Vivono da due mesi con i cellulari accesi notte e giorno, sempre a portata di mano, hanno appeso centinaia di volantini, hanno percorso il quartiere di San Salvario a Torino in lungo e in largo ma da due settimane lo sconforto prende sempre più piede: questi i sentimenti di Chiara Marino, dei suoi genitori e del fratello Mattia. Sono la famiglia di Emanuel Marino, il giovane di 30 anni scomparso da Buttigliera d’Asti esattamente due mesi fa.
Un giovane con importanti problemi di salute dovuti alla schizofrenia tenuta sotto controllo da una terapia saltata il giorno stesso della sua scomparsa.
Emanuel lo hanno cercato tanto e in tanti.
Per tre settimane Vigili del Fuoco, carabinieri, volontari di Protezione Civile hanno battuto decine di ettari di campagna intorno a Buttigliera con impiego di droni, elicottero, cani molecolari ma di lui nessuna traccia. Le ricerche, ad un certo punto, sono cessate ma la famiglia non smette di sperare di vederlo tornare.
Alla ripresa della stagione della trasmissione “Chi l’ha visto?” il suo caso è stato trattato nella prima puntata.
«Dal giorno dopo qualche avvistamento è stato di nuovo fatto, sempre a Torino – spiega la sorella Chiara – ma nessuno di esso è stato confermato. L’ultima segnalazione, di quelle più verosimili, l’ho ricevuta direttamente io due settimane fa. Mi ha cercato una donna che mi ha detto di averlo incrociato in via Goito, nel quartiere di San Salvario, ma non è riuscita a seguirlo per vedere dove andasse. Noi siamo convinti che lui si trovi in quella zona, perchè è da lì che si sono concentrate il maggior numero di segnalazioni».
Se Chiara è quella che si sposta maggiormente a Torino dietro ad ogni segnalazione arrivata, nella casa di Buttigliera con regolarità si presentano i carabinieri di Castelnuovo don Bosco per far visionare ai genitori le immagini di videosorveglianza che vengono estrapolate, quando possibile, ad ogni segnalazione. Ma finora Emanuel non è mai stato riconosciuto, si trattava sempre di altri giovani che gli somigliavano.
La famiglia una sua idea ce l’ha di cosa sia successo:«Secondo noi ha incontrato a Poirino (una delle prime segnalazioni n.d.r.) qualcuno che lo ha portato a Torino a vivere in qualche posto non registrato, tipo una casa occupata. Senza terapia soffre di manie di persecuzione e dunque non possiamo sapere cosa gli stia passando per la testa e possiamo comprendere perchè non voglia farsi trovare da nessuno. Sono anche convinta – dice ancora la sorella Chiara – che le persone che vivono con lui lo abbiano convinto a non cercarci, chissà per quale motivo».
Non vogliono neppure prendere in considerazione l’ipotesi più tragica: «Dal giorno della sua scomparsa sono sempre arrabbiata, soprattutto con chi lo dà per morto nei campi fin dalle prime ore del suo allontanamento da casa. Lo hanno cercato per tre settimane in ogni angolo, ci fosse stato lo avrebbero trovato.
Certo questa attesa è devastante, non la auguro a nessuno.
Non si vive più a casa mia, il telefono è sempre acceso e si risponde a qualunque chiamata nella speranza che sia la segnalazione giusta. Mia madre ha continui attacchi d’ansia, mio padre ha ripreso a fatica a lavorare e mio fratello si trova perso senza Emanuel. Per fortuna Buttigliera si è stretta intorno a lui e alla mia famiglia per dare un po’ di conforto, di sostegno e di compagnia che sono molto apprezzati e dei quali siamo molto grati».