A distanza di quasi quattro anni, la morte di Pierino Magnelli avvenuta due giorni dopo aver partecipato al banchetto nuziale del nipote al ristorante Locanda delle Antiche Sere di Maretto, ha ancora tutta la forza di accendere gli animi nell’aula di tribunale dove, davanti al gip Belli, si sta tenendo il processo in rito abbreviato. Udienze cui sono ammessi solo i periti nominati da pubblica accusa e difesa che si fronteggiano su argomenti medico tossicologici.
Tutto era nato da una denuncia della coppia di giovani sposi del Torinese che aveva scelto la bellissima location astigiana per il banchetto nuziale. Nella notte numerosi invitati avevano avvertito i sintomi di un’intossicazione alimentare, compreso lo zio dello sposo che era stato poi ricoverato il lunedì per le sue condizioni molto serie. Condizioni che non fecero che peggiorare portando alla sua morte il giorno successivo.
Subito venne puntato il dito sul banchetto, visto che in molti accusarono i malesseri fin dalla sera della domenica e i Nas andarono a prelevare dei campioni nelle cucine del ristorante il quale, però, essendo passati tre giorni, non presentava più nessuna delle portate servite a nozze.
Indagato per omicidio colposo è Alessandro Marmo, il legale rappresentante del ristorante, difeso dagli avvocati Piermario Morra e Nicola Calderi. Dall’altra parte, con gli avvocati Paulicelli e Galasso, le numerose parti civili costituite (15 in tutto), a partire dalla coppia di sposi cui si sono aggiunti i fratelli e le sorelle del signor Magnelli.
La pubblica accusa in aula è sostenuta dal pm Greco che ha portato avanti le conclusioni dei suoi consulenti: il signor Magnelli, che già era portatore di una importante ernia inguinale, è deceduto a causa di una intossicazione alimentare da clostridium perfrigens.
Perfrigens che è stato rinvenuto sulle feci di altri quattro commensali che avevano partecipato allo stesso banchetto e anche in sette campioni provenienti dalla compostiera del ristorante.
A questa conclusione si oppongono i consulenti Paolo Dallorto e Giuseppe Cariti incaricati dalla difesa che sostengono come il perfrigens sia un microrganismo presente diffusamente nell’intestino umano, negli animali e sul suolo. Virando la responsabilità invece sullo stafilococco aureus che è stato trovato nel naso della vittima e in nessun altro commensale, né nei tamponi fatti dai Nas nei locali e nella cucina del ristorante.
Secondo la difesa, infatti, è più probabile e logico che sia stato lo stafilococco ad aver innescato il tipo di intossicazione che ha portato alla morte di Magnelli.
Inoltre, aggiungono, non è stato individuato un alimento o una portata servita al banchetto responsabile della trasmissione della tossina che non è stata trovata né negli alimenti, né nei locali di preparazione dei cibi. L’acceso confronto fra i consulenti si è concluso con le loro posizioni iniziali. Per il momento la parte civile ha solo ascoltato; se il gip deciderà di affidare una superperizia, allora i consulenti della famiglia entreranno in gioco nel controesame. «Qui una cosa è certa – ha commentato l’avvocato Paulicelli – che il signor Magnelli prima di mangiare stava bene e dopo aver mangiato in quel ristorante è morto».
Il ricordo
- 28 Novembre 2024
- Redazione