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Cronaca
Salute e ambiente

La Procura di Asti fa sequestrare 6700 traversine ferroviarie da bonificare

Un’indagine che da una semplice violazione amministrativa è sfociata nell’ambito della tutela ambientale e della salute umana

Parte  dal procuratore aggiunto di Asti Vincenzo Paone, un’indagine che ha portato al sequestro ieri di circa 6700 traversine ferroviarie di legno in una ditta di Mezzenile, in provincia di Novara, specializzata nel commercio di combustibili e di recupero di rifiuti di vario genere.

Il sequestro è stato operato dai carabinieri forestali della stazione di Cortemilia, dove l’inchiesta ha avuto origine a seguito del controllo di una partita di traversine acquistate a Mezzenile da un privato che le voleva utilizzare per realizzare una palizzata.

Quella del riuso delle traversine ferroviarie è una pratica molto diffusa: vengono riconvertite per fare robuste palizzate di contenimento, per realizzare scalinate all’aperto, per trasformarle in passerelle e pavimentazioni da giardino. E poi, ultimamente, proprio grazie allo spessore del legno e alla loro  aria “vissuta” cominciano ad essere lavorate per essere trasformate in rustici tavoli o arredi da interni.

Ma la loro robustezza e la loro aria “country” nascondono un grave pericolo per la salute: negli anni sono state impregnate di creosoto per impermeabilizzarle; si tratta di una sostanza cancerogena la cui immissione sul mercato è già stata vietata dal 2003.

Il creosoto, ha più volte ribadito anche l’Unione Europea, oltre ad essere  cancerogeno a tutti i livelli presenta anche notevoli rischi per l’ambiente quando il legno trattato  entra in diretto contatto con il suolo o l’acqua.

Da qui il doppio profilo dell’inchiesta della Procura di Asti.

Il primo riguarda una contestazione più di tipo amministrativo: la ditta di Mezzenile avrebbe continuato a commercializzare le traversine anche durante una sospensione dell’autorizzazione decisa dalla Città Metropolitana di Torino competente per territorio.

L’altro è invece più sostanziale, è quella che ha condotto al maxi sequestro a Mezzenile  e riguarda la bonifica delle traversine da creosoto, attività che è obbligatorio fare per trasformare ognuna di esse da rifiuto pericoloso a prodotto commerciale con attestazione di “end of waste” indispensabile per tornare in commercio.

Nel caso specifico il recupero, secondo la normativa che ha guidato il lavoro del procuratore aggiunto Paone, dovrebbe portare a traversine con caratteristiche quasi pari a quelle nuove prima del trattamento da creosoto, con percentuali di presenza di questa sostanza chimica infinitesimali. Condizione che non è stata riscontrata nei  manufatti sequestrati a Cortemilia e che ha portato la Procura a contestare l’illegittimità dell’autorizzazione al recupero delle traversine, vista la difficoltà di bonificarle dalla presenza di creosoto, sostanza che si impregna fino al cuore del legno.

 

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