Asti Agricoltura, Cia-Agricoltori Italiani di Asti e Atima-Confederazione Agrimeccanici hanno avviato un tavolo unitario e operativo sull’emergenza cinghiali. Dopo un primo momento di confronto tra direttori e presidenti, le tre sigle hanno incontrato mercoledì scorso il presidente della Provincia Paolo Lanfranco e il consigliere con delega ad Agricoltura e Caccia e Pesca, Davide Massaglia, ai quali sono state presentate proposte e strategie finalizzate alla repressione di questo flagello.
«E’ indubbio che sono necessari gli abbattimenti ma si tratta di un problema estremamente importante da affrontare tutti insieme senza distinzioni di ‘bandiera’ – ha esordito il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle – E’ necessario agire in modo unitario, con il coordinamento della Provincia di Asti, per affrontare in modo coeso questo problema».
Il direttore di Asti Agricoltura ha messo in rilievo la necessità di aggiornare il vademecum per gli agricoltori al fine di una corretta informazione su autodifesa ed autocontrollo con conseguente formazione, ed ha proposto nuovamente la rotazione delle squadre di caccia al cinghiale sul territorio, con eventuale utilizzo di sistemi di incentivazione economica.
Per il presidente della Cia di Asti Alessandro Durando, «è necessaria una campagna di informazione e sensibilizzazione ai cittadini tutti, ma in particolare agli agricoltori, per far conoscere le buone pratiche da adottare in caso di presenza della fauna selvatica. Le organizzazioni agricole, inoltre, devono supportare e incoraggiare le aziende affinché segnalino in modo tempestivo e capillare il danno subito. Occorre inoltre una corretta formazione sulle modalità di difesa attuabili».
Le associazioni presenti, all’unisono, hanno insistito sull’importanza della mappatura delle presenze di ungulati sul nostro territorio non soltanto per salvaguardare le colture agricole, ma anche per tutelare la circolazione stradale e la cittadinanza in generale. «Nel corso dell’ultimo anno – continua Durando, sono aumentati gli incidenti stradali legati alla fauna selvatica; ciò sta a significare che non è più un problema circoscritto al comparto agricolo».“
«La difesa del settore primario si attua in primis attraverso l’incremento degli abbattimenti selettivi di questa specie mediante un’azione organizzata con l’ausilio, ciascuno in base alle proprie competenze, dei cacciatori, delle Guardie Venatorie (provinciali e volontarie), degli agricoltori e degli OFS (Operatori Faunistici Specializzati)», hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni di categoria. E gli fa ancora eco il direttore della Cia, Marco Pippione: «Il tutto senza però trascurare anche l’applicazione di forme di contenimento alternative, come ad esempio le pasture dissuasive o le sterilizzazioni».
«Per quanto riguarda la figura dell’OFS – afferma Gianluca Ravizza, direttore di Atima – è necessario far conoscere e rafforzare questo ruolo con corsi di formazione appositi, l’istituzione di un albo “mobile”, il mantenimento del ruolo in base ai risultati raggiunti, criteri di scelta autonoma e un’adeguata dotazione finanziaria».
«A questo proposito i nostri associati – ha affermato il direttore Baravalle – presenti all’interno delle commissioni agricole comunali, potrebbero svolgere un importante ruolo nel reperire il maggior numero possibile di persone interessate a ricoprire la figura di OFS».
Tutte e tre le organizzazioni agricole concordano in modo inequivocabile che, oltre alle misure preventive da mettere in atto nell’immediato, è anche doveroso rispondere in modo concreto a tutte le aziende agricole che hanno subito ingenti danni in seguito al passaggio degli ungulati ed in tal senso Paolo Pregno, presidente di Atima precisa: «E’ necessario garantire alle aziende danneggiate tempestivi ed adeguati ristori, che tengano anche conto, ad esempio, del costo lavoro necessario per le risemine e non solo del costo del seme».
In ultima analisi, i rappresentanti delle organizzazioni presenti hanno espresso la volontà ad ospitare presso le loro sedi la formazione degli OFS nonché eventuali corsi per il conseguimento del porto d’armi per uso caccia, ma non solo: «La nostra intenzione è di istituire nei nostri uffici un vero e proprio sportello per raccogliere le istanze e le problematiche dei nostri associati in merito alle questioni legate al problema della fauna selvatica, fornendo adeguata informazione e supporto in termini di difesa delle produzioni, riduzione e rimborso dei danni».
La Provincia ha ascoltato le istanze e si è già attivata per dar corso pratico alle proposte.