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Asti: chiude lo storico negozio di giocattoli Tagini

Una lunga storia astigiana che terminerà nei prossimi giorni: ecco come tutto è iniziato

Allora chiude, è vero. Chiude “Tagini” e vero non sembra. Chiude uno dei negozi storici di Asti, forse il più longevo, il più noto, sicuramente il più desiderato da grandi e piccini. Chiude “Tagini”, purtroppo, e quello che per generazioni di astigiani è stato molto più di un negozio, un ricordo, un sorriso, un’emozione e anche un rimpianto, non ci sarà più. Fondata nel 1882 da Pietro Tagini, ombrellante dell’Alto Vergante (montagne intorno al lago Maggiore) che arrivò ad Asti insieme alla moglie Teresa, l’attività iniziò sotto i portici di via Cavour dove si trova tutt’ora, «negli stessi locali che, in seguito, furono allargati annettendo quello che prima era stato un bar adiacente – racconta la pronipote Tiziana – Qui il mio bisnonno riparava ombrelli, li vendeva poi si mise a costruire setacci, fino ad ampliare la gamma di prodotti aggiungendo man mano pelletteria, pellicceria, profumeria, bigiotteria».

Una sorta di piccolo supermercato, il primo ad Asti «e il primo ingrosso per i negozi dei paesi vicini» aggiunge Tiziana. Pietro e Teresa ebbero numerosi figli, come si faceva una volta, e quattro di loro proseguirono nella conduzione del negozio: «Alla fine rimase solo più mio nonno Cesare Tagini – ricorda ancora Tiziana – che ebbe due figli, Pietro e Luigi e quando mio zio Pietro si ritirò, nei primi anni ’80, rimase mio papà insieme a mia mamma Ferdinanda. Poi Tiziana con il marito Mario Valle. Quattro generazioni che hanno amato quel lavoro, che gli hanno dedicato la vita e che sono stati ricambiati da altrettanto amore fino ad oggi, fino a questa decisione «perché i tempi sono cambiati, perché i nostri figli hanno preso altre strade: – dicono Tiziana e Mario – Elena è psicologa-psicoterapeuta, Riccardo è musicista oltre ad essere entrato nella Polizia dell’Alta Langa e perché arriva il momento di dire basta».

E così, fra poco, non ci saranno più bambini a scorrazzare per il negozio che di quell’antica bottega ha conservato tutto, l’atmosfera, gli arredi, la qualità e la disponibilità. «Li conosciamo tutti per nome i nostri piccoli clienti, conosciamo i loro gusti – continuano i coniugi Tagini – e ci sarebbero tanti aneddoti divertenti da raccontare, uno per tutti quello di un bambino cui regalarono un coccodrillo che lui, a tutti i costi, volle battezzare “Tadini” e poi le infinite letterine a Babbo Natale, personaggio che da quarantacinque anni, nei mesi invernali occupa il posto d’onore davanti al negozio; sono tantissime, bellissime – sottolinea Tiziana – e le conserviamo ancora tutte». Già, “quel” Babbo Natale, che tutti ricordiamo, che tutti abbiamo guardato “credendoci” ancora, che faceva Natale e che mancherà. «Passano genitori, in questi giorni, che mi confessano di non sapere come dirlo al figlio – continua il racconto – non so come faremo a passare qua davanti senza vedere più i giochi, le bambole, i pupazzi».

Si perché “Tagini”, nel tempo, si è specializzato in questo: giochi e ombrelli, rimasti il simbolo del negozio. Giochi di tutti i tipi, da tavolo e no, vestiti di carnevale, monopattini, case delle bambole, soldatini, cavalli a dondolo. «Ci fu un periodo, tra gli anni ’90 e 2000 – ricorda a questo proposito Mario Valle – in cui esplose il boom dei cavalli a dondolo, erano in legno, molto belli e li importavamo dalla Polonia». Memorie che si rincorrono, che riaffiorano insieme a volti e nomi: Giorgio Faletti, ad esempio «era un cliente affezionato, più da grande che da piccolo – sorride Tiziana – passava di qua a cercare animaletti da inserire nei suoi quadri».

Un punto di riferimento, “Tagini”, un punto di ascolto, anche, un luogo dove spesso la gente passava per fare due chiacchiere o una confidenza, per chiedere un consiglio o sfogare un dispiacere, un negozio che ha ricevuto tanti riconoscimenti nella sua lunga storia, uno su tutti il “Diploma d’Onore” conferito nel 1953. In questi giorni è iniziata la svendita per vuotare i locali, continuerà per tutto giugno, forse un po’ di più, poi si spegneranno le luci su un’epoca, su quelle vetrine cariche di sogni, su una certezza perché è così: “Tagini” chiude. E ci dispiace.

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