Grande commozione alla parrocchia di San Pietro per l’ultimo saluto a Timothy Danielli, deceduto a 39 anni dopo 17 anni passati in un letto in stato vegetativo.
Una condizione che era stata provocata da un gravissimo infortunio avvenuto nel luglio del 2004 alla Prealpina di Castell’Alfero dove lavorava da pochi giorni come commesso e magazziniere.
Fu un gravissimo incidente con il muletto, mentre movimentava dei bancali di legno sul piazzale del grande magazino del fai da te a ridurlo in uno stato di continua incoscienza. Il muletto si era ribaltato e il ragazzo, allora 22enne, era rimasto travolto riportando gravissime lesioni da schiacciamento al torace e alla testa.
Le sue condizioni disperate all’arrivo dei soccorritori si sono purtroppo protratte per tutti questi anni nonostante il grande dispendio di energie dei vari medici che si sono succeduti alle sue cure.
A suo nome, poco dopo l’infortunio gravissimo, si era costituito un Comitato che aveva anche raccolto dei fondi da destinare alle sue cure, anche quelle più specialistiche. Dopo una lunga degenza all’ospedale di Asti, era stato ricoverato alla Casa del Risveglio di Modena, in una clinica cuneese e, infine, alla Casa di Riposo Città di Asti. Era seguito anche un processo a carico dei datori di lavori che era terminato con una condanna al pagamento di un importante risarcimento così come chiesto dal legale di parte civile, avvocato Lamatina a nome del ragazzo.
«Solare, piacevole, disponibile, ottimo compagno di lavoro – così lo descrive Ilaria Lemasson, sua collega al Mc Donald’s, luogo in cui Timothy lavorava prima dell’assunzione alla Prealpina – Lascia un grande vuoto e un bellissimo ricordo di sè».
Parole condivise anche dalla professoressa Roberta Borgnino che l’ha avuto come studente all’Istituto Castigliano: «Aveva conseguito la qualifica nel corso elettricisti – ricorda l’insegnante che ha fatto parte cel Comitato nato per aiutare il ragazzo – poi aveva lasciato gli studi perchè doveva lavorare, ma si era pentito. Era un ragazzo molto dotato per le materie umanistiche e letterarie, era un divoratore di libri e aveva il sogno di frequentare la Facoltà universitaria di Lettere. Per questo motivo – prosegue – anche da lavoratore aveva ripreso a studiare, frequentando la quarta superiore ed era pronto per l’anno della maturità quando è accaduto il tragico incidente. Amava leggere e scrivere con la delicatezza di un ragazzo timido, generoso, sorridente, mai arrabbiato».
Timothy non è mai stato lasciato solo dai suoi tanti amici, di cui molti del quartiere Praia, in cui era nato e cresciuto. Una giovane promessa del calcio anche, passione che aveva condiviso con un amico, Erik Stennardo, segnato anch’esso da una morte in giovane età. Proprio Erik andava a trovarlo spesso nella sua stanza della Casa di Riposo Città di Asti per tenergli compagnia, pur sapendo del “non mondo” nel quale l’amico viveva dal giorno del tragico incidente.
Lascia la madre Nunzia e l’amatissima nonna Maria.