Che i rapporti fra cognate non siano sempre idilliaci è cosa risaputa, ma il caso arrivato davanti al giudice Bertelli Motta in tribunale ad Asti è decisamente salito ad un livello superiore ad una normale rivalità in famiglia.
Sotto accusa una donna che, nel 2014, ha approfittato della confidenza e della frequentazione della cognata per sottrarle di nascosto la carta di identità, farne una fotocopia e usarla per tentare una truffa con l’acquisto di un’auto usata.
L’imputata ha infatti “taroccato” la fotocopia della carta di identità della cognata aggiungendo la sua fotografia e presentandola ad un’agenzia di pratiche automobilistiche per acquistare una BMW messa in vendita su un sito on line dal precedente proprietario.
All’atto della voltura, la donna ha presentato quel documento falso e ha consegnato al proprietario un vaglia postale in pagamento, per una cifra considerevole di oltre 13 mila euro. L’uomo si è recato subito nell’ufficio postale di via Buozzi, dopo aver firmato il passaggio di proprietà ma all’atto di incassare il titolo di credito, ha scoperto che si trattava di un falso. Per fortuna, contattata subito l’agenzia, è riuscito a bloccare la voltura e si è recato dai carabinieri a sporgere denuncia per truffa.
E qui, prendendo per buoni i dati di identità presentati alla voltura, è stata indagata per tentata truffa l’ignara cognata che ha subito un processo prima di essere prosciolta per non aver commesso il fatto. Proprio lei, in aula, l’altro giorno ha raccontato la sua odissea giudiziaria prima di dimostrare che non era lei quella ad aver contattato il proprietario dell’auto, ad aver firmato la voltura e ad aver consegnato il vaglia falso. Le successive indagini avevano portato a ricostruire la vicenda della sottrazione della carta di identità e ad indagare l’attuale imputata che deve rispondere di falso, truffa e sostituzione di persona.