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Cortometraggio Lombroso
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Cinema

Cortometraggio su Cesare Lombroso girato al Battistero di San Pietro

Avviate le riprese di “Larvae”, il progetto indipendente diretto da Alessandro Rota che ha coinvolto diverse location piemontesi

C’è anche il Battistero di San Pietro tra le cinque location del cortometraggio “Larvae – Oltre la scienza di Cesare Lombroso”. Dopo le riprese dei giorni scorsi, è prevista ancora una giornata di lavori il prossimo 30 aprile. L’ultima del progetto realizzato dall’associazione culturale Officine Ianòs del regista torinese Alessandro Rota e dalla società RedDress del musicista astigiano Francesco Cerrato, che ha coinvolto anche l’ensemble Armoniosa di cui fa parte.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Alessandro Rota per saperne di più.
Di che cosa parla il cortometraggio?
«E’ un cortometraggio di quasi 30 minuti ad ambientazione storica – siamo ai primi anni del Novecento – incentrato sulla figura di Cesare Lombroso (1835 – 1909), considerato il padre dell’antropologia criminale. La storia raccontata, che è di fantasia, affronta il periodo in cui Lombroso si avvicinò allo spiritismo effettuando ricerche su fenomeni ipnotici e spiritici. Non posso svelare ora il motivo preciso per cui abbiamo scelto proprio il Battistero, ma posso dire che ci serviva una location con quelle caratteristiche di bellezza e storicità.
E devo dire che abbiamo ricevuto il pieno supporto del Comune di Asti, grazie all’interessamento dell’assessore alla Cultura Gianfranco Imerito.
Solo dopo aver scelto Asti, poi, siamo venuti a conoscenza di un particolare legame tra la storia del cortometraggio e la città. Ovvero, il fatto che Lombroso, padre fondatore della criminologia moderna, condusse degli studi con l’astigiano Salvatore Ottolenghi, suo stretto collaboratore. Tanto da essere stati definiti “inventori della polizia scientifica” (motivo per cui avranno una sala a loro dedicata al museo di Palazzo Ottolenghi in corso di realizzazione, ndr)».

Location e attori

In quali altre località è stato girato il corto?
«Abbiamo girato al castello di Govone, nella città di Saluzzo, al Parco del Monviso e al castello di Agliè».
Quali attori sono coinvolti?
«Innanzitutto Roberto Accornero che interpreta Cesare Lombroso. Poi Stewart Arnold (anziano illusionista), Niccolò Fontana e Fabio Renis (due giovani co-protagonisti)».
Quando avete cominciato ad effettuare le riprese?
«Lo scorso autunno. Non nascondo che i lavori hanno subito diversi rallentamenti a causa delle difficoltà dovute alla pandemia in corso. Comunque, dopo le ultime riprese il 30 aprile ad Asti, effettueremo la post-produzione. Riteniamo che il cortometraggio sarà pronto per settembre».
Dopodiché sarà presentato ai festival?
«Sì, l’idea è quella di proporlo a festival cinematografici internazionali. Proprio per questo abbiamo deciso che venisse recitato in lingua inglese».
Chi cura la colonna sonora?
«La composizione e la produzione della colonna sonora sono di Francesco Cerrato, che ha coinvolto l’ensemble Armoniosa – specializzata nel repertorio barocco – di cui è primo violino».

Il regista

A chi appartiene l’idea del progetto?
«A me, dato che ho scritto il film e ne sono il regista. E’ un progetto a cui tenevo molto e che ho portato avanti nonostante le difficoltà che caratterizzano il mondo del cinema, a causa della pandemia, da oltre un anno a questa parte. E che non ho abbandonato nonostante non abbia trovato produttori e finanziamenti.
E’ quindi un progetto indipendente che coinvolge diversi giovani professionisti che si stanno impegnando per realizzare questo lavoro al meglio, mossi dalla passione nel cuore. Tra troupe tecnica, artistica e organizzativa, siamo una squadra di circa 30 persone».
Lei lavora come regista a Torino. In quale settore è specializzato?
«Principalmente lavoro nel campo della pubblicità e dei video istituzionali. Per quanto riguarda la vostra città, da anni collaboro con l’ensemble Armoniosa e, in passato, ho preso parte al progetto “Romanico Monferrato” della Fondazione Goria.
Ora, però, ho sentito che era il momento giusto per raccontare una storia di richiamo internazionale. Sperando che questo possa essere uno stimolo per il nostro cinema a proiettarsi sempre più verso una valorizzazione dei nostri tesori, siano essi luoghi, personaggi, storie che spesso ci dimentichiamo di possedere».

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