Si è fermato il crollo della manifattura dovuto all’emergenza sanitaria.
Lo dice la 197esima Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera, effettuata nell’ambito della collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese e realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.
La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio con riferimento ai dati del periodo tra ottobre e dicembre 2020 e ha coinvolto 1.843 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 96.497 addetti e un valore pari a circa 54,1 miliardi di euro di fatturato.
I dati del 2020
Il 2020 è stato indubbiamente un anno molto difficile per l’industria manifatturiera della nostra regione. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Dopodiché il 2019 aveva confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale piemontese. La pandemia, e le conseguenti misure restrittive introdotte per il suo contenimento, hanno ulteriormente peggiorato il quadro nel 2020.
La contrazione media della produzione manifatturiera per l’intero anno è stata pari al 5,9%, inevitabilmente più intensa rispetto alla flessione dello 0,5% registrata nella media annua 2019. Il IV trimestre del 2020, però, si è chiuso con un dato moderatamente incoraggiante: il crollo produttivo generato dalla crisi pandemica si è fermato. La produzione industriale ha manifestato una stabilità rispetto all’analogo periodo del 2019 (0 %).
Concentrando l’attenzione sugli ultimi tre mesi dell’anno scorso, poi, emerge anche qualche dato incoraggiante. Alcuni settori sono tornati a crescere. Le imprese di grandi dimensioni hanno ripreso la strada dello sviluppo e il fermento sui mercati esteri ha trainato gli ordinativi.
Il commento di Coscia
«Questa fase emergenziale, che dura ormai da un anno – commenta Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte – sta continuando a condizionare la vita delle produzioni e delle aziende. La priorità è garantire alle imprese tutti gli strumenti necessari, tra cui quelli finanziari, per superare quelli che, speriamo, siano gli ultimi mesi di sofferenza per il nostro tessuto imprenditoriale. La vaccinazione è l’unica strada che ci permetterà da un lato di tornare a produrre ai livelli pre-Covid e dall’altro di rilanciare i consumi e stabilizzare l’occupazione. Avremo a disposizione, inoltre, le risorse europee: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, veri grimaldelli dello sviluppo economico».
L’andamento per settori
A livello settoriale permangono le forti criticità vissute, anche nei trimestri precedenti, dalla filiera tessile che segna il risultato peggiore (-16,2%). Tra gli altri settori, ancora negativo il comparto meccanico (-3,6%) e, diversamente da quanto avvenuto nel periodo precedente, quello alimentare (-0,9%). Il risultato migliore appartiene a uno dei protagonisti della manifattura piemontese: il comparto dei mezzi di trasporto (+3,9%).
La situazione per province
Per quanto riguarda la situazione per province, i risultati dipendono dai settori che le caratterizzano. Situazione molto negativa a Biella (-14,3%) e Vercelli (-4,9%). Segno meno anche ad Alessandria (-3 %) per la battuta d’arresto del comparto della gioielleria.
Stazionaria la produzione di Verbania (-0,3%), sostenuta dal comparto dei metalli e dalla chimica, e di Cuneo (+0,1%), penalizzata dal tessile. Cresce, infine, la produzione industriale di Torino (+1,1%), grazie ai mezzi di trasporto e all’elettricità ed elettronica, e di Asti (+1,5%), dove la performance non brillante dell’alimentare è compensata dalla crescita della chimica-gomma-plastica. Il risultato migliore appartiene a Novara (+ 2,7%) grazie alla crescita di rubinetteria e valvolame.