Il primo è stato il sindaco di Asti, Maurizio Rasero: all’indomani delle drammatiche immagini di fuga disperata degli afghani dalla patria invasa dai talebani ha inviato una lettera e poi incontrato il Prefetto facendo presente che, sicuramente, nei prossimi giorni si assisterà all’arrivo, nel nostro Paese, di donne e uomini afghani, stremati ed in condizioni fisiche e psichiche precarie, che hanno collaborato in questi anni con il nostro governo e che, per paura di ritorsioni e di perdere la vita, lasceranno il loro Paese e cercheranno da noi “rifugio”.
«Asti, se occorrerà, farà la sua parte dimostrando ancora una volta quel grande cuore che da sempre la contraddistingue» ha detto Rasero, manifestando la totale disponibilità, condivisa in Giunta, ad accogliere eventuali profughi. Nel contempo ha verificato che ad Asti sono già presenti una ventina di cittadini afghani, residenti, ai quali ha scritto, uno per uno, per manifestare solidarietà e vicinanza dell’amministrazione comunale.
A Rasero sono seguiti altri sindaci che hanno dato la disponibilità ad accogliere profughi sui territori da loro amministrati.
Una prima “chiamata” ad una manifestazione di accoglienza è arrivata dalla segreteria regionale del Pd Piemonte: «In queste ore stiamo sollecitando tutti i sindaci e le sindache piemontesi, dei capoluoghi e dei piccoli comuni, ad attivarsi per supportare una politica di accoglienza coordinata a livello nazionale ed europeo, rivolta innanzitutto a chi ha collaborato con noi in questi anni e nutre fondati dubbi sull’atteggiamento talebano. Uno sforzo che dovrà essere sostenuto, anche economicamente, dal Governo con risorse dedicate».
Nel primo elenco diffuso dalla segreteria regionale del PD Piemonte nell’astigiano il Comune di Baldichieri Sindaco Gianluca Forno e di Villanova d’Asti Sindaco Christian Giordano .
Per la verità non sono ancora stati definiti dei protocolli veri e propri di accoglienza per i richiedenti asilo afghani in fuga dall’invasione talebana. Quello che i sindaci possono assicurare ai loro cittadini è che non verranno investiti fondi cassa delle varie amministrazioni; il ruolo dei primi cittadini è quello di creare le condizioni per una piena integrazione delle famiglie in fuga.
I profughi potranno essere ricevuti da famiglie private che si mettano a disposizione, da centri di accoglienza già attivi per i migranti o da strutture ricettive presenti sul territorio come alberghi, agriturismi, b&b ma ancora non sono stati individuati i meccanismi burocratici ed autorizzativi necessari.
Nei giorni scorsi anche l’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani ha scritto al ministro Lamorgese per rendersi disponibili a ricevere i profughi afghani sottolineando che lo “strumento” più adatto all’accoglienza è la rete dei Comuni SAI (Sistema di Accoglienza ed Integrazione) istituito nel 2002 con il quale gli enti locali possono accedere al fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo per progetti di accoglienza di migranti forzati.
Le indicazioni dell’Anci a tutti i sindaci riguardano proprio l’attivazione della rete SAI anche allargandola ai Comuni che ancora non vi rientrano.