Ingiustizia sociale, leggerezza, equivoco oppure nulla di tutto ciò.
È quello che nei giorni scorsi, negli uffici dell’INAIL di via Goito ad Asti, Candido Chirieleison ha cercato di capire. In modo un po’ brusco, alzando la voce, chiedendo la presenza del nostro giornale e provocando anche l’intervento della Polizia «erché in Italia – ha affermato Chirieleison – è questo l’unico modo per farsi ascoltare».
L’uomo lavora per una ditta di trasporti e, circa quindici giorni fa, ha subito un infortunio sul lavoro «Verso fine aprile – spiega – sono caduto sulla schiena con conseguente lesione del dorso, fuoriuscita di un’ernia e con ripercussione alla spalla; dagli specialisti che mi hanno visitato sono stati richiesti esami specifici, altri consulti e fisioterapia».
Il fatto che contesta il lavoratore è che avendo già usufruito, nel 2008 e nel 2018, dell’assicurazione INAIL per precedenti infortuni ad entrambe le spalle che hanno richiesto interventi chirurgici ed essendo nuovamente coinvolta, nell’incidente, una delle due articolazioni, l’Istituto non intende riconoscere il danno: «Perché, mi hanno detto dall’INAIL, – spiega Chirieleison – la spalla era già lesionata; ma allora io cosa pago a fare, allora i versamenti, come negli altri Stati, dovrebbero essere facoltativi e non imposti e se poi si ha bisogno ti chiedono di dimostrare quello che è successo; ma se io stavo già male non avrei potuto guidare il camion. Loro – continua l’autotrasportatore riferendosi sempre all’INAIL – non hanno nemmeno guardato la mia pratica, mi hanno liquidato dicendo che alla spalla avevo già subito un danno e che quindi anche l’ernia alla schiena non è stata conseguenza dell’ultima caduta».
Una questione, forse, da approfondire e da valutare con più attenzione e che, nell’animo di Chirieleison, ha fatto scattare la rabbia. Una situazione che lui non intende subire: «Sono stato visitato da un medico dell’INAIL – sottolinea – e, dopo un consulto con il primario, mi è stato detto che l’Istituto non può seguirmi perché, questi, potrebbero essere postumi dei precedenti interventi ma, guarda caso, nel mio fascicolo mancano proprio i referti più importanti, quelli che testimoniano la perfetta guarigione da quelle operazioni».
E allora Candido Chirieleison ha detto basta «perchè non si può sempre subire, perché ci saranno altre migliaia di casi come il mio, perché continueranno a esistere persone che stanno zitte o che non sanno come comportarsi, – si è sfogato – e quando mi hanno detto che non potevano più seguirmi non ci ho visto più, ma le mie sfuriate sono sacrosante e se negli altri Stati il Governo ha pagato tutti durante il lockdown, qui nemmeno l’INAIL ti dà quello che ti deve e se non avessi una madre invalida da accudire me ne andrei subito dall’Italia. Quello che chiedo – ha concluso – è solo il giusto».
Da parte sua l’INAIL, per ora, nelle vesti del responsabile della sede di Asti, dott. Giuseppe Costantino, essendo anche intervenuta la Polizia di Stato, preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione.
L’Inail replica
Riceviamo e pubblichiamo dal dottor Giovanni Asaro, direttore regionale Inail Piemonte.
Gentile Direttore de “La Nuova Provincia” di Asti,
a riscontro dell’articolo del 14 maggio 2021 intitolato “Asti, scenata davanti all’Inail per il mancato riconoscimento dell’infortunio alla spalla” si invia la presente per precisare i fatti e le circostanze, riportati nell’articolo, non rispondenti alla reale situazione di fatto.
Il primo chiarimento attiene al presunto “mancato riconoscimento dell’infortunio” del signor Chirieleison: in realtà l’infortunio è stato riconosciuto dall’Inail (l’infortunato riceverà pertanto l’indennità di temporanea per il periodo di assenza dal lavoro) e la pratica è stata regolarmente esaminata sia dal punto di vista amministrativo che medico legale. In particolare l’Inail di Asti ha fatto eseguire un’ulteriore risonanza magnetica, a spese dell’Istituto, presso un centro medico convenzionato, per poter disporre in tempi rapidi del referto e valutare correttamente la situazione clinica dell’infortunato.
Il secondo rilievo consiste nel fatto che la reazione del sig. Chirieleison, occorsa il 10 maggio scorso al termine della visita medico-legale, non può configurarsi solo come una “scenata”: in un primo tempo si è manifestata come un’aggressione verbale ma è culminata rapidamente, davanti ad altri astanti, in un’aggressione fisica, con lancio e danneggiamento di mobili e suppellettili vari, ai danni del primario medico che ha riportato delle contusioni documentate da un certificato medico.
A causa di tale atteggiamento si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine che sono state chiamate dal personale della sede di Asti in quanto il sig. Chirieleison continuava a mantenere un atteggiamento minaccioso, non consentendo di fatto il normale svolgimento delle visite mediche nei confronti degli altri assistiti che, a titolo cautelativo, sono stati invitati dal personale della sede ad allontanarsi dalla sala d’attesa proprio per non incorrere nel rischio di essere a loro volta feriti.
Infine, si evidenzia che la normalità degli infortunati in Regione (circa 50.000 l’anno) trovano ampia tutela nelle decisioni e nelle conseguenziali prestazioni economiche e socio-sanitarie erogate. Solo una residuale parte dei soggetti tutelati dall’Inail esprime il proprio dissenso nei confronti delle decisioni medico-legali attraverso l’ordinaria presentazione di un ricorso per far valere le proprie ragioni. Per fortuna il ricorso alla violenza non è “l’unico modo per farsi ascoltare in Italia”.
Ad ogni modo, sulla base delle condotte poste in essere e dei danni subiti si stanno valutando eventuali azioni a tutela dell’esercizio del ruolo medico-professionale e dell’Istituto.
Controreplica del direttore de La Nuova Provincia
Riceviamo e pubblichiamo dal Direttore Regionale Inail, dottor Giovanni Asaro che ringraziamo, la puntualizzazione su alcuni aspetti emersi durante il movimentato pomeriggio del 13 maggio scorso alla sede Inail di Asti da parte di un utente. Le intemperanze verbali, e non solo, poste in essere dalla persona coinvolta sono sempre e comunque da stigmatizzare. Il caso nel quale è stato coinvolto l’infortunato, al quale apprendiamo sia stato riconosciuto l’infortunio stesso con corresponsione dell’indennità di temporanea, può non soddisfare l’interessato che, comunque, dispone dei percorsi legislativi per far valere le proprie ragioni. La fatto contingente, sotto il profilo giornalistico, era comunque il segnale di un malessere e, soprattutto, di una situazione che sia per il personale dell’ufficio sia per l’utenza poteva portare a conseguenze ben più gravi. Abbiamo voluto dare voce ad un passaggio di cronaca ma, anche, ad una realtà che nel mondo del lavoro diventa, spesso, difficile da leggere e da arginare.
Giovanni Vassallo