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Festival paesaggio agrario incontro conclusivo
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“Una rassegna diventata progettuale per ragionare su iniziative concrete”

Diversi gli argomenti affrontati in occasione dell’ultimo incontro della XIII edizione del Festival del paesaggio agrario

Incontro conclusivo, venerdì scorso, della XIII edizione del Festival del paesaggio agrario.
L’appuntamento è stato spunto di confronto e dialogo tra docenti, ricercatori, sindaci, operatori economici e imprenditori agricoli al fine di valorizzare il Monferrato astigiano. Coordinato da Laurana Lajolo, il convegno ha visto un susseguirsi di interventi finalizzati soprattutto alla valorizzazione, tutela e salvaguardia del territorio.
“Quest’anno è diventato un festival progettuale – ha esordito Laurana Lajolo – e si è ragionato su iniziative concrete”. Tanti i relatori presenti che, con i loro interventi, hanno spaziato dalla trasformazione delle comunità alla gestione più opportuna per le aree boschive, dal futuro della vitivinicoltura all’economia del settore agroalimentare.
“Sono emerse idee durante i vari appuntamenti – ha detto Paolo Lanfranco, presidente della Provincia – adesso bisogna metterle in pratica”.

Gli argomenti trattati

Si è parlato di Davide Lajolo, di Vinchio, della società che è cambiata, delle vigne come opere d’arte e dell’esperimento con quattro studenti (di cui tre cinesi) dell’Accademia Albertina, che sono rimasti due giorni sulle colline di Nizza Monferrato per interpretare le vigne con lavori che, il prossimo anno, verranno esposti in una mostra.
“Lo scorso 30 ottobre, alla Cantina di Vinchio Vaglio Serra, è stato anche avviato un progetto di strategia territoriale chiamato “Il mare verde sulle colline della barbera” – ha informato Laurana Lajolo – che coinvolgerà molte figure del territorio e i cui risultati dovrebbero essere a disposizione la prossima primavera. Inoltre, lo scorso 10 novembre, abbiamo presentato, con l’Università di Torino, un progetto gestito dalla Regione Piemonte sulla formazione scolastica inerente temi di sviluppo rurale”.

I piccoli comuni

Già la scorsa edizione si era posto l’accento sulle carenze e sulle esigenze dei piccoli paesi e da lì si è cominciato. “I comuni con meno di 1.000 abitanti in Piemonte sono il 51%, – ha detto il sociologo Renato Grimaldi – l’andamento di crescita si è fermato nel 1921  e la trasformazione sociale (dovuta anche alle pandemie) ha modificato anche quella urbanistica”. Cambiamenti che nel tempo le piccole comunità hanno però sempre saputo fronteggiare.
Su questo tema sono poi intervenuti Gianluca Forno, sindaco di Baldichieri e don Luca Solaro, parroco in sei piccole comunità. “Bisogna avere una visione condivisa e diffusa – ha detto Forno – per sfondare i confini ed essere responsabili delle grandi ricchezze di questi territori”. Don Solaro ha sottolineato la scarsità di sacerdoti, ma anche quella di fedeli. “Un processo già in atto – ha detto – che la pandemia ha accelerato”.
Gli esperti Pier Giorgio Terzuolo, Luigi Gallareto e Franco Correggia hanno illustrato la situazione dei boschi. “Boschi che in Piemonte, con circa 1milione di ettari (di cui oltre 44.000 in provincia di Asti) – ha commentato Terzuolo – raccolgono oltre 1miliardo di alberi”. Un valore anche economico non indifferente, da gestire in modo intelligente e oculato “e da valorizzare con un approccio di comunità”, ha detto Gallareto.

I boschi e le vigne

“I boschi, quelli naturali, sono un sofisticato sistema di tipo bioecologico – ha dichiarato Correggia – un luogo della bellezza fondamentale per la salute del territorio. Sono l’equivalente delle chiese romaniche, e come tali vanno tutelati”.
Infine gli interventi dei docenti universitari Vincenzo Gerbi e Stefano Massaglia, Filippo Mobrici (presidente Consorzio Tutela Barbera) e Marco Curto (sindaco di Montegrosso). “L’identità del nostro territorio si rintraccia nella vigna – ha affermato Gerbi – da qui la necessità di investire sulla formazione”. D’accordo Mobrici che ha aggiunto: “il vino è un veicolo turistico ed economico ma manca un Comune capoluogo”.
“Il vignaiolo deve essere attento ai cambiamenti climatici”, ha aggiunto Gerbi, fiducioso però nella capacità di adattamento della vite. Infine Massaglia ha sottolineato la varietà colturale del territorio “che conta circa 23.000 imprese – ha detto – che devono essere sempre più competitive e garantire la continuità della comunità sociale”.

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