Sono mesi decisivi per Conbipel, storico marchio italiano della moda con sede a Cocconato, alla ricerca di un nuovo acquirente.
Per comprendere appieno la situazione in cui si trova l’azienda – dal 2007 di proprietà del fondo americano Oaktree Capital Management, che nel 2019 è stato acquisito dal fondo canadese Brookfield Asset Management – bisogna fare un salto indietro al marzo 2020. Quando, cioè, l’azienda ha depositato una richiesta di concordato preventivo “in bianco” al Tribunale di Asti, secondo quanto previsto dalla Legge fallimentare.
L’istanza è stata poi comunicata dall’amministratore delegato Jeff Fardel tramite un comunicato, in cui parlava dell’impegno «a preparare ed implementare un piano di risanamento».
Parallelamente è cominciata la ricerca di un nuovo acquirente, sfiorata lo scorso settembre ma non concretizzatasi. Poi, lo scorso novembre, il Tribunale di Torino ha dichiarato lo stato di insolvenza. Da qui la nomina di un commissario da parte del Ministero dello Sviluppo economico, nella persona di Luca Jeantet, dopodiché, dal 28 gennaio, si sono aperte ufficialmente le porte dell’amministrazione straordinaria.
Ora gli sviluppi. Jeantet ha inviato nei giorni scorsi una sessantina di inviti ad aziende di tutto il mondo in cerca di un compratore che salvi i posti di lavoro (1600 in Italia e 300 nell’Astigiano, tra la sede di Cocconato e i punti di vendita di Asti e Robella) e rilanci il marchio. L’invito prevede di presentare manifestazioni di interesse entro il 3 giugno.
Il commento di Di Martino (Uiltucs)
A sperare in una soluzione lavoratori e sindacalisti.
«La Conbipel – dichiara Francesco Di Martino, segretario generale provinciale Uiltucs Uil – ha ancora i “numeri” per salvarsi, nonostante le enormi difficoltà causate dalla pandemia. Certamente tutto il settore dell’abbigliamento è in sofferenza per il calo di ricavi legato al periodo e alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Basti pensare alle perdite che possono aver accumulato, in questo frangente, tutti i punti vendita a marchio Conbipel, molti dei quali presenti all’interno dei centri commerciali, e quindi chiusi nei fine settimana anche nelle zone arancioni. Un danno acuito da fattori pregressi, come il ritardo con cui è stato lanciato il commercio on line».
Di Martino evidenzia quindi come sia fondamentale la salvaguardia dei posti di lavoro.
«La speranza – afferma – è che la Conbipel sia acquisita “in toto” e possa mantenere la sede a Cocconato. Ci batteremo, a livello nazionale e locale, per la salvaguardia dei posti di lavoro».
Le parole della Rsa Valentina Raia
D’accordo Valentina Raia, impiegata nella sede di Cocconato e Rsa Uiltucs Uil.
«Qui in sede siamo oltre 250 dipendenti – afferma – tra uffici, magazzino e punto vendita. Attualmente stiamo facendo cassa integrazione Covid, considerata la difficile situazione del settore abbigliamento, ma nessuno di noi è a zero ore. Personalmente sono ottimista, perché ritengo che l’azienda abbia ancora grandi potenzialità. Ma non nascondo che molti colleghi sono preoccupati. In primo luogo temono che non si faccia avanti nessun compratore. Quindi che, in caso di acquisizione, la sede di Cocconato venga smantellata. Anche perché qui lavorano molte coppie di Cocconato e dei paesi vicini, per i quali questo lavoro rappresenta l’unica fonte di reddito in famiglia. Senza contare l’importanza fondamentale che l’azienda ha sempre avuto, in generale, per l’economia del paese».
La posizione della Filcams Cgil
«Il commissario straordinario – commenta Mario Galati, segretario generale provinciale Filcams Cgil – è molto presente e attento alle relazioni sindacali, informandoci puntualmente sugli sviluppi (l’ultima riunione a livello nazionale con i sindacati si è tenuta ieri, lunedì, ndr). Come Filcams auspischiamo la piena occupazione: qualsiasi soluzione dovrà conservare tutto il perimetro aziendale».