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Cronaca

Insulti e minacce sui social a figure pubbliche: la polizia postale di Asti denuncia quattro persone

Nel mirino anche il sindaco di Asti Maurizio Rasero, che ha subito minacce di morte via social

Querele presentate alla polizia

Non si può scrivere qualunque cosa sui social. E se, di fronte a insulti, offese, persino minacce, tante volte si lascia perdere, evitando di rispondere, in qualche caso occorre invece ricorrere alla segnalazione alle forze dell’ordine. Un fenomeno che conosce bene chi riveste un ruolo pubblico oppure chi attraverso la sua professione ha una visibilità pubblica. Negli ultimi giorni alla Questura e alla Sezione Polizia Postale di Asti sono state presentate diverse querele provenienti da rappresentanti delle istituzioni che hanno denunciato un uso improprio dei social network, finalizzato a ledere sia l’immagine dell’ente rappresentato sia la reputazione personale. E le indagini dei poliziotti della Postale hanno già portato a denunciare quattro persone dell’Astigiano, alcune già gravati da precedenti di polizia, «per post e commenti di chiaro rilievo penale». «Le attività di indagine, ad oggi in corso, consentiranno di approfondire i profili di responsabilità sottoponendo all’ufficio giudiziario procedente tutti gli elementi investigativi utili per ricostruire le condotte virtuali delle persone denunciate», sottolinea la Questura cittadina.

Insulti e minacce al sindaco

Tra le persone che in questi giorni sono state prese di mira attraverso i social c’è anche il sindaco di Asti Maurizio Rasero. «Per due mesi ho lasciato correre un certo tipo di commenti negativi nei miei confronti, fatti degli insulti più vari, consapevole che stiamo vivendo un periodo di forte stress in cui qualcuno può forse lasciarsi andare a frasi poco appropriate, anche se non dovrebbe – ci spiega il sindaco Rasero, che riscuote grandissimo seguito, anche tra i giovani, attraverso i due canali social da lui impiegati per rimanere in contatto e informare i cittadini (quasi 11.000 followers su Instagram e 8.000 su Facebook) – Ad alcuni commenti provvedono già altre persone, attraverso i loro commenti, a rispondere a tono. Per altri casi, quando ho qualche minuto di tempo, nell’arco della giornata, come un investigatore, cerco di capire chi siano le persone che mi insultano, riesco ad arrivare ai loro numeri di telefono, attraverso amicizie o “amici” di “amici”, e li chiamo al telefono per chiedere spiegazioni: nella maggior parte dei casi, nel momento in cui parlano direttamente con me, cambiano subito registro. Mi segno inoltre i nomi delle persone da cui ricevo insulti o peggio, per verificare poi successivamente chi siano queste persone. Ma si sono verificati tre casi, in cui ho ricevuto minacce nei confronti della mia persona, di fronte ai quali ho dovuto provvedere a fare una segnalazione alla polizia». Tra i casi a cui il sindaco Rasero fa riferimento, minacce di morte nei suoi confronti.

La polizia monitora i social

Nell’ambito dell’impegno quotidiano della Polizia Postale, grande attenzione viene posta, per le inevitabili conseguenze sull’opinione pubblica, anche alle campagne diffamatorie svolte attraverso i social contro enti impegnati nell’erogazione di servizi di pubblica utilità, indispensabili per garantire al cittadino la doverosa vicinanza nelle contingenze quotidiane: «Si è riscontrata in molte circostanze una carica verbale aggressiva arricchita di insulti, accuse calunniose nonché vere e proprie minacce. Il contesto virtuale è uno spazio dove di frequente gli utenti cedono a manifestazioni di “hate speech” o linguaggio dell’odio poiché ritengono di essere protetti da un presunto anonimato ed inoltre ignorano, grazie allo schermo del web, le possibili reazioni emotive dell’interlocutore offeso; tali messaggi integrano nei casi più gravi vere e proprie fattispecie di reato, particolarmente serie se addirittura includono minacce di morte o forme di istigazione a commettere delitti – mette in chiaro la Questura astigiana – Nel merito, un accurato e permanente monitoraggio del web verrà svolto di iniziativa degli uffici di Polizia specializzati affinché gli strumenti comunicativi offerti dai social network e dalle chat di istant messaging non vengano impiegati per condotte e finalità difformi dalla legge».

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