Un’alleanza tra produttori, il mondo della ricerca e università. Percorso che si applica anche alla nocciola, soprattutto quando si parla di Tonda e Gentile Trilobata delle Langhe, punta di diamante della corilicoltura piemontese. Se n’è parlato a Nizza Monferrato nel convegno organizzato da Cia Agricoltoiri Italiani che ha fatto il punto su come “salvare” una coltivazione di qualità assicurando percorsi certificati al consumatore. E’ il caso di Diego Breviario, esperto dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR di Milano, che ha spiegato come sia stata sviluppata la metodologia “FoodCode” per il nocciolo.
La ricercatrice Francesca Scandellari di Tointech srl ha presentato il progetto “CoRyTeVa”, realizzato in collaborazione con Università di Torino e Università Cattolica del Sacro Cuore, che punta a individuare i “marcatori” della nocciola. «L’assunto di base è che nocciole prodotte in zone diverse abbiano una firma isotopica diversa che si ottiene analizzando le varianti naturali degli elementi chimici»». Se i risultati saranno confermati, le aziende avranno un’arma in più per garantire al consumatore finale che è davvero made in Piemonte. Il professor Luigi Lucini dell’Università Cattolica di Piacenza, ha fornito indicazioni sui benefici che la Nocciola Piemonte, grazie alla presenza di vitamine, sostanze antiossidanti e anti colesterolo, ha dal punto di vista nutrizionale e della salute.
Ci sono poi i cosiddetti “scarti” della lavorazione che favoriscono un’economia circolare dell’indotto. Poliphenolia, il laboratorio astigiano che dal 2015 applica alla cosmetica il potere benefico dei polifenoli estratti dalla vinaccia, sta studiando gli scarti della nocciola. Giorgio Iviglia, ingegnere biomedico, ha spiegato che le potenzialità sono molte. «Nella cuticola abbiamo grandi quantità di polifenoli, è possibile estrarre un olio ricco di sostanze benefiche come acido oleico e linoleico, trigliceridi e tocoferolo che hanno effetti positivi sui sistemi biologici. Tutti elementi che possono trovare applicazione non solo in cosmetica ma anche in campo alimentare e medicale».
Per Alessandro Durando, presidente Cia Asti «la corilicoltura è sempre più importante per la nostra economia, basti pensare che solo in provincia di Asti gli ettari coltivati sono più di 5700 e crescono di anno in anno. Dobbiamo proteggere questa produzione di qualità garantendo agli agricoltori un reddito adeguato che consenta investimenti in ricerca, tecniche di produzione all’insegna della sostenibilità, riuso degli scarti, tutele assicurative contro i danni sempre più frequenti provocati dal cambiamento climatico». Dino Scanavino, presidente nazionale Cia, è partito dal PNRR «per costruire veri e propri sistemi imprenditoriali territoriali». Nello specifico, ha detto Scanavino, «dovranno rientrare misure e strumenti specifici per modernizzare e digitalizzare il settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili e competitivi i produttori nazionali, avendo a disposizione tecnologie innovative».