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Occupazione in crescita e opportunità per chi cerca lavoro

La ripresa dopo la pandemia è finalmente in vista e l’occupazione in Piemonte risale, con un aumento di 15.000 unità nel lavoro dipendente

La ripresa dopo la pandemia è finalmente in vista e l’occupazione in Piemonte risale, con un aumento di 15.000 unità nel lavoro dipendente. L’Osservatorio statistico mostra risultati positivi per il primo trimestre del 2021, con i settori di servizi, agricoltura e commercio tra quelli che segnalano un numero maggiore di assunzioni.

Si tratta di segnali positivi, dopo che nel 2020 si erano persi in regione 49.000 posti di lavoro in seguito al coronavirus, e il numero degli inattivi era salito di ben 41.000 unità. La situazione aveva colpito duramente soprattutto donne e giovani, le categorie che ancora oggi faticano di più a rientrare nel mercato del lavoro. Le assunzioni femminili sono infatti calate durante il 2020 del 17,5%, mentre nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni si è segnato un -19,3%.

Il mercato del lavoro in Piemonte nel 2021

Le cifre registrate finora, e le previsioni per i restanti mesi del 2021, fanno sperare che con la ripresa l’occupazione arrivi a superare anche i livelli del 2019, prima cioè dell’emergenza sanitaria. I dati dall’indagine del Sistema Excelsior, analizzati da Unioncamere Piemonte, prevedono poi 85.370 assunzioni entro ottobre. Si prevede, tra le altre cose, una ripresa del settore turistico che era stato messo in grave crisi dalla pandemia e dalle relative restrizioni, mostrando un calo nelle assunzioni del 48,2%.

Rimangono alcune preoccupazioni riguardo alla completa ripresa nel settore artigianale. Secondo Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, sarà cruciale l’utilizzo strategico dei fondi del PNRR. Le piccole e medie imprese hanno infatti bisogno di riforme mirate alle loro necessità per ricominciare a crescere. Nel frattempo, un dato positivo è il +5% nella produzione manifatturiera, che nei primi mesi del 2021 ha ricominciato a crescere.

Un altro nodo da sciogliere è quello delle professioni introvabili, che rallentano le imprese con la difficoltà nell’assumere professionisti qualificati. Tra il personale che si fatica a reperire troviamo farmacisti, operai specializzati, insegnanti, e specialisti in informatica.

Professioni digitali e i settori su cui puntare

Abbiamo visto, dunque, che uno dei settori nei quali c’è una richiesta non soddisfatta di professionisti qualificati è quello dell’informatica. Con gli sforzi congiunti di enti nazionali e locali per rendere più rapida la digitalizzazione, questa è certamente un’area che promette bene per gli anni a venire.

Oltre alle ottime probabilità di assunzione, sapere quanto guadagna un programmatore può essere uno stimolo in più verso questa professione. Si parte da circa 1.100 euro al mese per i profili junior, per arrivare anche a 3.000 euro per programmatori full stack esperti. Si tratta inoltre di un mestiere che offre flessibilità, possibilità di lavorare in remoto e di specializzarsi verso settori ancora più redditizi. La formazione è poi agile e non richiede una laurea: si possono acquisire buone conoscenze di coding tramite un bootcamp intensivo come quello di aulab, dopo il quale si è pronti per iniziare a lavorare nel campo.

Altri ruoli a cui si può puntare con ottime competenze in programmazione sono quelli di sviluppatore di app mobili, videogame developer, sviluppatore di software, oppure esperto in sicurezza informatica. Queste professioni sono già ora molto richieste, e le prospettive future indicano un’ulteriore crescita nella domanda di professionisti del settore digitale.

Tra le altre aree professionali da tenere d’occhio troviamo anche quella della sanità. C’è grande bisogno infatti di medici e infermieri specializzati, dei già citati farmacisti, di tecnici di laboratorio, ma anche di figure a media qualifica come operatori socio-sanitari e assistenti familiari.

Questa fase economica offre quindi diverse opportunità a chi cerchi lavoro, se pronto a formarsi nella direzione giusta.

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