Sabato sera Nourdine Hassan ha visto realizzarsi il sogno della carriera, quello di vincere la cintura tricolore di pugilato, al contempo la Skull Boxe, con il doppio titolo italiano, ha confermato di essere il sodalizio di punta dello stivale. Nelle ultime ore tuttavia la lente d’ingrandimento sull’evento ha lasciato il ring e si è focalizzata sulle polemiche.
Non sono passati inosservati i tatuaggi nazisti dell’avversario di Hassan, il triestino Michele Broili. Sul corpo del 28enne, tra gli altri, figurano il Totenkopf (la testa di morto) usato dal gruppo paramilitare di custodia dei campi di concentramento, il numero 88 (legato alla doppia H delle iniziali di Hitler) e la scritta ‘Ritorno a Camelot’, nome di un raduno di Skinheads.
Una scelta che potrebbe costare la squalifica al pugile e al suo sodalizio. Mentre impazzano le polemiche e l’accaduto ha portato a un’esposizione mediatica enorme, vista la delicatezza dell’argomento, la certezza assoluta è che Nourdine Hassan, esempio di pugile capace di raggiungere i vertici nazionali ma anche quotidianamente lavoratore presso l’azienda Maina SPA, che lo segue come sponsor, incarna alla perfezione l’icona dello sportivo e dell’amore incondizionato verso la disciplina più antica.
Broili, sconfitto ai punti e atterrato da El Tiburon alla terza ripresa, è nell’occhio del ciclone e nelle ultime ore ha perso molto di più di un semplice match. Nella giornata di martedì diversi media, compresa la Rai, hanno fatto visita alla Skull Boxe.