Preoccupa tutti la situazione della Fondazione Gavello di Moncalvo: parenti degli ospiti, operatori sanitari e con essi i sindacati, amministratori comunali e comunità. Alla notizia, formalizzata dal commissario straordinario Pietro Bertana, della messa in liquidazione per la situazione debitoria non più sostenibile, molti sono stati gli interventi pubblici a partire dai congiunti degli ospiti. Il breve preavviso per trovare una nuova sistemazione, entro la fine di novembre, ha dapprima preoccupato e suscitato rabbia in alcuni, poi ha messo in moto la ricerca di una nuova struttura che sembra già andata a buon fine per la maggioranza dei ricoverati.
La situazione meritava un confronto pubblico che si è svolto nel Consiglio comunale aperto convocato mercoledì scorso al Teatro Civico. Il commissario Bertana ha spiegato di aver chiesto ai parenti degli ospiti di trasferire celermente i propri congiunti perché la procedura, formalmente avviata, della messa in liquidazione non avrebbe più garantito i livelli di servizio minimi di assistenza.
I gruppi di minoranza hanno fatto sentire durante la riunione il loro disappunto per l’epilogo fallimentare della gestione commissariale, già espresso attraverso precedenti comunicati e dichiarazioni pubbliche. Giovanni Sandiano ha espresso il rammarico per la perdita di un’istituzione significativa per la comunità di Moncalvo: «Era prima di tutto un asilo per i nostri anziani, in cui non si rincorreva per forza il profitto – ha detto il consigliere – dove venivano ospitati anche anziani che non potevano pagare un’intera retta. Merita un riconoscimento da parte del Comune? Che cosa è stato fatto per salvare la Gavello?».
Da parte dell’amministrazione comunale è stato ribadito che la Gavello è una struttura privata: «Era giusto condividere con la popolazione quello che è accaduto – ha dichiarato il sindaco Orecchia – ma abbiamo purtroppo potuto solamente essere a supporto del commissario, senza interventi diretti o economici, che non avrebbero in ogni caso consentito di salvare la struttura visti i suoi livelli di indebitamento. Nelle prossime settimane inizierà la liquidazione della Fondazione, la speranza ora è che la struttura immobiliare venga rilevata e trovi nuova vita nell’interesse della comunità».
La preoccupazione dei sindacati riguarda infine la ricollocazione dei dipendenti. «Per quanto riguarda i lavoratori della cooperativa si va delineando un riassorbimento presso la struttura di Montechiaro – ha detto il segretario della Camera del Lavoro di Asti, Luca Quagliotti – restano da sistemare i quattro dipendenti diretti dell’ente per i quali non è chiaro se il loro inquadramento rientri nel pubblico o nel privato».
Tutte le questioni aperte passano ora al tribunale fallimentare di Vercelli al quale la Regione girerà la documentazione sulla procedura di richiesta di liquidazione.