Un record di rinvii per il doppio processo che è originato dall’aggressione avvenuta esattamente due anni fa a Baldichieri ai danni di una coppia di donne da parte dei loro vicini di casa.
A due anni di distanza, il processo non è ancora riuscito a decollare. E’ stato aperto il dibattimento ma ogni volta che si fissa un’udienza, il giudice è costretto a rinviarla per presentazione di certificati medici di alcuni imputati o per altri legittimi impedimenti. Non è ancora stato sentito un solo testimone né i cinque protagonisti della vicenda che sono vicendevolmente imputati e parti offese.
E così è stato anche all’udienza di venerdì dove, come ad ogni altra udienza fissata in questi due anni, Linda ed Emanuela Pines erano presenti ma si sono viste ancora una volta rinviare il processo a fine giugno.
Questo processo vede insieme due fatti: da una parte l’aggressione violenta ad Emanuela e Linda, con tanto di referti medici e fotografie delle lesioni a testimoniarlo. Per questo troncone le due donne si sono costituite parte civile assistite dall’avvocato Lamatina. Ma, a loro volta, sono imputate di violazione di domicilio e diffamazione sui social network nei confronti dei loro tre aggressori: Giuseppe Termini, Leonardo Messina ed Alessandro Mistretta, assistiti dagli avvocati Rattazzi e Bona. I due tronconi del processo sono strettamente legati perché i tre uomini sostengono che Emanuela sia entrata a casa loro per dire di smettere di fare rumore (di qui la violazione di domicilio) e poi, ad aggressione avvenuta, erano stati pubblicati post e fotografie per denunciare quanto accaduto (di qui la diffamazione).
L’aggressione era partita come una pesante discussione fra vicini di casa per i rumori che provenivano da un alloggio e poi era degenerata nelle botte ad Emanuela e a Linda arrivata in soccorso. Ad aggravare il tutto le dichiarazioni omofobe nei confronti delle due donne legate dal vincolo del matrimonio.
All’udienza di venerdì scorso innanzi al giudice Giordano, ancora una volta sono arrivati un certificato medico da parte di uno degli imputati di aggressione in cui si affermava il suo ricovero in una casa di cura accertato dal cancelliere con una telefonata in aula davanti ai difensori e al pm. E poi una anomala dichiarazione riguardante un altro imputato, sempre per aggressione, in cui si affermava che non avrebbe potuto presenziare al processo perché trattenuto in stato di fermo al carcere giudiziario di Lugano. Anche in questo caso è stata fatta una telefonata di verifica ma le autorità giudiziarie elvetiche non hanno inteso rilasciare conferme senza prima aver accertato la legittimità di tale richiesta di informazioni.
Al fondo dell’aula sempre loro, Linda ed Emanuela che non riuscivano a credere al sesto rinvio consecutivo.