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Monsignor Marco Prastaro: “Al centro la fraternità”

Il vescovo di Asti annuncia gli obiettivi del nuovo anno pastorale. Attivata sul sito della diocesi la sezione “Tutela minori”

Fraternità. Profondità della fede. Apertura agli altri. Sono le parole chiave che segnano il cammino di una Chiesa che vuole rispondere ai quesiti fondamentali che la riguardano, da applicare a partire dalle singole comunità parrocchiali.
Parola di monsignor Marco Prastaro, vescovo di Asti, che da alcuni giorni ha pubblicato il fascicolo “Una chiesa che annuncia il Vangelo”, contenente le indicazioni e le proposte per l’anno pastorale 2021/2022.
Monsignor Prastaro, su quale tema di riflessione si concentra l’attività del nuovo anno pastorale?
Due anni fa abbiamo cominciato una riflessione su cosa vuol dire essere Chiesa oggi. L’anno scorso, attraverso i consigli diocesani, ci siamo interrogati sul tema dell’annuncio del Vangelo e della testimonianza della fede. Sono emersi alcuni spunti e linee generali, ma la riflessione non si è esaurita e continuerà quest’anno. In particolare, approfondiremo il discorso su come accompagnare i cammini di fede di bambini e genitori con la catechesi, sulla formazione di chi è cristiano e su come riaccendere la fede in coloro in cui si è spenta.
Un filone che si collega al sinodo mondiale aperto recentemente da Papa Francesco…
Sì. Il Pontefice ha aperto il Sinodo della chiesa universale, dopodiché la Chiesa italiana ha accolto il suo invito e ha avviato il cammino sinodale. Due percorsi che si uniscono con le nostre riflessioni interne. Finora su questo tema ci siamo dedicati all’ascolto e al confronto interno ai consigli pastorali. Ora porteremo la riflessione anche al “livello base”. Più persone coinvolgeremo in questo nostro cammino di ripensamento e progettazione, maggiore saranno i frutti positivi che nasceranno.
Quali le parole chiave di questo percorso?
Fondamentalmente fraternità fra il clero e nelle nostre comunità parrocchiali. Un atteggiamento che porta ad aprirsi agli altri, quindi a vivere la fede e a testimoniarla in una rete di relazioni positive. D’altronde, come aveva affermato Papa Benedetto XVI, alla fede si arriva per attrazione e non per proselitismo. Concetto che, tra l’altro, mi porta a sottolineare il quesito di fondo al giorno d’oggi: come la Chiesa può essere attraente?

Come rendere la Chiesa attraente

Ci dica la sua opinione al riguardo…
Essenzialmente attraverso la qualità della fraternità all’interno della comunità parrocchiale. L’esperienza missionaria insegna che si avvicinano alla religione coloro che vedono i Cristiani vivere in un mondo bello. Nei nostri Paesi il principio non cambia: le persone si avvicinano perché capiscono che nelle comunità parrocchiali ci sono persone che accettano tutti per quello che sono, sono pronte ad aiutare nei momenti di difficoltà. Comunità parrocchiali, va precisato, formate da sacerdoti e laici. Non bisogna più identificare le parrocchie con i parroci, per quanto il loro ruolo sia molto importante.
I laici rappresentano una risorsa preziosa soprattutto in questo periodo di secolarizzazione, caratterizzato dalla scarsità di vocazioni…
Sicuramente. Diciamo che il ruolo dei laici è sempre stato importante per la qualità delle relazioni nelle comunità, ma sicuramente ora è fondamentale, considerando che i parroci si occupano di più parrocchie (nella Diocesi di Asti i sacerdoti attivi sono 47 su 126 parrocchie). Sarebbe sbagliato, tuttavia, trattare la questione come mero reclutamento di personale. Bisogna aiutare le persone a vivere con profondità la fede, in modo da far scattare il passaggio successivo, ovvero l’apertura verso gli altri, e quindi il desiderio di andare, per esempio, ad aiutare in parrocchia in base alle proprie capacità.
A proposito di scarsità di vocazioni…. Lei è stato ordinato vescovo di Asti tre anni fa, il 21 ottobre 2018. In questo periodo ha accolto nuovi sacerdoti in diocesi?
No. Ho ordinato un nuovo sacerdote, il filippino padre Benjie Calang della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe, che però è in servizio a Roma. E’ stato ordinato nel santuario astigiano perché, considerando che la congregazione sta celebrando l’anno dedicato a San Giuseppe, ha pensato di svolgere la celebrazione presso la Casa Madre. Sabato 20 novembre, invece, ordinerò in Cattedrale un diacono permanente, Carlo Cavalla di Villafranca.
Comunque, riguardo alla secolarizzazione, posso dire che è un processo culturale partito da tempo, in cui siamo immersi, che fa calare il numero dei fedeli, sceso anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione, quindi in linea con la riduzione dei sacerdoti.
Insomma, siamo in un periodo di cambiamento, tra dubbi e interrogativi, ma dobbiamo guardare avanti, senza pensare al passato e superando il “si è sempre fatto così” che, come dice Papa Francesco, è “veleno per la Chiesa”. Guardiamo il bello che c’è oggi. Io sono cattolico, quindi sono ottimista.

Il vescovo Marco Prastaro in occasione dell’ordinazione il 21 ottobre 2018

Il contributo alla riflessione sul PNRR

Altro filone di riflessione che sta coinvolgendo la Diocesi è quello sul PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
«Abbiamo visto – spiega il vescovo Prastaro – che la macchina decisionale è partita velocemente, a causa dei tempi ristretti previsti, per cui capisco la difficoltà di coinvolgere tutti. Tuttavia abbiamo pensato di fornire lo stesso il nostro contributo per vigilare che i fondi europei siano innanzitutto usati bene e, in secondo luogo, per finanziare progetti utili. Il nostro compito è quindi quello di stimolare la comunità cristiana a non rimanere indifferente al tema».
E’ nato così il Progetto Ascolto. E’ stato realizzato un fascicolo con dieci schede che toccano tutte le tematiche legate al PNRR, pubblicato in formato digitale, sul sito della diocesi di Asti, e cartaceo, distribuito nelle parrocchie a partire da giovedì scorso. «Dieci temi – commenta Michelino Musso, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi – intorno ai quali si avvierà una consultazione pubblica per contribuire al piano di sviluppo territoriale dell’Astigiano, finanziato con i soldi del Recovery Fund europeo. Rispetto ai sei filoni del Recovery, i dieci temi oggetto delle schede insistono molto su due argomenti in particolare: inclusione sociale e sanità.
Dopodiché un gruppo di lavoro, guidato da Giorgio Ghia, raccoglierà le risposte pervenute dalla consultazione pubblica e, per maggio 2022, saranno restituite al territorio e alle Istituzioni».
Il progetto, come si legge sul sito della diocesi, viene considerato anche «una sfida alla Chiesa astigiana stessa, tutta presa da questioni interne (catechesi, riorganizzazione delle parrocchie, celebrazioni eucaristiche dignitose, scuola di teologia) e che tende a delegare ai soliti esperti (il “terzo settore”) tutto quanto riguarda il rapporto con la società. Una miopia vera e propria, soprattutto quando, dopo l’esperienza della pandemia, la gente ha ben altre preoccupazioni. In una società secolarizzata è molto importante che la Chiesa si occupi del mondo e non lo deleghi ai soliti noti».

Attivata sul sito la sezione “Tutela minori”

Nei giorni scorsi è stato anche presentato il sito della Diocesi di Asti, http://www.diocesidiasti.it, interessato da un intervento di rinnovamento. Numerose le informazioni e le sezioni contenute, tra cui quelle relative alle attività in programma e all’organizzazione della Curia, gli orari delle messe, il Vangelo della domenica e i collegamenti con l’agenzia di informazione Sir e il sito internet della CEI.
Inoltre spicca, in alto a destra sulla home page, la sezione “Tutela minori”.
«Come tutte le Diocesi – spiega il vescovo Marco Prastaro – anche noi abbiamo accolto gli orientamenti di Papa Francesco e l’appello della Conferenza Episcopale Italiana. Abbiamo quindi istituito sul nostro sito il Servizio Diocesano Tutela Minori e Persone Vulnerabili, in collaborazione con il Servizio Regionale e Nazionale Tutela Minori, per favorire un maggiore impegno della Chiesa nella tutela dei piccoli e delle persone vulnerabili, ponendo al centro la loro sicurezza e il loro benessere negli ambienti ecclesiali. Contribuendo, così, a promuovere una cultura di prevenzione e di contrasto ad ogni forma di abuso nei diversi ambiti della società. In sostanza, con grande trasparenza, chi ha dei dubbi sul tema può avere le prime informazioni per capire cosa deve fare. Sperando che non ce ne sia mai bisogno».
Referente del Servizio diocesano è Lucia Musso, avvocato della Curia Romana e della Rota Romana.
Il primo contatto per informazioni sul tema, sulle procedure e sulla prassi da seguire per affrontare nel modo migliore la situazione si può avere telefonando al numero dedicato (333/1992082), da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 20. In seguito si potrà concordare un appuntamento di persona in una sede opportuna che garantisca la necessaria riservatezza.
Verrà anche messo a disposizione un decalogo delle buone pratiche da seguire per scongiurare situazioni ambigue in cui potrebbero nascere abusi., interessato da un intervento di rinnovamento. Numerose le informazioni e le sezioni contenute, tra cui quelle relative alle attività in programma e all’organizzazione della Curia, gli orari delle messe, il Vangelo della domenica e i collegamenti con l’agenzia di informazione Sir e il sito internet della CEI.
Inoltre spicca, in alto a destra sulla home page, la sezione “Tutela minori”.
«Come tutte le Diocesi – spiega il vescovo Marco Prastaro – anche noi abbiamo accolto gli orientamenti di Papa Francesco e l’appello della Conferenza Episcopale Italiana. Abbiamo quindi istituito sul nostro sito il Servizio Diocesano Tutela Minori e Persone Vulnerabili, in collaborazione con il Servizio Regionale e Nazionale Tutela Minori, per favorire un maggiore impegno della Chiesa nella tutela dei piccoli e delle persone vulnerabili, ponendo al centro la loro sicurezza e il loro benessere negli ambienti ecclesiali. Contribuendo, così, a promuovere una cultura di prevenzione e di contrasto ad ogni forma di abuso nei diversi ambiti della società. In sostanza, con grande trasparenza, chi ha dei dubbi sul tema può avere le prime informazioni per capire cosa deve fare. Sperando che non ce ne sia mai bisogno».
Referente del Servizio diocesano è Lucia Musso, avvocato della Curia Romana e della Rota Romana.
Il primo contatto per informazioni sul tema, sulle procedure e sulla prassi da seguire per affrontare nel modo migliore la situazione si può avere telefonando al numero dedicato (333/1992082), da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 20. In seguito si potrà concordare un appuntamento di persona in una sede opportuna che garantisca la necessaria riservatezza.
Verrà anche messo a disposizione un decalogo delle buone pratiche da seguire per scongiurare situazioni ambigue in cui potrebbero nascere abusi.

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