Il Festival delle Sagre potrebbe diventare Patrimonio dell’Umanità. Nella conferenza tenuta nell’ex palazzo consigliare nei giorni scorsi è stata annunciata la volontà di candidare la manifestazione di Asti come Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco.
La riunione ha segnato l’inizio del tavolo operativo per la candidatura del “Festival delle Sagre di Asti”. La ricerca storica necessaria per proporre la manifestazione inizierà quest’anno e la candidatura verrà ufficializzata nel 2023, anno del cinquantesimo anniversario delle sagre.
A compiere la ricerca saranno le pro loco, vere protagoniste della manifestazione, con la Unpli (Unione nazionale pro loco d’Italia), il dottor Piercarlo Grimaldi, professore in Antropologia, con l’Università di ASTISS in collaborazione con la Camera di Commercio di Asti, il Comune, la Cassa di Risparmio, la Fondazione e la Provincia.
La relazione sarà invece condotta da Roberto Cerrato.
L’iniziativa nasce, spiega Loretta Bologna, assessora al turismo e all’Unesco, dalla volontà di promuovere le Sagre anche in questo periodo dato che, per motivi di Covid, la manifestazione non potrà svolgersi per il secondo anno consecutivo.
Lungo percorso storico, volontariato allo stato puro da parte degli organizzatori nelle pro loco e partecipazione attiva del territorio: queste le caratteristiche che renderebbero il festival delle Sagre di Asti unico e degno del riconoscimento Unesco. «Il percorso è lungo- sostiene Bologna – ma potrebbe essere una buona opportunità per promuovere la manifestazione non solo a livello regionale e nazionale ma anche internazionale».
«Sarebbe il giusto riconoscimento
all’impegno delle Pro Loco»
Riceviamo e pubblichiamo.
Mi sento in dovere di plaudire alla proposta di candidare il Festival delle Sagre al riconoscimento Unesco per la sezione della cultura immateriale, riconoscimento che andrebbe ad aggiungersi all’Alto Patronato del Presidente della Repubblica del 2001. Una manifestazione apprezzata ormai da una moltitudine di persone provenienti anche dall’estero quella delle Sagre, che era nata in sordina nel 1974.
Quell’8 settembre c’ero anch’io, oggi l’unico rimasto tra i pochi che tentarono quell’esperimento che poteva anche fallire, ma che da subito aveva dato ragione all’idea, di anno in anno sempre più vincente, dell’allora presidente della Camera di Commercio Giovanni Borello. Portare ad Asti nello stesso giorno i piatti tipici che ogni paese cucinava nella festa patronale lungo tutto l’anno.
Mi sono occupato dell’allestimento della manifestazione per ben 31 anni e posso dire che la politica dei piccoli passi è sempre stata la scelta migliore per la costante crescita delle Sagre.
Avevamo iniziato con “quattro fuochi” al centro di piazza Alfieri, passando poi all’intera piazza, allo spostamento nella zona sud di Campo del Palio, fino all’utilizzo di tutta quella vasta area, con il problema tutt’altro che secondario del concentramento della sfilata alla partenza. Alla terza edizione, infatti, fu introdotto il “museo vivente del mondo contadino”, che con la sua crescita e con il suo perfezionamento nel tempo ha costituito il più importante aspetto della cultura immateriale della nostra terra.
Una sincera lode deve andare al popolo delle tante Pro Loco, che con impegno e passione ha saputo recepire lo spirito della manifestazione e tutti i suggerimenti che nel tempo abbiamo dato loro.
A coronamento di questo impegno mi sembrerebbe più che meritato il riconoscimento dell’Unesco.
Pippo Sacco