico Pesce, titolare del cinema teatro Sociale e del cinema Lux di Nizza Monferrato. Il primo, che conta 400 posti, è di proprietà della sua famiglia da oltre un secolo, e ospita anche la stagione teatrale cittadina. Il secondo, che conta 250 posti, è di proprietà dal 1975.
«La situazione – ammette – è molto difficile. Con il primo lockdown, la scorsa primavera, ho dovuto chiudere entrambe le sale. Dopodiché il Lux non ha più riaperto, mentre il Sociale ha ripreso l’attività il 19 agosto per continuare fino al 25 ottobre, cioè alla vigilia dell’arrivo del nuovo obbligo di chiusura».
La possibilità di riaprire, concessa a livello nazionale con l’avvicinarsi dell’estate, non è stata infatti colta dalla totalità degli esercenti.
«Due i motivi», spiega. «Innanzitutto la scarsità di film a disposizione, dato che le case di distribuzione hanno evitato di far uscire titoli importanti, considerate le restrizioni che riguardavano (e riguardano) gran parte dei Paesi del mondo. Secondo, per molti esercenti riaprire le sale potendo accettare un numero limitato di spettatori si rivelava antieconomico. Personalmente, ho riaperto solo il Sociale quando è uscito il film di animazione “Onward – Oltre la magia”, ma devo dire che la ripresa è andata a rilento».
Il silenzio sulle chiusure
Pesce sottolinea quindi il silenzio che sta avvolgendo il tema della crisi delle sale cinematografiche. «Con il passare dei mesi – evidenzia – sembra che la proroga della chiusura delle sale sia scivolata verso una nuova normalità. Sembra, cioè, che si stia accettando un modello in cui i cinema sono marginali. Un modello cui contribuisce sicuramente la concorrenza delle piattaforme streaming, che in questo periodo pandemico si sono rafforzate e hanno aumentato il numero dei clienti. Il tutto mentre le sale sono chiuse e gli esercenti, che peraltro sono le vittime di questa situazione, non possono difendersi».
A questo proposito Pesce attua un distinguo. «Le sale cinematografiche sono l’unico spazio in cui è possibile fruire di un film al massimo delle sue potenzialità. Sono l’unico luogo in cui un film può cominciare la sua diffusione, e contribuiscono a costruire una socialità in cui l’opera d’arte mette in moto percorsi di crescita delle collettività. Per questo molti registi americani famosi, in primis Christopher Nolan, si stanno scontrando con le case di produzione, come Warner Bros, che hanno deciso di far uscire i propri film al cinema e, in contemporanea, in streaming (in alcuni Stati americani le sale sono aperte anche in questo periodo)».
La richiesta alle Amministrazioni
Pesce indica quindi quali misure potrebbero aiutare il settore a riprendersi da questa situazione di crisi. «Fondamentale – afferma – è attuare una sinergia con le Amministrazioni locali. Considerando che il comparto dello spettacolo riprenderà l’attività per ultimo, e che le sale rappresentano un presidio culturale del territorio, gli esercenti dovrebbero poter beneficiare di aiuti economici (per esempio sgravi fiscali) per sostenere i costi fissi, dato che l’aiuto rappresentato dai Ristori governativi non è assolutamente sufficiente».
Una risposta
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